27 marzo 2013

Commistioni interessanti

Tra la ripetizione pedissequa e la sperimentazione, io scelgo sempre la seconda.

Perchè è vero che a volte si entra in vicoli senza uscita e bisogna vestirsi di umiltà e ritornare al punto di partenza, ma tra l'errore e la stasi, io non ho nessun dubbio su ciò che mi spaventa di più.

Premesso questo, vi promuovo un video su una contaminazione molto particolare.
Io l'ho trovato a tratti molto interessante, a tratti molto estremo, troppo, forse...

Lui lo conosco personalmente.
E' un tizio che tocca il metro e novanta e supera il quintale abbondantemente.

Ed uno di quelli che sul tappeto difficilmente definiresti "simpatico omaccione".
I miei gomiti ed il suo naso avrebbero qualche storia colorita da raccontare, a testimonianza di ciò.

Ma è un tipo che si allena seriamente e studia a fondo, fino a muoversi con l'agilità di un Umpa Lumpa nonostante la stazza.

In questa serie di 4 filmati, la commistione è tra Uke di Aikido e Brazilian Jujitsu nella gestione aerea del corpo, nella maniera poco convenzionale di rispondere ai disequilibri e nel rapporto con tori quando questi è in piedi e uke al suolo.

Che vi piaccia o meno, sono sicuro che riuscirà a darvi degli stimoli!




22 marzo 2013

Il Secondo Ingrediente

Chiacchierando con gli amici di Aikido Italia Network, i più costruttivi hanno proposto un secondo ingrediente alla ricetta "aikido".

Parlavano di RIAI.



Il RIAI è la coerenza di lavoro.

Esso indica che ciò che si impara va al di là dell'esercizio attraverso cui lo si impara e le qualità che fa nascere nel praticante apportano benefici in differenti scenari della pratica.

In termini pratici, ciò che si impara in suwariwaza apporta miglioramenti anche al tachiwaza e all'hanmihandachi.

Ciò che si impara in Tanren, nella stasi, migliora la pratica del Ki no Nagare, l'azione, e quello che si allena da Uke accresce ciò che si riesce a fare da Tori.









Ma le aree di competenza in cui il RIAI è più evidente sono sicuramente Bukiwaza e Taijutsu.


Il Taijutsu individua la pratica a mani nude mentre il Bukiwaza si riferisce a tutto ciò che si esegue con le armi.

Per volere del suo Fondatore, l'Aikido non è una scuola di armi.

Le competenze armate di questa disciplina sono molto basiche e per nulla paragonabili a quelle dei Koryu quali Ono Ha Itto Ryu, Katori Shinto Ryu o Kashima Shin Ryu, e nemmeno a quelle dei Budo moderni dedicati alla pratica armata, quali Iaido e Battodo, Jodo o Kendo.

L'approccio aikidoistico alle armi si limita a ciò che è necessario comprendere per decifrare le azioni disarmate che dal Bukiwaza derivano.
Suburi di base, i Kamae e qualche awase col compagno, sono più che sufficienti a comporre un bagaglio di conoscenze di base attraverso cui poter approcciare alle forme del Taijutsu.

O Sensei, infatti, non formalizzò alcun esercizio specifico di Bukiwaza e, sebbene si servisse sovente di Jo e Bokken, li relegò ad un regno empirico più che ad uno sistematico.






Molto del sapere da lui proposto derivava da due scuole antiche presso cui egli si era formato, la Yagyu Ryu, che aveva allenato in età giovanissima, con l'aiuto di suo zio, e la Kashima Shin Ryu, il cui Tempio si trova nella stessa prefettura di Iwama, cittadina presso cui O Sensei si era ritirato, e che ancora conserva nel libro degli allievi la firma di Morihei Ueshiba.




Ad oggi, la pratica armata dell'aikido sarebbe quasi del tutto scomparsa se non fosse stato per il lavoro certosino di alcuni suoi allievi, che ricavarono dalle esperienze proposte dal Fondatore un sistema didattico organizzato.

Saito Sensei in primis, seguito da altri colleghi, quali Kobayashi Hirokazu, Gozo Shioda, Shoji Nishio, Mitsugi Saotome , Koichi Tohei e non ultimo Hiroshi Tada sono alcuni dei Sensei che misero in piedi un metodo di Bukiwaza organizzato e progressivo ed in perfetto RIAI con il Taijutsu da essi proposto.
















Dal mio punto di vista, ciò che è interessante notare è che la presenza di un ingrediente quale il RIAI sposta immediatamente l'attenzione dalle forme ai principi.

Se un principio deve funzionare dinanzi a parametri molto differenti, quali diversa distanza (Jo e Tanto,per esempio), diversa condizione dell'arma (Metallo affilato, Legno rotondo), dinanzi a diversi approcci posturali (Suwari waza e Tachi Waza) non può che essere un principio universale, legato all'unico parametro che resta invariato: il corpo umano e la sua biomeccanica.

Ovviamente questa è una mia percezione personale, ma credo che la differenziazione in aree tanto variegate servisse proprio a creare variabili enormi attraverso cui far emergere i principi comuni, che Morihei chiamava "Leggi della Natura" e che io trovo palesarsi in maniera inequivocabile nella conoscenza e nella consapevolezza di Sè stessi e delle geometrie che regolano il nostro rapporto col mondo circostante.











20 marzo 2013

Il Primo Ingrediente

Quando proviamo a definire l'Aikido, è bene avere molto chiaro quello che stiamo facendo.

Il gioco è quello di risalire agli ingredienti di un cocktail attraverso l'educazione del gusto.




Questo significa che ciò che rende all'aikido la sua personalità, non è la presenza di un ingrediente segreto, 

ma piuttosto la somma degli ingredienti, sapientemente mescolati in proporzioni ben  definite (o quasi!)


Cosa vuol dire questo?
Che grano, latte e pomodoro possono dar vita alla pasta alla Norma ed alla pizza Margherita e che,sebbene composte dagli stessi ingredienti, Norma e Margherita sono due alimenti diversi, con gusti molto diversi ed anche nomi di donna differentissimi...



Ora, mi piacerebbe su questi canali esaminare ad uno ad uno gli ingredienti che compongono il nostro cocktail, lasciando al vostro gusto personale il fatto di metterne un pizzico in più o giusto un aroma.

Oggi iniziamo con il REISHIKI.

Gli ideogrammi che compongono questo termine, sono "REI", il saluto e "SHIKI", forma o formalismo.


Il mondo del Bushido era per sua definizione un mondo Marziale.

Anche gli gnomi ed i puffi ormai, sanno che "Marziale" è un aggettivo che lega a Marte, il feroce Dio della guerra, ed è quindi sinonimo di "Militare".


Chiaro che in un ambiente nettamente gerarchico, la formalità è simbolo di rigore e disciplina, indipendentemente dalla cultura nella quale esso si sviluppa.




Dalle parate nostrane all' HAKA neozelandese, la maniera di presentarsi al popolo, ad un superiore o al nemico è sempre stata una formula magica atta a sentirsi parte integrante di un gruppo ed a riceverne coraggio.


In Aikido la gerarchia è meno esternata che in altri Budo.

Non abbiamo passaggi di cintura e non abbiamo speciali saluti per gradi più alti del nostro, per esempio.

Quindi il Reishiki dlla nostra disciplina è meno esteriore, secondo me.

Credo che esso sia più inerente ad una "Corretta Attitudine Interiore" che ad una forma di educazione coatta...

Se ci sentiamo umili e responsabili nella giusta maniera non ci sembrerà innaturale occupare esattamente il nostro posto nella fila per il saluto, per esempio.





Ovviamente esiste una lista di cose che è corretto fare e di conseguenza, di cose che è corretto evitare, ma credo essenzialmente che esse siano un metodo di riequilibrio dell'attitudine più che un modo per gerarchizzare un gruppo o sottomettere le matricole.

Ecco perchè non esistono sconti per i Sempai e gli insegnanti.

Perchè se il reishiki rappresenta la manifestazione di uno stato interiore, essi sono tenuti a dare il buon esempio.

Ma quali sono i caratteri di questo stato interiore?

Queste potrebbero essere alcune immagini:

Fierezza. La postura è sempre eretta e regale.
Umiltà. E' bene conoscere il proprio posto nel dojo.
Responsabilità. E' bene conoscere il proprio posto rispetto ai principianti ed al Sensei.
Tranquillità. I gesti devono essere completi e profondi.
Rispetto. Non devo imbrattare lo spazio degli altri e non devo metterli in pericolo

Credo che ognuno di noi possa trovarne tante altre...
Commenti in proposito saranno graditi e pubblicati.


Dunque metterei sul bancone del bar una bella bottiglia di Reishiki, per cominciare.
Quello fatto in casa, però.
Quello senza etichette sgargianti e confezioni pompose.

Quello dal sapore vero, naturale e non alterato chimicamente.

Quello che "Quest'anno il raccolto è stato anticipato, quindi è venuto più aspro...l'anno prossimo potrebbe cambiare un pochino!"

Quello che nasce dal cuore educato e non quello che ingabbia forzatamente una mente maleducata.




C'è una disciplina fatta solo di reishiki.
E' uno studio speciale sull'attitudine e su come essa possa influire sul mondo circostante.
Su come ciò che facciamo acquisti il sapore di come ci poniamo nel farlo.
Si chiama ChaDo.
La via del Te.
Un Te che prende l'aroma dello stato interiore del maestro che lo prepara...






7 marzo 2013

"We're Back!"

Ciao gente dell' Aiki.
Come andiamo da queste parti?

Non ve ne uscite con i soliti "tutto ok"..."solite cose"..."'ndiamo avanti"...

Lo sappiamo tutti che non è così.

Basta mettersi a girare un pò per la rete con la search word "aikido" sparata su Gugl, Iutub o Feisbuc che fioccano una serie di Blog, Bloghini, Bloghetti di tizio e caio che si adeguano alla corrente e scrivono sulla rete.

Per dirla tutta, la maggior parte di essi si limita a citare, molto spesso omettendo la fonte, pagine di cultura giappana e marziale riesumata dagli anni ottanta (che Dio li benedica!)

Ok.

Un tempo c'era Aikido Vivo ed un paio di Fratellini, ed ora la famiglia si è allargata e abbiamo a tavola parenti di ventordicesimo grado.

C'è pappa per tutti, non preoccupatevi.

Aikido Vivo resta, che ve lo dico a fare, la Lama Oscura della famiglia.
Quello che dice le cose come stanno, senza troppi fronzoli e salamelecchi, ma che apre il cuore, il mio, senza trattenere ciò che sente e trasuda su una questione o sull'altra.

Riapriamo le danze con un resoconto simpatico.

Recentemente il sottoscritto, che da qui in poi citerò come L.O. , ha posto una domandina facile facile alla comunità Aikidoistica del punto it, chiedendo, come si dice dalle mie parti "A COPP' A MANO" cosa fosse "Aikido" per ognuno di loro.

Adesso, chiariamoci.
Se avessi chiesto "Cos'è l'Aikido?", avrei nettamente orinato all'esterno del vaso creando volutamente scompiglio e malcontento.
No.
Ho chiesto "Cosa TU giudichi -AIKIDO- e cosa no?"

Che ritradotto in linguaggio popolare, vuol dire "Se vedi un video di un tizio in Jeans che lancia nell'etere un altro tizio con la faccia da cattivo, cosa ti fa esclamare << Toh! Esso è Aikido!!>> e cosa , invece ti farebbe asserire il contrario???".

Dopo quasi trecento risposte nessuno, e dico NESSUNO ha sottolineato quali parametri individuano la nostra disciplina e quali se ne discostano.

Ora, facciamo un esempio facile facile.


Se io bussassi a casa vostra e volessi vendervi l' Elfetto, presunto concorrente numero uno del più conosciuto Folletto, e voi mi chiedeste in cosa si differenziano i due, vi aspettereste che io, niente niente abbozzassi due parole e cercassi di definire cosa diavolo sto cercando di rifilarvi????

E se dopo due ore non riuscissi a farlo e spostassi l'argomento sul tempo, sul pranzo o su quanto sarebbe carino avere un sindacato di venditori Elfetto che ci tutelasse e ci rappresentasse, mi mandereste sonoramente a quel paese, ruzzolandomi per le scale con la scopa elettrica e tutti i duecentododici accessori?

D'ora in avanti ci proveremo noi.
Cercheremo di delineare ed approfondire alcuni tratti somatici della nostra disciplina.
Il che, come sempre, non vuol dire che divulgheremo il Verbo Rivelato.
Ma che, ancora una volta, ci prenderemo la responsabilità di mettere sul tavolo quello che è la nostra esperienza ed il nostro sentire.

Avete voglia di darmi una mano?