31 dicembre 2011

Anno Nuovo

Quest'anno è stato uno di quelli che non dimenticherò mai più.

Per mille ragioni, che non ho tempo né voglia di mettermi a raccontare, adesso...

Ma una di queste è stata la nascita di questo Blog.

Questo blog è un diario personale, ma è anche una sorta di terapia, per me.

Per qualcuno di voi è un piacevole passatempo, per altri una luce nel buio del mondo dell'Aikido moderno.

Per altri ancora, un nemico da osteggiare, un satanasso per la mente dei propri allievi.

Un pensiero da estirpare....

Ma per tutti questo blog o è qualcosa di più.

E' l'epicentro di un terremoto. E' la fonte da cui sgorga un movimento che contagia, coinvolge e che non può essere fermato.

Napoli, Palermo,Roma,Granada...e da altre città italiane, francesi, spagnole, tedesche, brasiliane.....
il movimento ritorna.

Ridondante, come un pensiero che non  puoi scacciare.

Che, anzi, più scacci più ti ritorna addosso.


Se oggi qualcuno mi chiedesse cos'è "Aikido Vivo", cos'è la didattica "Progress" o qual'è la politica della "Federazione Italiana Aikido", gli risponderei :

"Sei tu".

Questo è l'aikido dell'ascolto.
Questo è l'aikido che nasce DA TE e non che impari ad imitare con gli anni.
E' l'Aikido della personalità e non della spersonalizzazione.
E' l'Aikido che agisce in funzione dell'altro, e non indipendentemente da lui.


E poi gli farei vedere questo video:



Auguri a tutti.
Che il nuovo anno possa portare al mondo un po' più di voi stessi!

23 dicembre 2011

Aforisma natalizio


"Non importa di quante risorse disponi.
 Se non sai come servirtene, non saranno mai sufficienti!"





Della serie, piuttosto che imparare la nona forma kinonagare di Sankyo da gyakuhanmi, impariamo quando e perché utilizzare la prima!^_^



Auguri di Buon Natale a tutti. Aikidoka e non.
E che il vostro Spirito Guerriero non scivoli sulla frutta secca!



21 dicembre 2011

Immagini dal tatami

Un pò di pratica in scioltezza, badando solo a connettersi col partner e lasciando che la tecnica, se di tecnica si vuole parlare, scaturisca da sola, in funzione di ciò che sta succedendo tra tori ed uke in quel preciso istante.

Aikido senza pensiero, insomma.

Poco ordinato, con ritmo incostante e molto informale.

Ma vivo, spontaneo e divertente,secondo me!

20 dicembre 2011

La Fortuna, Musashi ed il "Too busy"

Ok, lo ammetto. Nella vita ci vuole culo.
Cioè, ci vuole dedizione, abnegazione, fatica, sudore e bla bla bla...
Ma il culo, quello fa la differenza!
Del mio non mi lamento.
Non mi sto riferendo alla forma più o meno armonica ed alla consistenza più o meno cellulosica delle mie chiappe, questo è chiaro.
Quanto alla fortuna di aver incontrato nella mia vita dei buoni insegnanti.

Si, chiaramente parlo della buona sorte nel percorso marziale....
Lotterie e tombolate varie le lascio agli altri.




Dico "fortuna" perché c'è sempre merito nel cercare un insegnante, ma nel trovarne uno bravo ci vuole più che un pizzico di buona sorte!

"Culo", invece, è quando ne trovi più di uno.

Io ne ho trovati diversi, quindi probabilmente il mio è stato un culo supersayan.

Ed anche una ricerca capillare e senza sosta, diciamocelo!

Quando trovi un buon insegnante, dice il saggio, affidati a lui e segui i suoi insegnamenti alla lettera.

E ci sta.

Ma quando ne trovi tre o quattro incomincia il casino!

Il dato fondamentale è che nessuno di loro dice le stesse cose dell'altro.

Ed ogni volta è un ripartire da zero!




Uno ti diceva di mettere peso, l'altro diceva di restare leggeri e mobili, uno diceva di accelerare, l'altro di stare al ritmo di uke, uno diceva di restare dritti, l'altro di lasciar andare la schiena, uno diceva di marcare le azioni, l'altro di restare morbidi ed assecondare...

Una delle ultime volte, uno degli insegnanti mi corresse in maniera secca, definitiva....anche evocativa, se vogliamo.

"Il pericolo del diventare più bravi, è quello di smettere di impegnare sé stessi in tutte le azioni. Se il tuo compagno non ti fa sforzare a rimanere nella forma, sforzati da solo. Tieni ferma la struttura, metti forza nelle posizioni ed usa sempre ogni parte del tuo corpo in tutto quello che fai!"

Volete la verità? Per me fu cassazione!

Per anni non mi sono mai sognato di mettere in dubbio queste parole!

Per anni la mia mente faceva check up costantemente dal dito del piede alla punta dei capelli in ogni taisabaki!




Poi un giorno, durante un allenamento in Jyu waza, proprio in un momento in cui mi pareva di aver azzeccato la tecnica della mia vita, un altro maestro mi guardò e disse "Too Busy!"

Credetemi se vi dico che mi salì il sangue alla testa!

"Come tu bisi????????"

"Too busy, You are too engaged in your actions, so you cannot be free!"
("Troppo occupato. sei troppo preso dalle tue azioni, per questo non puoi essere libero!")

Voglio essere sincero con voi.
In quel momento non presi subito la correzione per buona.
La chiusi in un cassetto e decisi di pensarci con calma, studiando attentamente cosa volesse dire, cosa dovevo rivedere e a cosa mi avrebbe portato.

Ingaggiarsi o liberarsi?
Mettere attenzione a tutto o togliere attenzione e percepire?
Mantenere tutto in movimento o muovere quello che serve?

Per un po' è stato un dilemma.




Poi un giorno mi è capitato fra le mani un libro.
Sulla copertina c'era un dipinto di un antico samurai.
Il titolo era "Gorin no Sho".

Ora, se non sapete chi sia Myamoto Musashi siete pregati di indossare le orecchie d'asino ed aspettare dietro la lavagna.

Tutti gli altri, non hanno bisogno di sentirsi raccontare che stiamo parlando del più famoso ronin di tutto il Giappone, lo spadaccino autodidatta che si è formato allenandosi da solo, in mezzo alle montagne, e che ha combattuto e vinto un numero spropositato di duelli con spadaccini blasonati.

Musashi era un cocktail di esperienza e furbizia.
Le sue competenze erano il frutto di una vita dedicata alla sopravvivenza, ignorando quasi del tutto tradizioni ed etichette e concentrandosi unicamente sulla vittoria.

Il suo percorso lo portò dal grado di "belva addestrata a sopravvivere" a "artista che celebra la vita".

In tarda età non rinunciò mai a combattere se sfidato, riuscendo ad annichilire gli avversari senza ferirli, chiudendo loro ogni possibilità di attacco.

Del Gorin no Sho, il suo testamento sulla strategia del combattimento, quasi tutto è allegorico ed incomprensibile.




Tra le poche cose intellegibili, c'è un brano sulle varie tipologie di guerriero.

Il livello più basso è - dice Musashi - quello del guerriero che fa ricorso ad ogni espediente per vincere.
Forza,tecnica,strategia,armi, mente e razionalità.
Tutto partecipa fermamente alla battaglia ed il resto smette di esistere.

Il livello più alto è quello in cui il guerriero sembra inoffensivo.
Il suo aspetto è distaccato e rilassato ed in battaglia sembra partecipare all'azione ma disinteressatamente.
Toccando la sua spada, non si avverte forza, ma al contrario, scioltezza e mobilità.


Distaccato.
Disimpegnato.
Sciolto e dinamico.

Una questione di livelli....


16 dicembre 2011

Consigli per Natale

In tempi di regali, è d'uopo domandarsi se non vale la pena mettere sotto l'albero un pacchetto per il samurai che è in noi.

In questi giorni TOZANDO sta scontando molti dei suoi pezzi più cari.
I prezzi restano cari comunque, ma molto meno rispetto al listino.
Inoltre ordinando prima del 4 gennaio si partecipa automaticamente all'estrazione  di un viaggio in Giappone.
E scusate se è poco!

Molto più abbordabile,invece, AIKIDO TWENTYFOUR, che ha roba simpatica e a prezzi convenientissimi.
Economica e veloce anche la loro spesa di spedizione....
Che a volte incide non poco sull'acquisto.

Bye gente, e non dimenticate il vostro KI nel Panettone!

14 dicembre 2011

11 dicembre 2011

Lo stage, la sincerità e la buccia di banana

Come alcuni sanno e molti ignorano, recentemente ho partecipato ad uno stage a Granada con Endo Sensei.





Normalmente non amo troppo parlare delle esperienze post stage, perché trovo siano soggettive tanto quanto la visione di un film o di un quadro d'autore.

Qualcuno lo reputa un capolavoro,lo rivede 5 volte o batte all'asta assegni a 4 zeri per averlo sul caminetto,
qualcun altro lo trova un insulso spreco di tela o cellulosa.




Però questa volta strappo la regola e ve ne parlo.
E non per dirvi quanto sia valsa la pena fare 8 ore di volo e 16 di aeroporto, no.
Piuttosto per dirvi PERCHE' ne è valsa la pena!

Prima che lo diciate, NO, non sono un dannato sadico che vuole a tutti i costi farvi morire di invidia.

Mi piacerebbe esaminare,semplicemente, i motivi grazie ai quali, secondo me, un raduno funziona bene anzicchenò.

SINCERITA'.

Il maestro Pinco Pallino insegna un Aikido fatto di bucce di banana.
Ad ogni attacco di uke, lui lancia la sua buccia di banana proprio sotto i piedi dell'altro, in modo da farlo ruzzolare sul tatami.





Ci sono mille altri modi di atterrare uke.
Io li conosco e li preferisco.
Li conosce anche Pinco Pallino.
Solo che lui preferisce le banane.

Sono libero di andare al seminario di Pinco Pallino? Si.
Ma se ci vado devo portarmi le banane e rispettare il criterio scelto da lui.
Punto.
Altrimenti vivo lo stesso, e vivo pure meglio, se non ci vado.
Non solo!
Vivono molto meglio quelli che invece aspettano tutto l'anno di lanciare banane per il tatami.





Sul tatami di Granada eravamo circa 150 persone.
Tutti volevano fare quella pratica.
Non ce n'è stato uno che ha cercato soluzioni al di fuori del campo di ricerca scelto dall'insegnante.
Nessuno che, per esempio, abbia scelto di far male al compagno, perché gli sembrava più efficace....

Questo permette di studiare e di portare appresso delle idee, senza dover passare il tempo a dimostrare ad uke la validità di un metodo, finendo inesorabilmente dopo due giorni a scegliersi i compagni con cui si lavora meglio.

DEDIZIONE.

Quando investo tempo e denaro in uno stage, lo faccio perché voglio allenarmi.
Non voglio parlottare, non voglio fare l'assistente insegnante, scegliendo di praticare solo coi beginners ed imponendo loro la mia visione, non voglio mimare l'allenamento per non sporcare i keikogi.

Voglio praticare con quante più persone è possibile, chiedo una razione abbondante di acido lattico ed occhiaie al calare delle tenebre.





E possibilmente voglio condire il tutto con una bella spruzzata di divertimento.

In questo stage c'è stato uno spreco assoluto di sudore e sorrisi.
Pratica a gogo, con un ritmo così elevato che ricordava i tamburi del Kodo e sorrisi di piacere e gratitudine verso chi ti permetteva di allenarti in questo modo.

Nessuno sprazzo di ego.
Nessuno che ha punito nessun altro per averlo stancato.
Nessuno che ha cercato di bloccare l'azione del partner perchè si sentiva stanco.
Nessuno sguardo rabbioso alla fine della sessione di allenamento.

INTEGRITA'.

Questo punto dovrebbe essere un distintivo della disciplina.
Un Aikido che ha come fine la lesione dell'altro non è Aikido. Punto.
Ma uno stage di 5 giorni dove nessuno si fa male e dove nessuno cerca di farti male anche quando non gli riesce il movimento,è una cosa più unica che rara.

Eppure c'era una commistione di stili, nazioni,elementi e gradi molto eterogenea....
Mi fa pensare molto questa cosa....





GRUPPO.

Per me l'Aikido è fatto per unire.
Una pratica che nasce e muore sul tatami è una pratica fine a sé stessa e per lo più inutile.
Anzi, direi quasi fallimentare.

Un gruppo che lavora insieme per 5 giorni, due volte al giorno, fa Aikido se comincia a cercarsi anche fuori dalla pratica, se sceglie di condividere i momenti di allenamento COME quelli di riposo, se si confronta sul movimento e sulle sensazioni che quel movimento ha lasciato dentro di ognuno.

Questo ho visto a Granada.
Ho visto gente arrivare da sola ed uscire in gruppo dal dojo.
Ho visto smarrimento trasformarsi in sorriso.
Ho visto abbracci alla fine delle lezioni.




FAMIGLIA.

Questo è un punto a parte.
Questo riguarda me e basta.
Luis, Elena, i due Rafael, Nieves,Ana, Kike,Wakana, Antonio, Guglielmo e tutti gli altri...
Mi hanno accolto come se fossi uno di loro.
Completamente, senza nessuna riserva.
NESSUNA.
Ed io mi sono sentito parte del Musubi e del loro clan, come se lo fossi sempre stato.
Sento di avere una famiglia, in Granada.
Sento che loro hanno una famiglia a Napoli.
E sento che se uno solo di noi avesse bisogno degli altri, la distanza diventerebbe in un istante microscopica.