15 gennaio 2012

Intervista al m° Tissier e due parole



Nella prima risposta il m° sottolinea l'importanza di avvicinare alla disciplina i giovani fra i 18 ed i 30 anni,perché loro sono il futuro dell'Aikido.

Sono completamente d'accordo con lui, vi dirò.
La mia domanda è un'altra: come?
Come possiamo fare per avvicinare i giovani ai nostri tatami?
E' sufficiente alimentare una pratica fisica ed atletica per coinvolgerli?
Secondo me no.

Credo che per quanto atleticamente lo si possa praticare, l'Aikido non è e non vuole essere un fitness giapponese.
E credo che se vogliamo aumentare il numero di giovani, dobbiamo cominciare a capire chi sono, cosa cercano e come si relazionano, questi giovani.

Dobbiamo cominciare a vedere attraverso i loro occhi ed a parlare il loro linguaggio.
Questo non vuol dire, ovviamente, rapare durante le lezioni, o indossare l'hakama col culo di fuori...

Ma l'Aikido nasce per rispondere ad un'esigenza di pace di un popolo devastato dalla guerra.
Qual'è l'esigenza del popolo di giovani con cui vogliamo interagire?
Cosa possono volere dall'Aikido più che dalle MMA o dalla Playstation?
E come possiamo fare noi perché l'Arte della Pace e la Via dell'Armonia possano migliorare la vita a persone che chiamano "amici" i contatti di facebook e vivono situazioni familiari che definire disastrose è un mero eufemismo?
Più in basso, Sensei parla di Yamaguchi a proposito della sua "forza naturale".
Sono parole che spesso ho sentito legare all'immagine di Yamaguchi come a quella di O Sensei, o più recentemente di Endo Shihan.
E' una cosa che io stesso ricerco da alcuni anni.
"Forza Naturale" per me non ha nulla a che vedere con l'essere un atleta, come Sensei sente di essere, né con la conoscenza della tecnica, per quanto approfondita possa essere.

Per me significa consapevolezza di sé stessi.
Del proprio potenziale fisico e psichico e di come utilizzare in maniera naturale le proprie risorse, vale a dire con una corretta biomeccanica ed un'attitudine mentale serena.

Ed in definitiva, non è forse questo che ci chiedono le giovani leve quando salgono sul tatami?
Ci chiedono di aiutarli a ritrovare sé stessi, a riscoprire il proprio corpo ed a vivere con la testa in una realtà che non sia solo virtuale...
Ci chiedono di guidarli sul cammino dell'autoconsapevolezza a voce molto più alta di quanto ci chiedano di imparare a torcere un polso o di scendere un po' la pancetta.
Perché l'Aikido insegna che comprendere sé stessi ed accettarsi, nonostante la pancetta o la possibilità di perdere in uno scontro, è l'unica maniera di trovare la Vera Pace.



3 commenti:

  1. Ottimo spunto di riflessione come al solito...Vedo questa situazione molto da vicino, essendo una dei pochissimi giovani che, sopratutto in una piccola realtà come quella del mio territorio, praticano Aikido...Dal mio modestissimo punto di vista, quella dell'avvicinare i giovani odierni alla nostra disciplina è una delle sfide più difficili...Nella mentalità della maggior parte dei miei più o meno coetanei non si trova neanche un angolo di posto per un qualcosa di tradizionale e di non violento...Quante volte, entrando nell'argomento, mi sono sentita dare risposte come "Io lì romperei qualche braccio" oppure "Lì devi andare carico così ti sfoghi"...
    I tempi sono quello che sono, e anche l'Aikido secondo me ha trovato nuovi ostacoli...Confido però, nel fatto che con impegno, buona volontà, e tutte quelle qualità che possiamo trovare nei compagni di tatami vicini e lontani, anche gli ostacoli più alti saranno aggirati...^___^

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  2. ciao maestro, come vanno le cose? in merito al tuo post credo che oltre alla ricerca introspettiva che spesso non si insegna e oltre il significato "vero" dell'arte marziale, intesa come qualcosa da conoscere per conoscere se stessi e l'altro e non per opprimere e offendere il prossimo, penso che l'ostacolo da superare sia anche la diseducazione allo studio e al sacrificio. costa, e non poco, dove essere concentrati, non poter lasciare la mente libera di vagare altrove e purtroppo sono sempre meno le persone che amano lo studio per il piacere di conoscere e mettersi alla prova: i miei coetanei e i più giovani ne sono un esempio lampante.
    un abbraccio maestro, non so quando e se ci rivedremo presto, mi terrò in contatto con te tramite il tuo blog ;)
    salutami mario e gennaro, moglie e cucciolo :)
    ciao, ale

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  3. La mia età è l'esatta mediana dell'intervallo 18-30. Penso che gli ultimi 8 righi di questo post spieghino perfettamente, e davvero senza nulla da aggiungere, il motivo reale del nostro avvicinamento. Grazie, Fabio!

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