12 giugno 2011

Il Cocco, gli Zombie e la Sincerità

Ok. E' chiaro a tutti che sono un dannato cinemaniaco e non starò qui a spiegarvelo di nuovo.
Vi dico solo che se non sapete chi è George Romero, per cortesia, non fate rumore mentre uscite e chiudete la porta.


A quelli che sono rimasti, per fortuna, non ho bisogno di raccontare che Romero è il padre dei film sugli Zombie, da "La notte dei morti viventi" a "L'isola dei sopravvissuti".

Ora, "L'isola" è del 2009. After effects è alla portata di qualunque internauta sappia cos'è un torrent e gli effetti speciali sono la base del cinema americano.
E ci sta che, coi soldi spesi dai produttori, anche un canarino ubriaco distinguerebbe un vivo da un non morto.
Ma "La notte" è del 1968, in bianco e nero, girato praticamente con due lire ed una sola location.
Come facevamo a distinguere gli zombie dalle loro prede??




Ok,direte voi, gli zombie erano quelli brutti che mugivano.

Bene....così è facile.....cerchiamo un attimo più in profondità, se non vi dispiace!

Gli zombie erano anche quelli rigidi, prevedibili e senza volontà.
Solo il gesto: le mani protese in avanti e le mandibole che si aprivano e chiudevano a pistone.
Nessuna intenzione, in esso, se non l'istinto primario della fame.

Si muovono a scatti, lo fanno per gesti schematici e telegrafati e soprattutto, mimano, senza alcuna partecipazione emotiva e senza reale volontà, quello che stanno facendo.

Sto parlando di aikidoka.

Un particolare tipo di aikidoka, ovviamente: quello che vede nella pratica solo gestualità e riti, quello che "interpreta" il ruolo di aikidoka, sognando e non vivendo il suo allenamento.
L'Aiki-Zombie!



"Makoto" in giapponese, vuol dire "sincerità".
E' considerata una delle virtù del Budo, e non intende solo il dire ciò che si pensa, o l'assumersi le proprie responsabilità.

Vuol dire in primis "Non Barare".

La ripetizione del gesto è il fondamento base dell'apprendimento corporale.
Ma la ripetizione genera inevitabilmente routine.
Poco male, se esiste Makoto.
Perchè ripetere un gesto è come rileggere lo stesso libro.
Sai sempre come va a finire.
Ma se salti subito all'ultima pagina, stai barando.
Se prevedi già la fine del movimento, pure.
Se attacchi pensando a cadere, o peggio, bloccando il movimento successivo del tuo compagno, il tuo attaccare manca di intenzione.
E senza intenzione non c'è realtà....
Un attacco reale parte dall'intenzione di spaccare in due il proprio bersaglio, senza nemmeno immaginare che l'azione possa aver bisogno di un seguito.
Quando spacchi la noce di cocco, colpisci già visualizzando il tavolo coperto da pezzetti di frutto.
Non prendi in considerazione l'idea di fallire...
La tua intenzione è sincera.

Il tatami chiede la stessa attitudine.



Intenzione sincera ed attacco determinato.
Non violento o aggressivo, sia chiaro. Determinato, questo soltanto.
Allo stesso modo, Tori non si muoverà in anticipo perchè ha già letto il libro e sa cosa sta per succedere.
Makoto riguarda anche lui.

Affinchè il nostro Aikido sia Vivo, i nostri gesti devono nascere da dentro e dobbiamo mettere da parte tutte le perversioni che la pratica è solita generare, perchè le nostre azioni siano pure e spontanee.

Alleniamoci a soprenderci, perchè è questo che fa la Vita.

E gli Zombie lasciamoli a Romero....






in questo video, Nemoto Sensei, che non è mia intenzione giudicare come praticante o insegnante, propone una visione del Kaeshi Waza, le controtecniche alle tecniche di Aikido, senza Makoto, cioè prevedendo e prevenendo i movimenti del compagno, attaccando completamente privo di intenzione.

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