17 agosto 2011

Scream, Mandela ed i Guerrieri della Pace

Una delle cose che più mi spaventano al giorno d'oggi sono i telegiornali.
Per quanto mi sforzi di immaginare il peggio, riescono sempre a cogliermi di sorpresa ed a raccontarmi storie di vita vissuta che farebbero impallidire Lovecraft e Stephen King.

Abbronzati a ferragosto.

Storie di una crudezza e di un'aggressività che definire disumane sarebbe un complimento troppo grande per l'umanità.

Diciamoci la verità.

Siamo tutti spaventati dalla violenza.
Chi più chi meno, siamo comunque influenzati dal fatto che essa esista, viva nel quotidiano e che un giorno o l'altro possa comporre il nostro numero di telefono.





Ci prepariamo ad essa costantemente: cerchiamo di evitare che  ci trovi o, per lo meno, che  ci trovi impreparati.

Facciamo soldi per comprare i nostri aguzzini, allacciamo rapporti per poter chiedere il favore di essere risparmiati e ci addestriamo fisicamente e mentalmente per contrastare il predatore.

A volte, molto più semplicemente, acquistiamo armi da fuoco per sentirci al sicuro...





Ma vi farò una rivelazione: ogni volta che tentiamo di scacciarla, è lì che la violenza ha già vinto.
Perché essa si nutre di paura, di omertà, di ossessioni e di fobie.

I soldi, le conoscenze e le armi da fuoco, non bastano mai.
Iniziamo a nascondere i conti correnti, a diffidare dell'amico ed a cercare pistole più grandi.





C'è un solo modo di fermare la violenza.
Ed è perdonare.

La coscienza della possibilità del perdono minimizza le possibilità di danno.
E minimizza la paura.

Ma cosa vuol dire "perdonare"?
Una vittima brutalizzata da un carnefice può perdonare?
Non ne sono convinto.

Una vittima che un giorno si trova dal lato giusto del fucile e che vede nel mirino il proprio carnefice, può perdonare.

Mai sentito parlare di Nelson Mandela?




Chi è costretto a subire, perché non ha modo di difendersi, non è pacifico né gravido di perdono.

E' impotente.

Colui che ha una spada e non la estrae, che ha il nemico nel mirino e non preme il grilletto, che ha il collo del proprio aggressore tra le mani e non lo spezza, può veramente definirsi un uomo di pace, secondo me.

Per fermare la violenza dobbiamo conoscerla, dobbiamo smettere di temerla e dobbiamo potercene servire.
E, invece, decidere di perdonare...



Morihei parlava di "Guerrieri della Pace".
Un controsenso in termini, direte voi.
L'unica realistica alternativa alla violenza, dico io.

Quando qualcuno viene a sapere che studiamo Aikido, in genere dice "Allora meglio starvi lontano!Meglio non litigare mai con voi".

Sbagli, caro avventore.

E' proprio con noi che puoi provare a litigare.
Perché non solo non ci lasceremo distruggere dalla tua aggressività.
Non lasceremo neanche che essa distrugga te stesso.






Q U I potete trovare qualche pensiero sulla pace scritto da chi ha davvero qualcosa da dire: Dalai Lama, Sant'Agostino,Giovanni Paolo II e O Sensei (Mica il solito Tonino il parcheggiatore e famiglia!)

1 commento:

  1. se hai un nemico siediti sulla riva di un fiume, prima o poi passerà il suo cadavere, ma se ti stanchi di stare li vuol dire che devi vivere la tua vita

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