Il tipo a destra si chiama Kaname Ariga:
E' "solo" quarantenne ed è "solo" quinto dan.
Penso che sia una persona speciale ed un aikidoka fantastico.
E nessuno dei due giudizi influenza l'altro.
Di recente è stato convocato per la dimostrazione più importante dell'anno.
"Mantieni un profilo basso", gli hanno detto.
"E' il primo Embukai libero alla All Japan, non strafare" gli hanno detto.
E lui non ha strafatto.
Ma puoi nascondere l'esperienza, la lucidità mentale, il controllo e il piazzamento del centro, pur non sboronando con grosse evoluzioni??
Secondo me no.
E anche quando fa la cosa più semplice e minimale possibile, spacca culi a frotte...
29 maggio 2013
25 maggio 2013
Il cuore di Irimi
Irimi è l'azione.
E' riempire ciò che è vuoto.
E' invadere la struttura dell'altro.
E' entrare nella sua mente nell'istante in cui essa si svuota per attaccare.
Irimi è dominare lo spazio.
Impedire che uke se ne serva per costruire la sua strategia.
Ma ad un livello più ampio è anche creare lo spazio, attirare l'altro in una dimensione nella quale è vittima designata del nostro irimi.
Ci sono molti modi di creare quel vuoto.
Si può proiettare fra le proprie gambe, aprire la distanza con un grande tenshin, tirare indietro il busto di uke...
Oppure si può utilizzare un movimento di cambio d'appoggio.
Sul posto.
Sollevando una gamba da terra mentre il busto resta flessibile e le braccia verticali...
Così:
23 maggio 2013
Yamaguchi Sensei
Uno splendido VIDEO di Yamaguchi sensei durante una lezione.
Materiale rarissimo...
Materiale rarissimo...
22 maggio 2013
L'insegnante, l'allievo ed i mobili Ikea
Guardando la sfilza di Shihan in circolazione non solo dal punto di vista pratico ma anche da quello didattico, non puoi fare a meno di guardare i suoi allievi.
In alcuni casi la cosa è molto semplice: guardi l'allievo e sai chi è il maestro.
Non è solo una questione tecnica.
Molto spesso riconosci nell'allievo il tic nervoso dell'insegnante, la peculiare postura a gambe aperte, la maniera di tenere il capo un pò reclinato o i pernacchietti e gli effetti sonori fatti durante il movimento.
Come chi ricalca un disegno, ma non ha ben capito quali tratti sono propri dell'opera e quali,invece, sbavature o macchie di inchiostro.
Non è mio scopo deridere o denigrare in qualche modo chi apprende copiando!
L'imitazione non sempre è limitazione.
Anzi, a dirla tutta credo che fino ad un certo punto possa essere un mezzo per uccidere il proprio Budda: poterne replicare i movimenti ti aiuta a sentirlo più simile a te e ti responsabilizza immediatamente sul resto della ricerca.
Molte volte, però, trovi in giro allievi che non solo non somigliano minimamente ai propri insegnanti, ma che nemmeno si somigliano l'uno con l'altro.
Evidentemente sono il processo di un apprendimento basato sulla presa di coscienza delle proprie caratteristiche fisiche ed emozionali, sullo spingere sè stessi al limite del proprio binario, ma cercando di non forzare la rotta.
I primi, in genere, seguono corsi di un Istruttore.
Istruttore è colui che impartisce istruzioni, e dunque ti dice passo passo cosa fare.
Fin nel più piccolo dettaglio.
Tanti e tanti dettagli che alla fine la mente si inceppa e l'unica cosa che resta da fare è copiare la figura.
Io mi sento uguale quando leggo le istruzioni dei mobili IKEA.
Dopo un pò le straccio tutte e provo a montare tutto guardando la foto sul catalogo.
I secondi sono allievi di un maestro.
Un maestro insegna ispirando.
Un maestro ti mette nella difficoltà e ti sprona a trovare la tua soluzione.
Si preoccupa da dietro le quinte di non modificare ciò che sei, evolvendoti senza pervertirti.
Rispetta la tua percezione, la tua soluzione, la tua interpretazione, sebbene non sempre la condivida, a patto che essa non contrasti con la tua essenza o con l'essenza della disciplina.
Ecco perchè i suoi allievi sono differenti da lui e tra loro.
Sono fiori di specie diversa.
Fiori che ha curato con lo stesso amore e con la stessa dedizione.
Ha posto le condizioni perchè essi sbocciassero.
Perchè essi manifestassero la propria forza nello sbocciare.
Ed ha lasciato che la natura disegnasse la varietà di colori.
O Sensei fu un esempio immenso di cosa voglia dire essere Maestro.
Qual'è il rischio di seguire un maestro?
Poter errare frequentemente.
Ma, dicevo recentemente in un corso, quali sono i significati del termine "errare"?
"Sbagliare", certo.
Ma anche "Muoversi, camminare".
Chi non erra, non sbaglia ma non va.
Chi vuole andare, deve accettare la possibilità di sbagliare...
In alcuni casi la cosa è molto semplice: guardi l'allievo e sai chi è il maestro.
Non è solo una questione tecnica.
Molto spesso riconosci nell'allievo il tic nervoso dell'insegnante, la peculiare postura a gambe aperte, la maniera di tenere il capo un pò reclinato o i pernacchietti e gli effetti sonori fatti durante il movimento.
Come chi ricalca un disegno, ma non ha ben capito quali tratti sono propri dell'opera e quali,invece, sbavature o macchie di inchiostro.
Non è mio scopo deridere o denigrare in qualche modo chi apprende copiando!
L'imitazione non sempre è limitazione.
Anzi, a dirla tutta credo che fino ad un certo punto possa essere un mezzo per uccidere il proprio Budda: poterne replicare i movimenti ti aiuta a sentirlo più simile a te e ti responsabilizza immediatamente sul resto della ricerca.
Molte volte, però, trovi in giro allievi che non solo non somigliano minimamente ai propri insegnanti, ma che nemmeno si somigliano l'uno con l'altro.
Evidentemente sono il processo di un apprendimento basato sulla presa di coscienza delle proprie caratteristiche fisiche ed emozionali, sullo spingere sè stessi al limite del proprio binario, ma cercando di non forzare la rotta.
I primi, in genere, seguono corsi di un Istruttore.
Istruttore è colui che impartisce istruzioni, e dunque ti dice passo passo cosa fare.
Fin nel più piccolo dettaglio.
Tanti e tanti dettagli che alla fine la mente si inceppa e l'unica cosa che resta da fare è copiare la figura.
Io mi sento uguale quando leggo le istruzioni dei mobili IKEA.
Dopo un pò le straccio tutte e provo a montare tutto guardando la foto sul catalogo.
I secondi sono allievi di un maestro.
Un maestro insegna ispirando.
Un maestro ti mette nella difficoltà e ti sprona a trovare la tua soluzione.
Si preoccupa da dietro le quinte di non modificare ciò che sei, evolvendoti senza pervertirti.
Rispetta la tua percezione, la tua soluzione, la tua interpretazione, sebbene non sempre la condivida, a patto che essa non contrasti con la tua essenza o con l'essenza della disciplina.
Ecco perchè i suoi allievi sono differenti da lui e tra loro.
Sono fiori di specie diversa.
Fiori che ha curato con lo stesso amore e con la stessa dedizione.
Ha posto le condizioni perchè essi sbocciassero.
Perchè essi manifestassero la propria forza nello sbocciare.
Ed ha lasciato che la natura disegnasse la varietà di colori.
O Sensei fu un esempio immenso di cosa voglia dire essere Maestro.
Qual'è il rischio di seguire un maestro?
Poter errare frequentemente.
Ma, dicevo recentemente in un corso, quali sono i significati del termine "errare"?
"Sbagliare", certo.
Ma anche "Muoversi, camminare".
Chi non erra, non sbaglia ma non va.
Chi vuole andare, deve accettare la possibilità di sbagliare...
13 maggio 2013
Il Fiore e la Spada. Diario dal Giappone dei Samurai.
Come promesso, ecco a voi il resoconto delle nostre esperienze al Sol Levante.
A metà tra il video ed il diario, tra il blog ed il confessionale, tra il documentario ed il racconto...
Non solo siamo cresciuti tecnicamente, culturalmente e spiritualmente, ma ci siamo anche divertiti un casino!
Noi stiamo già riorganizzando per l'anno prossimo...
Tenete un pò di ferie da parte!
^_^
A metà tra il video ed il diario, tra il blog ed il confessionale, tra il documentario ed il racconto...
Non solo siamo cresciuti tecnicamente, culturalmente e spiritualmente, ma ci siamo anche divertiti un casino!
Noi stiamo già riorganizzando per l'anno prossimo...
Tenete un pò di ferie da parte!
^_^
12 maggio 2013
Vibration and Connection
Ciao a tutti e bentrovati!!
All'inizio era mia intenzione aggiornare tipo diario di bordo questo blog quotidianamente, dal Giappone.
Purtroppo, o per fortuna, ho scelto una destinazione poco "tecnologica", nella quale internetto era appannaggio di pochi e dove tutti gli altri continuavano ignari,beati e disintossicati a comunicare coi segnali di fumo.
Mentre scrivo, osservo la linea di caricamento su youtube del documentario da noi (ME!) girato e montato col resoconto delle nostre giornate giapponesi, in modo da farmi perdonare l'assenza.
A guardarne l'avanzamento, ci metterà circa settordici ore, quindi portate pazienza...
Tra le belle sorprese trovate in quel di Saku, un paesino di montagna in provincia di Nagano, dove il Saku Dojo risplende come un faro nel buio, una decina di casse piene zeppe di QUESTO , pronte per essere spedite ad Amazon.
Un pò la confidenza, un pò la stanchezza dell'allenamento, un pò gli ettolitri di Sakè, una sera mi sono intrufolato nell'ufficio ed ho convinto Ariga Sensei, ormai entrato nella leggenda sia per le sue imprese in keikogi che per la sua simpatia in abiti borghesi, a vendermene qualche copia.
Il bello che lui è riuscito, con una facciada culo tosta non indifferente, a farcele autografare da Endo Sensei in persona.
E cosa ancora più bella, lui lo ha fatto col pennellino da Shodo, prodigandosi in una calligrafia meravigliosa dei kanji AIKIDO, mentre a noi sgorgavano lacrime copiose del genere "Apparizione Mistica e conversione generale".
"Vibration and Connection" è un testo in giapponese con traduzione a fronte in inglese.
Un inglese masticabile da tutti, con qualche termine più acculturato quà e là...
E' una specie di blog di carta.
Un diario di tutte le esperienze principali che hanno fatto di Endo Sensei il maestro che è oggi.
Passa da una dura lezione di Osawa Sensei agli insegnamenti di O Sensei, dalle letture di Kodo Sawaki alle dure parole di Seigo Yamaguchi, dagli scritti di Musashi alla vita da Uchideshi negli anni 60...
Una figata pazzesca.
Una delle riflessioni che mi hanno colpito molto è appena accennata, ma pregna di sfumature.
E' la differenza che passa tra Waza e Kata.
Sensei definisce Kata un allenamento basato su una sequenza preordinata rigida, alla quale l'uomo deve conformarsi perfettamente, sia nel ruolo di tori che in quello di uke.
Distanza, tempi, posizioni, distribuzione dei pesi, quantità di disequilibrio, potenza dei gesti, velovità di esecuzione...tutto nel kata è dettato rigorosamente.
Col tempo esso può essere reinterpretato, ma il canovaccio è quello e va tramandato identico nei secoli dei secoli, amen.
Il Waza è uno strumento, continua Endo Shihan.
Il concetto del Waza vive come un ideale al quale ci si riferisce, ma i parametri cambiano ad ogni esecuzione.
All'inizio il Waza si presenta simile al kata.
Questo perchè chi lo esegue sceglie a modello UNA delle esecuzioni del maestro e cerca di riproprorne le condizioni e gli sviluppi.
Ma esecuzione dopo esecuzione esso diventa più vivo e si contestualizza alle variabili che cambiano ogni volta.
Come il famoso riflesso della Luna sull'acqua, pensavo...
La luna resta nitida e luminosa nel cielo, anche quando il suo riflesso sull'acqua è frastagliato.
Ma se il suo riflesso restasse nitido come la Luna stessa, allora non ci sarebbe più acqua...allora avremmo confuso il lago con uno specchio, una entità naturale con una artefatta...
See you soon, Aikipeople, and Train Smart!
All'inizio era mia intenzione aggiornare tipo diario di bordo questo blog quotidianamente, dal Giappone.
Purtroppo, o per fortuna, ho scelto una destinazione poco "tecnologica", nella quale internetto era appannaggio di pochi e dove tutti gli altri continuavano ignari,beati e disintossicati a comunicare coi segnali di fumo.
Mentre scrivo, osservo la linea di caricamento su youtube del documentario da noi (ME!) girato e montato col resoconto delle nostre giornate giapponesi, in modo da farmi perdonare l'assenza.
A guardarne l'avanzamento, ci metterà circa settordici ore, quindi portate pazienza...
Tra le belle sorprese trovate in quel di Saku, un paesino di montagna in provincia di Nagano, dove il Saku Dojo risplende come un faro nel buio, una decina di casse piene zeppe di QUESTO , pronte per essere spedite ad Amazon.
Un pò la confidenza, un pò la stanchezza dell'allenamento, un pò gli ettolitri di Sakè, una sera mi sono intrufolato nell'ufficio ed ho convinto Ariga Sensei, ormai entrato nella leggenda sia per le sue imprese in keikogi che per la sua simpatia in abiti borghesi, a vendermene qualche copia.
Il bello che lui è riuscito, con una faccia
E cosa ancora più bella, lui lo ha fatto col pennellino da Shodo, prodigandosi in una calligrafia meravigliosa dei kanji AIKIDO, mentre a noi sgorgavano lacrime copiose del genere "Apparizione Mistica e conversione generale".
"Vibration and Connection" è un testo in giapponese con traduzione a fronte in inglese.
Un inglese masticabile da tutti, con qualche termine più acculturato quà e là...
E' una specie di blog di carta.
Un diario di tutte le esperienze principali che hanno fatto di Endo Sensei il maestro che è oggi.
Passa da una dura lezione di Osawa Sensei agli insegnamenti di O Sensei, dalle letture di Kodo Sawaki alle dure parole di Seigo Yamaguchi, dagli scritti di Musashi alla vita da Uchideshi negli anni 60...
Una figata pazzesca.
Una delle riflessioni che mi hanno colpito molto è appena accennata, ma pregna di sfumature.
E' la differenza che passa tra Waza e Kata.
Sensei definisce Kata un allenamento basato su una sequenza preordinata rigida, alla quale l'uomo deve conformarsi perfettamente, sia nel ruolo di tori che in quello di uke.
Distanza, tempi, posizioni, distribuzione dei pesi, quantità di disequilibrio, potenza dei gesti, velovità di esecuzione...tutto nel kata è dettato rigorosamente.
Col tempo esso può essere reinterpretato, ma il canovaccio è quello e va tramandato identico nei secoli dei secoli, amen.
Il Waza è uno strumento, continua Endo Shihan.
Il concetto del Waza vive come un ideale al quale ci si riferisce, ma i parametri cambiano ad ogni esecuzione.
All'inizio il Waza si presenta simile al kata.
Questo perchè chi lo esegue sceglie a modello UNA delle esecuzioni del maestro e cerca di riproprorne le condizioni e gli sviluppi.
Ma esecuzione dopo esecuzione esso diventa più vivo e si contestualizza alle variabili che cambiano ogni volta.
Come il famoso riflesso della Luna sull'acqua, pensavo...
La luna resta nitida e luminosa nel cielo, anche quando il suo riflesso sull'acqua è frastagliato.
Ma se il suo riflesso restasse nitido come la Luna stessa, allora non ci sarebbe più acqua...allora avremmo confuso il lago con uno specchio, una entità naturale con una artefatta...
See you soon, Aikipeople, and Train Smart!
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