1 luglio 2011

Uke, il Vecchietto ed il bisogno di Vendetta

Ieri sera ho trattato, durante il corso, un argomento che ritengo di vitale importanza.

Purtroppo ci sono soltanto scivolato sopra, e stasera,invece, con "L'eprit de l'escale", mi rendo conto che avrei dovuto batterci di più.

Non solo ieri sera, intendo.

Quindi, come piccolo placet per la mia coscienza, metto per iscritto qualche riga ed obbligo i miei allievi ad impararle a memoria.

La premessa è questa:
" Se,come aikidoka, voglio attaccare qualcuno inerme, non posso farlo con una tecnica".

Cosa vuol dire?
Se sono in fila alle poste, ed il vecchietto di turno, che si aggira circospetto con ventuno bollette da pagare per  tutta la famiglia, mi frega il turno e passa avanti, io, seppur imbufalito dalla mancanza di rispetto, non posso afferrarlo e fargli shihonage.



Non è una questione etica, è proprio che MATERIALMENTE non posso.

Posso prendere un estintore e seppellirlo sotto litri di schiuma tossica, o, da buon aikidoka, posso afferrarlo per una spalla ed aprirgli in due l'alopeja con un menuchi, ma non posso utilizzare nessuna tecnica di immobilizzazione o di proiezione.

Semplicemente perchè sono risposte, non proposte.

Le possiamo utilizzare in CONSEGUENZA ad un attacco, non in SOSTITUZIONE di un attacco.

Sarebbe più o meno come iniziare una conversazione con uno sconosciuto dicendo "Bene, Grazie!"
Sufficientemente folle da mettere in fuga qualsiasi possibile interlocutore o interlocutrice, mi sa...





Cosa significa questo, in termini pratici?
Elementare ,Watson.

Vuol dire che quando attacchiamo qualcuno per fargli da uke, nel dojo, dobbiamo metterlo nelle condizioni di risponderci facendo Aikido.

L'atteggiamento di chi attacca deve essere di proposta continua, di perenne attività e di costante sollecitazione.

Attaccare e chiudersi in difesa, non aiuta.
D'altronde, se avessimo avuto paura di tori, non lo avremmo proprio attaccato, giusto?
Magari con un fucile, a distanza di sicurezza.
O gli avremmo avvelenato il caffè, alla mattina.....
Ma non possiamo afferrargli un polso, se siamo terrorizzati da una sua reazione!




All'attacco consegue una connessione ed un disequilibrio.
Il ruolo di uke è attaccare con convinzione e ricostruire la propria struttura nel disequilibrio, per mettersi nelle condizioni di attaccare ancora.
Sempre.
Sempre vuol dire "Senza smettere MAI".



E Tori? Il ruolo di Tori è quello di chiudere costantemente le proprie aperture, mantenendo Uke in condizione disorganizzata.
La caduta è il momento della libertà, non della punizione.
E' il momento in cui Uke si libera dal controllo di Tori (ammesso che Tori riesca a controllarlo, ma nn stiamo a sottilizzare!!!!!;))

E se Uke si ferma??Se si indurisce, come se fosse caduto nel vasetto di Viagra, da bambino?
Cosa deve fare Tori se Uke si congela, in stato di catatonica narcolessia?



Semplicemente nulla.
Nulla, Niente, Nada.
Aspettare che si svegli, o andare via.
La tranquillità è la chiave.
Una mente serena è la sorgente del vero Budo.

In Aikido non esiste vendetta.
Non si punisce Uke perchè prima ci aveva attaccato.
Se proprio sentite la prepotente necessità di fargli pagare questo atto di provocazione, sterminando lui e tutta la sua famiglia, semplicemente avete sbagliato disciplina....

Rivolgetevi altrove. Senza problemi e amici come prima!





L'Aikido, nella sua accezione più alta, serve a sgombrare la mente ed a purificarsi dall'odio,dal rancore, dalla negatività.

Perchè il loro pascere ed ingrandirsi nel nostro spirito, non partorisce altro che Paura.
E vivere nella Paura vuol dire non aver mai vissuto.
Parola di Jedi.

7 commenti:

  1. ...quanto hai scritto mi sarà utile sempre Fabio, in particolar modo però "cade a fagiuolo",come suol dirsi, per lunedì sera.. GRAZIE!

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  2. Piacere di esserti stato d'aiuto, allora!^_^

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  3. E' grazie ai principi spiegati in questo post che anni fa mi sono avvicinato all'aikido (almeno all'aspetto filosofico).
    Tuttavia dalla mia modesta esperienza pratica posso dire che sono concetti molto semplici da capire ma è molto più difficile di quel che sembra metterli in pratica, sia sul tatami che fuori, soprattutto perchè "il vecchietto di turno" è sempre in agguato. :)

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  4. Quello è l'obiettivo, ovviamente....
    Per raggiungerlo potrebbe volerci una vita!

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  5. Caro Fabio, ieri, come da te consigliato, mi sono fatto un giro su AV.
    Ti avevo già fatto un post di ringraziamento per la tua sempre benevola accoglienza ... per la tua umana sensibilità e che si percepisce anche al di là di una telefonata fatta con un cellulare!
    In merito al blog che hai dato vita, di primo impatto lo trovo di grande utilità: un vero (leggi VIVO, appunto!) punto di riferimento.
    Lo trovo "pratico" con continui riflessioni e rimandi alla realtà che viviamo tutti i giorni (vedi l'esempio del vecchietto che all'ufficio postale vuole fregarci sul turno).
    Sebbene io sia un aikidoka novizio (anziano SOLO nell'età), riconosco che quello che trovo all'interno del Blog è davvero in sintonia con quello che già vivo e riesco anch'io a percepire.
    Ritengo questo sito una miniera (in continua evoluzione) dal quale poter attingere, riflettere ed interiorizzare.
    Ho riflettuto su quanto hai scritto scritto ...
    GRAZIE per i continui stimoli che ci invitano a sperimentare, quindi a VIVERE di Aikidò (VIVO).
    Un affettuoso abbraccio,
    Vincenzo

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