25 luglio 2012

Uno Shoottino stimolante

...che arriva dal commento ad una discussione su FB da parte di Valentino Traversa, col quale mi trovo sempre d'accordo sulla visione della disciplina.


"Una decina di anni fa, quest'episodio capitò ad una mia amica, Barbara Turchi, un'insegnante di danza-terapia che praticava anche il Taiji, come insegnato da Chungliang Al Huang, in cui il percorso di apprendimento non è basato sulla ripetizione di forme fisse, ma sulla naturalezza, sull'esplorazione del gesto e del fluire dell'energia/consapevolezza attraverso il corpo/mente.

Ad un certo punto, durante una sessione di Taiji, arrivò un praticante di arti marziali, di quelli che non guardano in faccia nessuno, per capirci.

Iniziò a parlare con la mia amica, dibattendo proprio sull'utilità marziale del suo modo di praticare.

lui:
<e che fai se ti tiro un pugno con tutta la forza?>

lei:
<Prova!>

E così fece, gran pugno con tanto di kiai.

Barbara, semplicemente, iniziò a danzare libera, ed il pugno andò a vuoto, svuotando anche del tutto la capacità di attacco dell'energumeno, che si ritirò senza proferir parola.

E' un episodio che mi ha sempre dato da riflettere: evidentemente, se non ci irrigidiamo, un pugno non è altro che un piccolissimo segmento nell'infinito di un universo libero - se non cerchiamo di andarci contro con tutto il nostro impegno, è assoltamente impossibile che ci colpisca.

E' nel momento in cui ci irrigidiamo che diventiamo vulnerabili: in realtà essere o meno colpiti è qualcosa che inizia dalla nostra disposizione d'animo, dalla nostra voglia di rinunciare alla Grande Libertà per entrare in un ruolo, quale che sia."



Carino, no?

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