10 maggio 2012

Il Kata, l'Elemento e la Vichyssoyse

Ricordo che quando ero bambino passavo spesso le mattinate senza scuola a casa della nonna.

Mi ricordo gli odori di ragù che impregnavano l'aria dalle 9 del mattino ed i cumuli di bucce di frutta e verdura sul piano da lavoro.
E ricordo come colonna sonora quotidiana il vociare della cuoca di turno che illustrava succulente e complicate ricette alle casalinghe.




Guardare un programma di cucina mentre cucini è un po' come ascoltare un cd mentre stai suonando o guardare un film hard mentre fai l'amore...

Più che altro crea atmosfera, ma non lo segui veramente.

Mi colpiva sempre la frode della presentatrice che proponeva un piatto di quelli che "lèvati!", da improvvisare in due minuti, elencando tra gli ingredienti qualcosa che di per sè richiedeva ore di lavoro.

"Prendete una pastafrolla a forma di cestino..."

Minchia!

"Prendete un vasetto di crema di funghi ed asparagi condita con marsala!"

Stica!

"Ora aggiungete un po' di Vichyssoise precedentemente preparata..."

Seeee!




Insomma: due minuti per chiudere in bellezza i 120 ai fornelli del giorno precedente!!!

Come se dicessi "Ti rendo campione di nuoto in due minuti: hai un minuto e trentanove secondi netti per fare duecento metri a stile libero, e ti restano pure ventuno secondi per riposare..."

Chissà perché,ogni volta che dedico qualche sessione di keiko ai programmi d'esame, mi viene in mente quel programma di cucina.

Credo sinceramente che i nostri kihon waza siano un po' fraudolenti, come,se non più delle ricette della presentatrice di 30 anni fa.

Katadori menuchi Ikkyo.
Prendiamo un esempio lampante.

Quanti elementi costituiscono questo kata?

La presa con la corretta distanza, lo Shomen, il Tenkan, il Deai su Shomenuchi, Kibadachi, Tsuki ed infine Katadori Ikkyo, con immobilizzazione in Suwari waza




Se cambiamo uno solo di questi elementi il kata cambia aspetto.

Se uke afferra tirando verso il basso, invece che spingendo, tutto il resto acquista nuova logica e, probabilmente (SICURAMENTE!) richiede variazione ed adattamento.

Adattamento può significare che invece del Tenkan, la situazione richieda un Tenshin.
O che invece dello tsuki, possa servire un gyaku yokomen...

Voglio dire: ci si adatta pescando comunque da un pacchetto di azioni previste dall'Aikido, mica sto parlando di fare il triplo salto mortale!

Eppure questo cambiamento è una delle radici della diffusa xenofobia aikidoistica.




"Noi facciamo Ikkyo col passo in avanti, loro lo fanno in controanca. STAGLI LONTANO!!!Potrebbero mischiarti!!"
"Noi facciamo Ushiro waza scendendo, loro lo fanno col kaiten! Scegli: O NOI O LORO!"

Ora, è chiaro che una mente labile con un idiota intorno resta tale sempre e comunque.

Hai voglia a metterci cioccolato, una mutanda non diventerà mai un profitteroles.




E ci siamo.

Ma mi chiedo: non è che i nostri kata sono talmente tanto articolati che creano fin troppo facilmente differenze e pregiudizi?



Mi domando: il kihon, le basi, per loro definizione, non dovrebbero essere l'elemento costituente di tutto il resto?
Il mattone semplice con cui costruire tutto?

Nel Karate la base è Tsuki, non tsuki in risposta a maegeri o a uraken.
Nel Judo la base è Ippone Seoi, non Ippon Seoi in risposta a presa al bavero, al polso al collo o da shomen.

E noi, siamo davvero sicuri che Katamen Ikkyo, o Katadori Ikkyo o Katatedori Ikkyo, possano considerarsi delle basi?

Sono essi gli elementi minimi con cui poter lavorare il resto?
Gli Atomi, i "non più scindibili"?

Ovvio che no.



E mi chiedo: potremmo dedicarci di più agli elementi costituenti, esaminandoli a fondo e padroneggiandoli perfettamente e considerare QUESTI come basi?

Quanto tempo a lezione dedichiamo al suburi di Shomen a mano nuda?
Quanto al Kibadachi?
Quanto allo tsuki ed alla corretta distanza nella presa?

Forse non abbastanza...forse siamo troppo presi dal quadro per pensare ai colori...

Ma una volta che un allievo ha in mano i colori, non è forse pronto a cimentarsi con i quadri, qualunque essi siano?





Sto disegnando una nuova idea di base, qualcosa che possa considerarsi elemento costituente di qualunque programma didattico, indipendentemente dal metodo, dalla scuola o dal maestro.

Restate sintonizzati, ne vedrete delle belle...;)

3 commenti:

  1. Se solo studiassi il bukiwaza come si deve...

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  2. Non solo lo studio come si deve. Lo studio anche come "Ma dai,non c'è bisogno che arrivi fin qui...nooo, questo mi pare troppo!!!"^_^

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  3. Quando iniziai a studiare chitarra, avevo 9 anni! Mi ricordo le noiosissime lezioni iniziali...noiose perchè desideravo suonare con gli amici, portarmi la chitarra sulla spiaggia dinanzi al falò! Fare il figo della situazione e conquistare le ragazze!
    "devo mettere DO" mi dicevo, inspiravo, ero pronto scattavo e poi...dunque, il dito indice deve andare qui, il medio qui e l'anulare qui...ce l'ho fatta! Ora colpisco le corde....sblang! un suono tremendo...ok...riprova: indice, medio e anulare.
    Era dura, le singole dita non emettevano un suono, figuriamoci nella composizione dell'accordo...ma il piccolo chitarrista egocentrico che era in me voleva....la serata con il falò!!! Così imparai a memoria tutti gli accordi delle canzoni da falò...il becero repertorio di..."le bionde trecce..." ecc. ecc. non servì a nulla!
    Mi feci coraggio, andai sulla spiaggia, armato della mia chiatarra, fiero come se portassi una spada...i passi al rallentatore mentre mi avvicinavo agli amici....sembrava che stessi provenendo direttamente dalla luce del tramonto! Mi sedetti, "sfoderai" la chitarra e...giù con le bionde trecce! risultato...la canzone durò 3 ore e 30 minuti perchè ad ogni accordo i miei amici, i "cantanti", erano costretti a fermarsi ed aspettare il mio cambio!
    Quando cambiarono le cose? Quando la tecnica divenne parte di me e le famose dita non avevano più bisogno del mio comando cosciente...ma alla nota DO corrispondeva perfettamente il suono del mio accordo...il fascino è che se poi guardo la tastiera e le mie mani penso..."toh, ho messo questa versione di DO e non me ne ero accorto".
    La base, il Kihon è importante, altrimenti non potrei mettere il famoso DO, ma può essere una gabbia che ci fa vedere l'aikido come l'orizzonte che guarda il carcerato da dietro le sbarre...può solo apprezzarlo e "segretamente" desiderarlo!

    E come disse la gru sul campo di riso, alla serpe Mitsuhita..."mò vulessim' da tutt 'a colpa a'o Bukiwaza???"

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