1 gennaio 2012

Il codice, la follia ed i bianchi pigiami

Recentemente cazzeggiando per la rete mi sono imbattuto in alcuni video sulla difesa personale.

Detto tra noi, non è che sia particolarmente interessato all'argomento, per lo meno non lo sono nella maniera in cui viene trattato dalle nuove pseudodiscipline di "Street Fighting".

Ora, chiariamoci un momento.

Se non sai lanciare almeno una palla di fuoco al grido di "HADOUKEN!" non puoi parlare di Street Fighters.




Premesso questo, sono più che mai convinto che queste discipline del "Se lui fa così, tu fai cosà!" non solo non rispondano in nessun modo ad una reale esigenza di autoproduzione, quanto al contrario alimentano la paura, il nervosismo e la chiusura verso l'esterno.

E ti insegnano a vedere la vita come un costante pericolo.


Facciamo una franca stima della cosa: se cammini per strada e ti metti in guardia contro il lattaio, perché da un momento all'altro può lanciarti una bottiglia addosso, contro il barbiere, che gira con quelle poco rassicuranti forbici sempre a portata di mano e contro il pensionato, perché con quel poco che prende al mese, ti può sempre ammazzare e conservare come riserva di proteine, diventi tu stesso catalizzatore di ansia, stress e violenza!

Prima o poi, ci puoi giurare, spruzzerai spray al peperoncino negli occhi del portiere del palazzo o tirerai un mazzo di chiavi sul muso del pizzaiolo.





Torniamo al video in questione.

Il tizio esordiva presentandosi e specificando che ogni volta che vede qualcuno vestito con un GI, già capisce di trovarsi di fronte a qualcosa che non va.

Forse, se il video si fosse intitolato "Giudicare dalle apparenze", ci avrei anche riso sopra...

Ma detta così, in un video di difesa personale, è un'elogio della follia bello e buono.
E' la vittoria della superficialità, è il trionfo del pressappochismo.

La tomba dell'intelligenza....




Eppure, pensandoci bene, più volte mi sono sentito chiedere perché non ci allenavamo in una mise più comoda e fresca.

Perché sembravamo tanto affezionati ai nostri "Bianchi Pigiami"...

Io penso che un tatami abbia le sue regole.

Nel mio, per esempio, si rispettano tutti  indipendentemente dal grado, si studia quello che l'insegnante sta proponendo adattandolo alle proprie possibilità e si preserva sempre l'integrità dei propri compagni.

Indossare un GI e salire su un tatami, secondo me, significa giocare a quel gioco ed accettarne tutte le regole.

E' un codice.

Non c'è bisogno che io ti chieda se vuoi fare Aikido con me, se ti trovi sul mio tatami, nella mia ora, con indosso un GI.





Bianco perché in Giappone è il colore della morte, perché un principiante non ha speranza di sopravvivere in battaglia, ma scende in campo perché non ha alternative.

Perché nella sua vita, ha deciso di combattere e di giocarsi il tutto per tutto.
Anche a costo della morte.
Sebbene si parli di morte dell'ego, fa tutto molto effetto, non trovate?

Il nero della cintura o dell'hakama indica la possibilità di sopravvivere, invece.

Possibilità che ci è data dal nostro ventre, luogo dove la cintura viene annodata.

Perché è nel ventre che risiede il centro da cui originano i movimenti del corpo.

E perché è col ventre che scegliamo quando siamo in combattimento.






Dunque mi piacerebbe rispondere al tizio di cui sopra, che veste con una maglia firmata e dei calzoni pieni di loghi.

Sei libero di non scegliere qualcosa che non ti attrae.

Fosse esso l'Aikido, la macrobiotica o il sesso estremo.

Ma se sei libero di giudicare qualcuno per come veste, senza comprenderne le motivazioni, noi siamo liberi di giudicarti in base a quello che dici e  a come lo dici.

Ed a conti fatti non ci fai proprio una bella figura....;)

Buon anno a tutti!!


8 commenti:

  1. é un peccato che ci siano sempre esordi di questo genere, quando le persone parlano di discipline che non sono la loro...Insomma, ma è tanto strano riuscire a capire che ogni arte marziale è un "pacchetto" di elementi differenti da altre, e che non si vince nessuna gara cercando di stabilire qual'è la migliore, sopratutto poi giudicando come molti fanno dal grado di "violenza"??
    Tanti saluti, autore ^____^

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  2. vogliamo vedere anche noi quel video... cosa bisogna cercare???

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  3. D'accordissimo con te Karly. Il tempo speso a criticare, è tempo sottratto a migliorare sé stessi!
    PS: Da dove scrivi?

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  4. x Fabio: Era qualcosa circa "I 4 più comuni errori contro un bastone".....ovviamente in inglese!

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  5. Esatto, e da queste cose si vede perchè le cose oggi vanno in un certo modo, perchè non c'è gente che s'impegna a migliorare se stessa...
    Scrivo dalla Sardegna, da Alghero precisamente.

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  6. Ringraziando Fabio per le sue riflessioni, riporto un mio ricordo legato ad uno dei primi seminari a cui partecipai, quando l'essenza di quello che poteva sembrare solo un formale rispetto della tradizione o una specie di bardatura quasi carnevalesca mi fu invece chiara: era una domenica di metà settembre di qualche anno fa a Città di Castello, la giornata assolata fece decidere Corallini shihan per un allenamento all'aperto invece che all'interno del palazzetto dello sport che ci ospitava, così una cinquantina di persone, abbigliate con pantalone e casacca bianchi e armate di spade e bastoni presero posto su un campo di calcio sotto lo sguardo un po' stupito ed un po' ironico di una decina di persone che giocavano sul campo di fianco. Cogliendo l'imbarazzo di alcuni di noi, il M° Corallini spiegò i concetti sopra esposti: "Sarebbe stato meno imbarazzante e anche più comodo - disse all'incirca - praticare in jeans e maglietta invece che in keikogi ma in questo caso avremmo fatto solo ginnastica e non avremmo praticato un Arte marziale. Praticare un Arte marziale significa anche rispettare le tradizioni e seguire un' etichetta specifica, non perchè qualcuno voglia giocare ai samurai, che appartengono ad un altro tempo e ad un'altra terra, ma per onorare lo spirito e i principi alla base dell'Arte, che non hanno ne’ tempo ne’ luogo."

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  7. ...praticare in jeans e maglietta invece che in keikogi ma in questo caso avremmo fatto solo ginnastica e non avremmo praticato un Arte marziale...

    Dissento totalmente.
    Ho condotto stage di Aikido in tuta, una volta anche in pantaloncini e maglietta.
    Per onorare i principi e lo spirito di una disciplina non serve un "costume"

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