4 luglio 2012

i-Phone,i-Pad,i-Mac.....i-Kido

Vi dirò... io non sono esattamente Matusalemme, però mi rendo conto che quando penso alla mia adolescenza, senza cellulari, senza PayTv e soprattutto senza internet, mi sembrano passati tempi veramente biblici.




In quegli anni di Medioevo tecnologico, procurarsi il video di un maestro significava avere in mano una reliquia, in formato VHS, con immagini copiate e ricopiate decine e decine di volte, tanto da rendere pressoché indistinguibile una mano da un piede o un sorriso da un inizio di ictus...






All'epoca, quando apparvero sulle nostre scrivanie i primi Pentium ed i modem a 56k, ci sentivamo dei surfers biondi e fisicati pronti a cavalcare la grande onda del futuro.

Con l'introduzione dei primi indirizzi email, quelli che tutti si accapigliavano per chiamare MORPHEUS chiocciola virgilio.it, o DRAGO INVINCIBILE chiocciola hotmail.com, senza immaginare che pochi anni dopo li avrebbero utilizzati per lavoro, la comunicazione tra aikidoka di continenti differenti aumentò e lo scambio dei cimeli audiovisivi divenne l'hobby preferito dei guerrieri in gonnellone.





Quando arrivarono primi video dei maestri dei nostri maestri, i commenti negli spogliatoi acquisirono uno slang peculiare ed una definizione che ai nostri occhi era la cassazione della assoluta qualità.

"Ho visto un video di 42 secondi di Yamaguchi!"
"No, ma che dici???Sarà stato il video della comunione!!"
"Scherzi! Faceva un mezzo Ikkyo con la faccia di sbieco, nel '78, all'Aikikai!"
"Non dire cazzate! I video di Aikido di Yamaguchi sono come il Santo Graal! Tutti li cercano ma nessuno sa per certo che esistano!"
"Io ce l'ho! - e partiva la frase clou!- Tissier è la sua FOTOCOPIA!!"




Una follia abominevole, ovviamente, che meriterebbe anni di reclusione ed un'abbondante lobectomia solo per essere stata pronunciata, ma vi assicuro che era così.
A noi pareva che fosse identico, ed il termine "FOTOCOPIA" era marchio di indiscussa qualità, di stima indiscutibile nei confronti di chi era la reincarnazione vivente della massima autorità!

Ovviamente questo discorso non era legato solo alla coppia Yamaguchi-Tissier!
Cognard era la fotocopia di Kobayashi, Corallini, la fotocopia di Saito, Waite la fotocopia di Yamada e via dicendo.

Ed ogni volta sognavamo di diventare un giorno, la loro fotocopia, in modo da essere indirettamente la copia dell'originale.

Desideravamo prestare il nostro corpo alla possessione aiki-spiritica dei grandi del dopoguerra...





Inutile aggiungere che oggi tengo alla mia autenticità come al mio codice genetico.
Quando qualcuno mi dice che mi muovo come Tizio o uguale a Caio, storco il naso quasi come se mi avesse offeso.

So che non è così, ma che ci posso fare...sarà la legge del contrappasso...

Ma a parte questo.
Mettiamo che una persona possa annullare per davvero ciò che sente, ciò che prova e la maniera in cui filtra   le sue percezioni attraverso il suo vissuto.
E Mettiamo per un momento che essa possa acquisire il sentire ed il percepire di un altro, interiorizzando completamente il suo Background...
Mettiamo che potesse essere VERAMENTE la sua fotocopia...
In quante generazioni morirebbe l'Aikido?














Un vero maestro è colui che indica la via, non che clona i propri allievi.
Il maestro ti porta verso la libertà, insegnandoti che essere libero vuol dire essere te stesso in ogni situazione.

Copiare non è male.
E' il primo, ovvio, passo verso l'apprendimento.

Essere una copia.
Questo è davvero male.

Perché rinunciare a sé stessi, vuol dire essere morti nello spirito.

6 commenti:

  1. Una magnifica riflessione :o) Grazie

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  2. Grazie,Walter.
    E benvenuto nel mondo di Aikido Vivo!!!;D

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  3. Condivido pienamente il tuo pensiero, un aikidoca non deve essere la fotocopia di altri ma semplicemente se stesso. Bell'argomento mi è piaciuto molto.

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  4. Bell'articolo maestro Branno, ciò che scrive non è sicuramente una copia di ciò che si trova nel web :-) complimenti per il blog! Un mio caro compagno di pratica, ora 83 enne, quando gli dissero "sei la fotocopia di O'Sensei, ti manca solo la barbetta!" (effettivamente ha un'incredibile somiglianza) rispose prontamente "me so Franco, so precis a nisù" (liberamente tradotto dal dialetto bresciano = io sono Franco, non sono uguale a nessuno"), saluti

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  5. Grazie mille per l'intervento e le belle parole!

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