18 giugno 2013

Seminar Shoot: Roberto Sensei in Naples



Grazie a tutti i partecipanti, e, a coloro che invece sono rimasti a casa, un grosso "Mangiatevi il limone!";-)







11 giugno 2013

Roberto Martucci Seminar a Napoli

Sabato 15 a Napoli avrò il piacere di ospitare Roberto Martucci Sensei ed i ragazzi dell' Aikido Kashin Roma per un seminario che già so che ci farà leccare i baffi fino a consumarceli.

Roberto è un amico, che con me condivide la passione per l'Aikido e per il Cinema, è un eccellente e navigato insegnante, con esperienza in Italia ed all' estero, uno che si è fatto le ossa strutturandole sulle basi dell'Aikido di Tissier e di Gouttard Sensei e che da molti anni segue a stretto braccio Endo Sensei ed il suo lineage.

Oggi è Sesto dan, ma questo dice poco, credetemi.

Venite a vederlo.

Poi mi direte.






8 giugno 2013

Il Tempo, la Coscienza ed il Pacco alle Poste.

Già nella notte dei tempi, i Budoka avevano compreso l'importanza del timing nell'azione.
La gestione dello spazio è il nucleo dell'approccio di base, ma ad un livello più alto gestire correttamente la tempistica permette di muoversi in spazi teoricamente impossibili.



Nell'ultimo periodo sto proponendo degli studi basati sul tempo e sulla presenza mentale nell'azione, evidenziando come il raffinarsi nella percezione del momento ci porti anni luce più avanti nella gestione del disequilibrio nella scelta dello strumento più idoneo.

Possiamo immaginare un rapporto diretto tra presenza e timing.

Più sono presente, più la mia concentrazione permea ciò che mi circonda, più il mio tempo di reazione è stretto e chirurgico.

E' un pò come quando giochiamo ad ammazza la talpa al Luna Park...




Quando siamo solo noi, la mazza e le fottute talpe, siamo in gradi di fare una strage, tanto che il giochino ci pare anche più semplice di quello che è.
Addirittura riusciamo a prevedere il roditore che uscirà e lo colpiamo senza manco vedergli la faccia.
Ma quando giochiamo in coppia con qualcuno che cattura la nostra attenzione, o perchè vogliamo umiliarlo davanti agli amici o semplicemente perchè si tratta della tipa che ci piace, diventiamo delle caccole inebetite e colpiamo tutto eccetto i pupazzi.

In questo rapporto Timing/Coscienza sono stati individuati 4 livelli di pratica.

Il primo si chiama GO NO SEN, ossia "Dopo il Prima".

Go no sen è ricevere, fermare e restituire.
Tra l'attacco e la difesa esiste un margine di attesa piuttosto evidente.
Kenji Tokitsu lo definiva con il ritmo TAM-TAM-TAM, ossia Attacco-Parata-Contrattacco.

Go no sen è come quando chiedi un favore a mio fratello.
Se non glielo chiedi quattordici volte, alzando sempre di più la voce e rompendogli le scatole come una pittima, nemmeno lo schiodi dalla playstation.
"Fabry mi accompagni alle Poste a ritirare un pacco??"
...
"Fabry mi accompagni, devo andare alle Poste c'è un pacco per me!"
...
...
"FAAAA!!! Stai ancora così!?!?!?!?!?!?!"



Il secondo si chiama SEN NO SEN, cioè "Durante il Prima".
Indica il contrattaccare quando parte l'attacco.
Difesa e contrattacco si fondono in un'unica azione, che nasce non appena si manifesta l'attacco dell'avversario.

TAM-TATAM, Attacco-Contrattacco evasivo.

Sen no sen è come quando chiedi un favore a mio padre.
Glielo chiedi e mentre gli parli sta già organizzando la soluzione.

"Pà dovrei andare alle Poste a ritirare un pacco"
E lui si sta mettendo già le carpe per scendere.






Il terzo si chiama SENSEN NO SEN.

Tradotto vuol dire "Prima del Prima".
SenSen No Sen è agire mentre l'altro sta pensando di agire.
Entrare nel vuoto tra pensiero ed azione ed impedire alla determinazione di rendere pericoloso il gesto dell'attacco.
TA-TAM
Lui pensa di colpire, tu lo hai già colpito.

Come quando chiedi un favore a mia madre.
Pensi di chiederglielo e già la trovi fuori casa con le chiavi dell'auto.
"Fabio, non dovevamo andare alle Poste???"





L'ultimo livello è il SEN, l'Attesa.

La presenza è talmente tangibile ed il tempo così tanto sotto controllo, che l'avversario non riesce a formulare nemmeno il pensiero di attaccare.
Semmai avete assistito ad un incontro di Sumo, vi sarete chiesti perchè ogni tanto proprio mentre stanno per partire a razzo, uno dei due si alza e torna a posto.
Non ha trovato spazio per decidere di attaccare.
La sua determinazione è stata soffocata dalla presenza dell'altro e non ha potuto attaccare.

Non c'è suono, ma se ci fosse sarebbe semplicemente il TAM di chi si è difeso, non più da un gesto, ma dal pensiero stesso del gesto.

SEN è chiedere un favore a mia nonna.
Non guida, ma entri in camera sua e, come per magia, già c'è il pacco che stavi pensando di dover andare a prendere...




29 maggio 2013

Kaname Ariga Sensei 51th All Japan

Il tipo a destra si chiama Kaname Ariga:





E' "solo" quarantenne ed è "solo" quinto dan.

Penso che sia una persona speciale ed un aikidoka fantastico.
E nessuno dei due giudizi influenza l'altro.


Di recente è stato convocato per la dimostrazione più importante dell'anno.

"Mantieni un profilo basso", gli hanno detto.

"E' il primo Embukai libero alla All Japan, non strafare" gli hanno detto.
E lui non ha strafatto.

Ma puoi nascondere l'esperienza, la lucidità mentale, il controllo e il piazzamento del centro, pur non sboronando con grosse evoluzioni??

Secondo me no.

E anche quando fa la cosa più semplice e minimale possibile, spacca culi a frotte...

25 maggio 2013

Il cuore di Irimi



Irimi è l'azione.

E' riempire ciò che è vuoto.
E' invadere la struttura dell'altro.
E' entrare nella sua mente nell'istante in cui essa si svuota per attaccare.

Irimi è dominare lo spazio.
Impedire che uke se ne serva per costruire la sua strategia.

Ma ad un livello più ampio è anche creare lo spazio, attirare l'altro in una dimensione nella quale è vittima designata del nostro irimi.

Ci sono molti modi di creare quel vuoto.

Si può proiettare fra le proprie gambe, aprire la distanza con un grande tenshin, tirare indietro il busto di uke...

Oppure si può utilizzare un movimento di cambio d'appoggio.

Sul posto.

Sollevando una gamba da terra mentre il busto resta flessibile e le braccia verticali...

Così:



23 maggio 2013

22 maggio 2013

L'insegnante, l'allievo ed i mobili Ikea

Guardando la sfilza di Shihan in circolazione non solo dal punto di vista pratico ma anche da quello didattico, non puoi fare a meno di guardare i suoi allievi.

In alcuni casi la cosa è molto semplice: guardi l'allievo e sai chi è il maestro.

Non è solo una questione tecnica.
Molto spesso riconosci nell'allievo il tic nervoso dell'insegnante, la peculiare postura a gambe aperte, la maniera di tenere il capo un pò reclinato o i pernacchietti e gli effetti sonori fatti durante il movimento.

Come chi ricalca un disegno, ma non ha ben capito quali tratti sono propri dell'opera e quali,invece, sbavature o macchie di inchiostro.





Non è mio scopo deridere o denigrare in qualche modo chi apprende copiando!

L'imitazione non sempre è limitazione.

Anzi, a dirla tutta credo che fino ad un certo punto possa essere un mezzo per uccidere il proprio Budda: poterne replicare i movimenti ti aiuta a sentirlo più simile a te e ti responsabilizza immediatamente sul resto della ricerca.

Molte volte, però, trovi in giro allievi che non solo non somigliano minimamente ai propri insegnanti, ma che nemmeno si somigliano l'uno con l'altro.

Evidentemente sono il processo di un apprendimento basato sulla presa di coscienza delle proprie caratteristiche fisiche ed emozionali, sullo spingere sè stessi al limite del proprio binario, ma cercando di non forzare la rotta.

I primi, in genere, seguono corsi di un Istruttore.

Istruttore è colui che impartisce istruzioni, e dunque ti dice passo passo cosa fare.
Fin nel più piccolo dettaglio.

Tanti e tanti dettagli che alla fine la mente si inceppa e l'unica cosa che resta da fare è copiare la figura.

Io mi sento uguale quando leggo le istruzioni dei mobili IKEA.

Dopo un pò le straccio tutte e provo a montare tutto guardando la foto sul catalogo.





I secondi sono allievi di un maestro.

Un maestro insegna ispirando.

Un maestro ti mette nella difficoltà e ti sprona a trovare la tua soluzione.
Si preoccupa da dietro le quinte di non modificare ciò che sei, evolvendoti senza pervertirti.

Rispetta la tua percezione, la tua soluzione, la tua interpretazione, sebbene non sempre la condivida, a patto che essa non contrasti con la tua essenza o con l'essenza della disciplina.

Ecco perchè i suoi allievi sono differenti da lui e tra loro.

Sono fiori di specie diversa.
Fiori che ha curato con lo stesso amore e con la stessa dedizione.

Ha posto le condizioni perchè essi sbocciassero.

Perchè essi manifestassero la propria forza nello sbocciare.

Ed ha lasciato che la natura disegnasse la varietà di colori.






O Sensei fu un esempio immenso di cosa voglia dire essere Maestro.

Qual'è il rischio di seguire un maestro?
Poter errare frequentemente.

Ma, dicevo recentemente in un corso, quali sono i significati del termine "errare"?

"Sbagliare", certo.
Ma anche "Muoversi, camminare".

Chi non erra, non sbaglia ma non va.

Chi vuole andare, deve accettare la possibilità di sbagliare...













13 maggio 2013

Il Fiore e la Spada. Diario dal Giappone dei Samurai.

Come promesso, ecco a voi il resoconto delle nostre esperienze al Sol Levante.
A metà tra il video ed il diario, tra il blog ed il confessionale, tra il documentario ed il racconto...
Non solo siamo cresciuti tecnicamente, culturalmente e spiritualmente, ma ci siamo anche divertiti un casino!

Noi stiamo già riorganizzando per l'anno prossimo...
Tenete un pò di ferie da parte!
^_^






12 maggio 2013

Vibration and Connection

Ciao a tutti e bentrovati!!
All'inizio era mia intenzione aggiornare tipo diario di bordo questo blog quotidianamente, dal Giappone.

Purtroppo, o per fortuna, ho scelto una destinazione poco "tecnologica", nella quale internetto era appannaggio di pochi e dove tutti gli altri continuavano ignari,beati e disintossicati a comunicare coi segnali di fumo.






Mentre scrivo, osservo la linea di caricamento su youtube del documentario da noi (ME!) girato e montato col resoconto delle nostre giornate giapponesi, in modo da farmi perdonare l'assenza.

A guardarne l'avanzamento, ci metterà circa settordici ore, quindi portate pazienza...




Tra le belle sorprese trovate in quel di Saku, un paesino di montagna in provincia di Nagano, dove il Saku Dojo risplende come un faro nel buio, una decina di casse piene zeppe di QUESTO , pronte per essere spedite ad Amazon.

Un pò la confidenza, un pò la stanchezza dell'allenamento, un pò gli ettolitri di Sakè, una sera mi sono intrufolato nell'ufficio ed ho convinto Ariga Sensei, ormai entrato nella leggenda sia per le sue imprese in keikogi che per la sua simpatia in abiti borghesi, a vendermene qualche copia.

Il bello  che lui è riuscito, con una faccia da culo tosta non indifferente, a farcele autografare da Endo Sensei in persona.
E cosa ancora più bella, lui lo ha fatto col pennellino da Shodo, prodigandosi in una calligrafia meravigliosa dei kanji AIKIDO, mentre a noi sgorgavano lacrime copiose del genere "Apparizione Mistica e conversione generale".





"Vibration and Connection" è un testo in giapponese con traduzione a fronte in inglese.
Un inglese masticabile da tutti, con qualche termine più acculturato quà e là...





E' una specie di blog di carta.
Un diario di tutte le esperienze principali che hanno fatto di Endo Sensei il maestro che è oggi.
Passa da una dura lezione di Osawa Sensei agli insegnamenti di O Sensei, dalle letture di Kodo Sawaki alle dure parole di Seigo Yamaguchi, dagli scritti di Musashi alla vita da Uchideshi negli anni 60...

Una figata pazzesca.





Una delle riflessioni che mi hanno colpito molto è appena accennata, ma pregna di sfumature.

E' la differenza che passa tra Waza e Kata.

Sensei definisce Kata un allenamento basato su una sequenza preordinata rigida, alla quale l'uomo deve conformarsi perfettamente, sia nel ruolo di tori che in quello di uke.

Distanza, tempi, posizioni, distribuzione dei pesi, quantità di disequilibrio, potenza dei gesti, velovità di esecuzione...tutto nel kata è dettato rigorosamente.

Col tempo esso può essere reinterpretato, ma il canovaccio è quello e va tramandato identico nei secoli dei secoli, amen.

Il Waza è uno strumento, continua Endo Shihan.
Il concetto del Waza vive come un ideale al quale ci si riferisce, ma i parametri cambiano ad ogni esecuzione.

All'inizio il Waza si presenta simile al kata.
Questo perchè chi lo esegue sceglie a modello UNA delle esecuzioni del maestro e cerca di riproprorne le condizioni e gli sviluppi.
Ma esecuzione dopo esecuzione esso diventa più vivo e si contestualizza alle variabili che cambiano ogni volta.

Come il famoso riflesso della Luna sull'acqua, pensavo...
La luna resta nitida e luminosa nel cielo, anche quando il suo riflesso sull'acqua è frastagliato.
Ma se il suo riflesso restasse nitido come la Luna stessa, allora non ci sarebbe più acqua...allora avremmo confuso il lago con uno specchio, una entità naturale con una artefatta...

See you soon, Aikipeople, and Train Smart!



3 aprile 2013

Il Terzo Ingrediente

Bene!
Oggi ho proprio voglia di raccontarvi il punto che, secondo me, è il più rappresentativo della nostra disciplina.


Quello che è difficile trovare altrove, per intenderci.
Quello che o lo accetti e ti ci riconosci, oppure è meglio che vai a fare un'altra cosa...

Sto parlando del Principio di Integrità.

Fondamentalmente esso descrive in maniera assoluta l'obiettivo dell'Aikido quale arte marziale:

"NON ESSERE FERITI".





Questo è quanto.

Non sto passando e chiudendo, non preoccupatevi, è soltanto che questa frase ha già in sè tutto il principio in questione.

In Aikido si mima il combattimento tra due persone  intelligenti.

Un pò come negli scacchi, "perde" colui che non può più muovere, non quello a cui vengono mangiati più pezzi, allo stesso modo in Aikido si cerca di non restare in pericolo, non lasciare aperture.









Non si cerca di ferire l'altro più di quanto lui ferisca te.





Si cerca di non essere feriti, punto.

Uke, il provocatore dell'azione, si muove per mettere Tori in pericolo.

Tori si muove per mettersi in sicurezza e rendere pericoloso per Uke continuare la provocazione.

Mescolare fin quando uno dei due non può più correggere la sua posizione...

Cosa comporta in termini di attitudine il principio di integrità?

La assoluta assenza di vendetta di tori, il cui scopo NON è quello di punire l'altro per aver attaccato, quanto quello di ristabilire una condizione di normalità, nella quale uke non può più rompere i cosiddetti.






Quindi, se per esempio durante l'azione uke si allontana, si chiude e respinge tori, questi considererà il gesto come la fine dell'attacco e un ristabilirsi della normalità.

Uke ovviamente può riattaccare, ma questo da vita solo ad una nuova situazione "anormale", da zero, con la sostanziale differenza che la seconda volta l'attaccante non gode più del vantaggio "effetto sorpresa".

La seconda volta non ha più un tempo di vantaggio...non è più lui a giocare coi bianchi sulla scacchiera.

Il Principio di integrità non si limita al rapporto attacco-difesa, ma invade aree di competenza spesso molto distanti tra loro.

Una delle prime cose che bisogna imparare quando si monta su un tatami è come non ferire sè stessi.




Che senso ha imparre ogni sottigliezza per sottrarci ad un attacco, quando il pericolo proviene dalla maniera sbagliata con  cui ci serviamo del nostro corpo??






La gestione della propria posizione e del movimento del corpo nello spazio va fatta tenendo presente cosa è fisiologico e cosa non lo è.

Purtroppo questa competenza non può essere improvvisata e serve un buon maestro per comprenderla a fondo.

Evitare di sovraccaricare la colonna, di eseguire sforzi a braccia tese, di spingere la rotazione delle ginocchia fuori misura, di cadere schiantando sul tatami, per esempio, sono ottimi punti di inizio.

Provate a dare un'occhiata alle regole di base di igiene sul lavoro e vi renderete conto di quante di quelle cose che l'ASL bolla come"MIODIOTISTAISPACCANDOLEARTICOLAZIONIDASOLO" facciamo regolarmente al dojo...








MA non basta.
Il principio di integrità si può estendere anche al sistema didattico.

Un insegnante è tenuto a costruire un sistema INTEGRO, ossia coerente co sè stesso.

Un pò come nel discorso sul RIAI, un sistema si definisce integro quando preserva i suoi principi al variare dei parametri.

Quando nella differenza iniziale tra due situazioni, si ricerca una soluzione comune e non una soluzione specifica per ogni variabile modificata.

Esempio tecnico maccheronico, ma che rende discretamente l'idea:

Se insegno a non torcere un polso in maniera innaturale su kotegaeshi, per non ledere l'articolazione al compagno e per non ferirlo gratuitamente, laddove il semplice disequilibrio è sufficiente a salvaguardare la mia integrità, il mio sistema è poco "integro" se su shihonage non mi comporto allo stesso modo, se su udekimenage spingo nel suo gomito o se baso il nikkyo unicamente sul dolore...

Il Principio di integrità cammina sottobraccio con quello di Armonia.
E come quelli che camminano troppo vicini, a volte inciampano uno nell'altro e fanno a cazzotti.







Ma di questo parleremo in un prossimo post...

Saluti,gente! ^_^
















27 marzo 2013

Commistioni interessanti

Tra la ripetizione pedissequa e la sperimentazione, io scelgo sempre la seconda.

Perchè è vero che a volte si entra in vicoli senza uscita e bisogna vestirsi di umiltà e ritornare al punto di partenza, ma tra l'errore e la stasi, io non ho nessun dubbio su ciò che mi spaventa di più.

Premesso questo, vi promuovo un video su una contaminazione molto particolare.
Io l'ho trovato a tratti molto interessante, a tratti molto estremo, troppo, forse...

Lui lo conosco personalmente.
E' un tizio che tocca il metro e novanta e supera il quintale abbondantemente.

Ed uno di quelli che sul tappeto difficilmente definiresti "simpatico omaccione".
I miei gomiti ed il suo naso avrebbero qualche storia colorita da raccontare, a testimonianza di ciò.

Ma è un tipo che si allena seriamente e studia a fondo, fino a muoversi con l'agilità di un Umpa Lumpa nonostante la stazza.

In questa serie di 4 filmati, la commistione è tra Uke di Aikido e Brazilian Jujitsu nella gestione aerea del corpo, nella maniera poco convenzionale di rispondere ai disequilibri e nel rapporto con tori quando questi è in piedi e uke al suolo.

Che vi piaccia o meno, sono sicuro che riuscirà a darvi degli stimoli!




22 marzo 2013

Il Secondo Ingrediente

Chiacchierando con gli amici di Aikido Italia Network, i più costruttivi hanno proposto un secondo ingrediente alla ricetta "aikido".

Parlavano di RIAI.



Il RIAI è la coerenza di lavoro.

Esso indica che ciò che si impara va al di là dell'esercizio attraverso cui lo si impara e le qualità che fa nascere nel praticante apportano benefici in differenti scenari della pratica.

In termini pratici, ciò che si impara in suwariwaza apporta miglioramenti anche al tachiwaza e all'hanmihandachi.

Ciò che si impara in Tanren, nella stasi, migliora la pratica del Ki no Nagare, l'azione, e quello che si allena da Uke accresce ciò che si riesce a fare da Tori.









Ma le aree di competenza in cui il RIAI è più evidente sono sicuramente Bukiwaza e Taijutsu.


Il Taijutsu individua la pratica a mani nude mentre il Bukiwaza si riferisce a tutto ciò che si esegue con le armi.

Per volere del suo Fondatore, l'Aikido non è una scuola di armi.

Le competenze armate di questa disciplina sono molto basiche e per nulla paragonabili a quelle dei Koryu quali Ono Ha Itto Ryu, Katori Shinto Ryu o Kashima Shin Ryu, e nemmeno a quelle dei Budo moderni dedicati alla pratica armata, quali Iaido e Battodo, Jodo o Kendo.

L'approccio aikidoistico alle armi si limita a ciò che è necessario comprendere per decifrare le azioni disarmate che dal Bukiwaza derivano.
Suburi di base, i Kamae e qualche awase col compagno, sono più che sufficienti a comporre un bagaglio di conoscenze di base attraverso cui poter approcciare alle forme del Taijutsu.

O Sensei, infatti, non formalizzò alcun esercizio specifico di Bukiwaza e, sebbene si servisse sovente di Jo e Bokken, li relegò ad un regno empirico più che ad uno sistematico.






Molto del sapere da lui proposto derivava da due scuole antiche presso cui egli si era formato, la Yagyu Ryu, che aveva allenato in età giovanissima, con l'aiuto di suo zio, e la Kashima Shin Ryu, il cui Tempio si trova nella stessa prefettura di Iwama, cittadina presso cui O Sensei si era ritirato, e che ancora conserva nel libro degli allievi la firma di Morihei Ueshiba.




Ad oggi, la pratica armata dell'aikido sarebbe quasi del tutto scomparsa se non fosse stato per il lavoro certosino di alcuni suoi allievi, che ricavarono dalle esperienze proposte dal Fondatore un sistema didattico organizzato.

Saito Sensei in primis, seguito da altri colleghi, quali Kobayashi Hirokazu, Gozo Shioda, Shoji Nishio, Mitsugi Saotome , Koichi Tohei e non ultimo Hiroshi Tada sono alcuni dei Sensei che misero in piedi un metodo di Bukiwaza organizzato e progressivo ed in perfetto RIAI con il Taijutsu da essi proposto.
















Dal mio punto di vista, ciò che è interessante notare è che la presenza di un ingrediente quale il RIAI sposta immediatamente l'attenzione dalle forme ai principi.

Se un principio deve funzionare dinanzi a parametri molto differenti, quali diversa distanza (Jo e Tanto,per esempio), diversa condizione dell'arma (Metallo affilato, Legno rotondo), dinanzi a diversi approcci posturali (Suwari waza e Tachi Waza) non può che essere un principio universale, legato all'unico parametro che resta invariato: il corpo umano e la sua biomeccanica.

Ovviamente questa è una mia percezione personale, ma credo che la differenziazione in aree tanto variegate servisse proprio a creare variabili enormi attraverso cui far emergere i principi comuni, che Morihei chiamava "Leggi della Natura" e che io trovo palesarsi in maniera inequivocabile nella conoscenza e nella consapevolezza di Sè stessi e delle geometrie che regolano il nostro rapporto col mondo circostante.











20 marzo 2013

Il Primo Ingrediente

Quando proviamo a definire l'Aikido, è bene avere molto chiaro quello che stiamo facendo.

Il gioco è quello di risalire agli ingredienti di un cocktail attraverso l'educazione del gusto.




Questo significa che ciò che rende all'aikido la sua personalità, non è la presenza di un ingrediente segreto, 

ma piuttosto la somma degli ingredienti, sapientemente mescolati in proporzioni ben  definite (o quasi!)


Cosa vuol dire questo?
Che grano, latte e pomodoro possono dar vita alla pasta alla Norma ed alla pizza Margherita e che,sebbene composte dagli stessi ingredienti, Norma e Margherita sono due alimenti diversi, con gusti molto diversi ed anche nomi di donna differentissimi...



Ora, mi piacerebbe su questi canali esaminare ad uno ad uno gli ingredienti che compongono il nostro cocktail, lasciando al vostro gusto personale il fatto di metterne un pizzico in più o giusto un aroma.

Oggi iniziamo con il REISHIKI.

Gli ideogrammi che compongono questo termine, sono "REI", il saluto e "SHIKI", forma o formalismo.


Il mondo del Bushido era per sua definizione un mondo Marziale.

Anche gli gnomi ed i puffi ormai, sanno che "Marziale" è un aggettivo che lega a Marte, il feroce Dio della guerra, ed è quindi sinonimo di "Militare".


Chiaro che in un ambiente nettamente gerarchico, la formalità è simbolo di rigore e disciplina, indipendentemente dalla cultura nella quale esso si sviluppa.




Dalle parate nostrane all' HAKA neozelandese, la maniera di presentarsi al popolo, ad un superiore o al nemico è sempre stata una formula magica atta a sentirsi parte integrante di un gruppo ed a riceverne coraggio.


In Aikido la gerarchia è meno esternata che in altri Budo.

Non abbiamo passaggi di cintura e non abbiamo speciali saluti per gradi più alti del nostro, per esempio.

Quindi il Reishiki dlla nostra disciplina è meno esteriore, secondo me.

Credo che esso sia più inerente ad una "Corretta Attitudine Interiore" che ad una forma di educazione coatta...

Se ci sentiamo umili e responsabili nella giusta maniera non ci sembrerà innaturale occupare esattamente il nostro posto nella fila per il saluto, per esempio.





Ovviamente esiste una lista di cose che è corretto fare e di conseguenza, di cose che è corretto evitare, ma credo essenzialmente che esse siano un metodo di riequilibrio dell'attitudine più che un modo per gerarchizzare un gruppo o sottomettere le matricole.

Ecco perchè non esistono sconti per i Sempai e gli insegnanti.

Perchè se il reishiki rappresenta la manifestazione di uno stato interiore, essi sono tenuti a dare il buon esempio.

Ma quali sono i caratteri di questo stato interiore?

Queste potrebbero essere alcune immagini:

Fierezza. La postura è sempre eretta e regale.
Umiltà. E' bene conoscere il proprio posto nel dojo.
Responsabilità. E' bene conoscere il proprio posto rispetto ai principianti ed al Sensei.
Tranquillità. I gesti devono essere completi e profondi.
Rispetto. Non devo imbrattare lo spazio degli altri e non devo metterli in pericolo

Credo che ognuno di noi possa trovarne tante altre...
Commenti in proposito saranno graditi e pubblicati.


Dunque metterei sul bancone del bar una bella bottiglia di Reishiki, per cominciare.
Quello fatto in casa, però.
Quello senza etichette sgargianti e confezioni pompose.

Quello dal sapore vero, naturale e non alterato chimicamente.

Quello che "Quest'anno il raccolto è stato anticipato, quindi è venuto più aspro...l'anno prossimo potrebbe cambiare un pochino!"

Quello che nasce dal cuore educato e non quello che ingabbia forzatamente una mente maleducata.




C'è una disciplina fatta solo di reishiki.
E' uno studio speciale sull'attitudine e su come essa possa influire sul mondo circostante.
Su come ciò che facciamo acquisti il sapore di come ci poniamo nel farlo.
Si chiama ChaDo.
La via del Te.
Un Te che prende l'aroma dello stato interiore del maestro che lo prepara...






7 marzo 2013

"We're Back!"

Ciao gente dell' Aiki.
Come andiamo da queste parti?

Non ve ne uscite con i soliti "tutto ok"..."solite cose"..."'ndiamo avanti"...

Lo sappiamo tutti che non è così.

Basta mettersi a girare un pò per la rete con la search word "aikido" sparata su Gugl, Iutub o Feisbuc che fioccano una serie di Blog, Bloghini, Bloghetti di tizio e caio che si adeguano alla corrente e scrivono sulla rete.

Per dirla tutta, la maggior parte di essi si limita a citare, molto spesso omettendo la fonte, pagine di cultura giappana e marziale riesumata dagli anni ottanta (che Dio li benedica!)

Ok.

Un tempo c'era Aikido Vivo ed un paio di Fratellini, ed ora la famiglia si è allargata e abbiamo a tavola parenti di ventordicesimo grado.

C'è pappa per tutti, non preoccupatevi.

Aikido Vivo resta, che ve lo dico a fare, la Lama Oscura della famiglia.
Quello che dice le cose come stanno, senza troppi fronzoli e salamelecchi, ma che apre il cuore, il mio, senza trattenere ciò che sente e trasuda su una questione o sull'altra.

Riapriamo le danze con un resoconto simpatico.

Recentemente il sottoscritto, che da qui in poi citerò come L.O. , ha posto una domandina facile facile alla comunità Aikidoistica del punto it, chiedendo, come si dice dalle mie parti "A COPP' A MANO" cosa fosse "Aikido" per ognuno di loro.

Adesso, chiariamoci.
Se avessi chiesto "Cos'è l'Aikido?", avrei nettamente orinato all'esterno del vaso creando volutamente scompiglio e malcontento.
No.
Ho chiesto "Cosa TU giudichi -AIKIDO- e cosa no?"

Che ritradotto in linguaggio popolare, vuol dire "Se vedi un video di un tizio in Jeans che lancia nell'etere un altro tizio con la faccia da cattivo, cosa ti fa esclamare << Toh! Esso è Aikido!!>> e cosa , invece ti farebbe asserire il contrario???".

Dopo quasi trecento risposte nessuno, e dico NESSUNO ha sottolineato quali parametri individuano la nostra disciplina e quali se ne discostano.

Ora, facciamo un esempio facile facile.


Se io bussassi a casa vostra e volessi vendervi l' Elfetto, presunto concorrente numero uno del più conosciuto Folletto, e voi mi chiedeste in cosa si differenziano i due, vi aspettereste che io, niente niente abbozzassi due parole e cercassi di definire cosa diavolo sto cercando di rifilarvi????

E se dopo due ore non riuscissi a farlo e spostassi l'argomento sul tempo, sul pranzo o su quanto sarebbe carino avere un sindacato di venditori Elfetto che ci tutelasse e ci rappresentasse, mi mandereste sonoramente a quel paese, ruzzolandomi per le scale con la scopa elettrica e tutti i duecentododici accessori?

D'ora in avanti ci proveremo noi.
Cercheremo di delineare ed approfondire alcuni tratti somatici della nostra disciplina.
Il che, come sempre, non vuol dire che divulgheremo il Verbo Rivelato.
Ma che, ancora una volta, ci prenderemo la responsabilità di mettere sul tavolo quello che è la nostra esperienza ed il nostro sentire.

Avete voglia di darmi una mano?


8 febbraio 2013

"Aòòòòòòòò!!!"

"Ma ce sei ancora???"
Lo so che lo avete pensato tanto in questi ultimi tempi.
E vi rispondo una volta e per tutte: Ci sono sempre!
Aikido Vivo non chiude i battenti, ANZI!

Le cose vanno alla grandissima ed in questo momento sono oberato di impegni!

Fra pochi giorni sarà pronto il DVD sul Bukiwaza della nostra scuola e con questo le basi saranno al completo.

Nel frattempo è già in fase di script un lavoro essenzialmente basato sull'applicazione di esse e sulla filosofia di Aikido Vivo!
Concept di Chaos Guidato, esercizi di Jyuwaza armato e disarmato ed uno studio legato esclusivamente al Movimento spontaneo, all'Aikido che nasce dal cuore e non dalla mente.

Contemporaneamente si va avanti con il libro sui principi.
Come, non ve lo avevo ancora detto??
Allora mi è proprio scappato..^_^

Un tomo informale, sullo stile di questo blog.
Io non saprei fare differentemente, d'altronde.

E mica è tutto???

Questo popò di "robba", per dirla alla Verga, deve trovare spazio tra un corso e l'altro, tra uno special Keiko ed un Seminar, tra un viaggio di insegnamento ed un di apprendimento, anche se poi c'è sempre qualcosa da imparare anche quando insegni tu...

Quindi, se vi manca un pò il nostro Aikido, quello divertente, provocatorio, con un piede nella tradizione ed uno nel futuro, ecco dove potete venire a salutarmi nei prossimi giorni:





AGGIORNAMENTO: c'è stata una modifica alle date di Granada. Presto nuove comunicazioni.


18 gennaio 2013

Lo strumento, la melodia e le buste della spesa


Mi ricordo che per molto tempo ho ascoltato musica in maniera del tutto priva di consapevolezza.
Ammetto che i miei gusti musicali sono tutt'oggi non particolarmente ricercati e spesso noiosi, ma non è questo il punto.
Il punto è che ricordo chiaramente la mia assoluta incapacità di capire con quali strumenti fosse suonato il pezzo che stavo ascoltando.
Sentivo la melodia finale, il cocktail ricavato dalla summa delle note, ma non ne riconoscevo l'origine.
Basso, batteria, chitarre, tastiere....
Non ero capace di isolarne le tracce...
Poi, per fortuna, qualcuno mi ha insegnato.




Quando ho iniziato a studiare un approccio istintivo, spontaneo e vivo alla pratica, ho notato una differenza nel mio modo di insegnare i fondamentali.
Non si è trattato, soprattutto all'inizio, di una scelta cosciente.
Si è trattato di una maniera diversa di guardare ad un sapere.
Ciò che era stato per tanti anni un'unica sequenza di movimenti, finalizzata al momento culminante della proiezione o dell'immobilizzazione, diventava una composizione musicale fondata sull'armonia di strumenti differenti, che suonavano insieme ma che esistevano anche singolarmente  e che proprio grazie alla loro unicità donavano ricchezza.




Più passa il tempo, più mi rendo conto che l'Aikido classico vive molto spesso su una catalogazione mnemonica delle tecniche.
Shomenuchi Ikkyo, Shomenuchi Uchikaiten Sankyo, Shomenuchi Ushiro Kiri Otoshi....
Una sorta di lista della spesa, di quella che riempie buste troppo pesanti da portarsi fino a casa, però...
Più passa il tempo, più mi accorgo di guardare a quello che faccio ricercandone gli elementi costitutivi, le viti ed i bulloni, invece che gli ingranaggi belli e formati.
E' da qui che derivò il titolo "Elements" per il nostro DVD.




Scomporre lo strumento negli ingranaggi costituenti.
Smontare una pistola per pulirla e controllarne il corretto funzionamento, aprire il cofano del motore e risistemarne le candele e la cinghia, smontare il computer e sostituire l'hard disk, battere il piolo di blocco della lama nel manico per sganciare una katana e rinsaldarne gli innesti...

Per me questa è la vera conoscenza.
Non quanti strumenti hai, ma in quanti elementi costituenti sei capace di smontare il tuo e quanti altri puoi ricostruirne coi pezzi a disposizione...

Profondità e non vastità.

Poche, semplici cose...ma essere capaci di costruire ciò che ci serve a partire da essi.




7 gennaio 2013

Un nuovo modo di essere Aikidoka...


A seguito di un'importante evento, quale è stato a Torino lo scorso Aikido Blogger Seminar di dicembre, è più che doveroso offrire on-line un rimando di come è andata, giacché questo appuntamento è nato da un idea degli Aikidoka del Web e proprio dalla rete è stato organizzato.

I responsabili di Aikido Vivo e di Aikido Italia Network ne sono stati promotori, mentre al gruppo di Aikime è toccato l'onere dell'organizzazione.

E allora, com'è andata? Circa 70 Aikidoka (58 adulti e 11 bambini, per l'esattezza!) si sono incontrati nel Dojo di San Mauro Torinese che solitamente viene utilizzato per gli eventi che necessitano di più spazio (vedi i passati Seminar con Patrick Cassidy Sensei o "L'Aikido Torinese Riunito" dello scorso anno).

La provenienza era più che mai varia, sia in termini geografici, che di Scuola e stile di appartenenza: per un week end hanno condiviso abilmente lo stesso tatami un grosso contingente di Aikidoka piemontesi e lombardi, ma non sono mancati anche praticanti giunti dal Trentino Alto Adige, dall'Emilia Romagna, Abruzzo, Campania, Sicilia...

Insegnanti (davvero molti gli alti gradi intervenuti, dal 4º al 6º dan!) ed allievi provenienti da Aikikai d'Italia, di Francia, dalla Scuola Aikikai so Honbu, dal Kobayashi Ryu, dall'Iwama Ryu, dal Tendo Ryu, dalla Scuola del Maestro Gramendola e del Maestro Grande... appartenenti ai più disparati Enti (F.I.J.L.K.A.M., C.S.E.N., U.I.S.P., F.I.T.A., A.S.C., Progetto Aiki...) sono mirabilmente riusciti a convivere con profitto e vicendevole arricchimento in quest'occasione, pensata per dire la verità... in modo un po' inconsueto.

La stranezza è consistita nel fatto che i tre Insegnanti che si sono avvicendati a tenere le lezioni (Fabio Branno, Marco Rubatto, Simone Chierchini) hanno iniziato fra loro a COLLABORARE SUL SERIO, lasciando perdere "chi aveva il grado più elevato", "l'esperienza più lunga", "la tecnica più sopraffina"... "l'Aiki-verità più vera"... e considerandosi parte integrante del gruppo di PRATICANTI, sia durante la docenza, sia quando non toccava a loro di insegnare. Leggi cioè: "Si sono divertiti a sudare, cadere... sbagliare, menare e prenderle PURE LORO"!

Questo, secondo noi ha giovato molto all'atmosfera generale, perché ha fatto sentire ciascuno parte di un evento realmente vissuto INSIEME, nel quale non è esistito un "Maestro Buddhico"... da venerare o da imitare anche nei tic facciali, ma una pratica da condividere con l'esempio, l'apertura e la disponibilità di sperimentare cose nuove.

 Vista la grande eterogeneità dei presenti (parlando di estrazione Aikidoistica), le lezioni hanno maggiormente considerato aspetti legati ai principi dell'Arte, rispetto alla tecnica propria di ogni differente metodo (anche se non è mancata neanche quella!)... In sostanza ci si è sfidati a trovare elementi di unione dei veri percorsi, anziché insistere a sottolineae i particolari che potevano dividere... o far arroccare in una posizione sclerotizzata.

 E ci si è riusciti alla grande, anche dai rimandi dei presenti.

Si... perché un'altra delle importanti novità introdotte in questo Aikido Blogger Seminar è stata la possibilità da parte degli partecipanti di esprimersi gli uni nei confronti degli altri e quindi con gli Insegnanti che animavano le lezioni.

L'Aikido, per sua natura, ha un aspetto particolarmente piramidale e meritocratico... ma ecco come abbiamo fatto a renderlo più "orizzontale" e condivisibile:
 - al termine di ogni trance di allenamento (sabato mattina, sabato pomeriggio, domenica mattina) abbiamo invitato i presenti a formare piccoli gruppi (3 o 4 persone) e a discutere fra loro di tematiche particolarmente attinenti all'Aikido ed alla sua pratica;

 - in seguito a ciò, ci siamo riuniti in un grande cerchio intorno al Kamiza, nel quale ciascuno si è sentito libero di condividere cosa era emerso nel suo micro-gruppo, oltre ogni sorta di impressione, ispirazione, critica che la pratica avesse fatto affiorare in lui.
 Inizialmente preoccupati che questo momento potesse non essere capito/vissuto al meglio - la prima volta di una simile proposta sul tatami per la maggior parte dei presenti - ogni cosa però è andata nel modo migliore, in quanto il rispetto personale, delle posizioni ed idee altrui ha fatto da scenario a tutti gli interventi e gli apporti del Gruppo.

Sciolti i primi imbarazzi, è emersa anzi una sana voglia di rimandare le proprie impressioni e punti di vista.
 Cosa può indicare ciò? Forse che la comunità Aikidoistica ha bisogno di "dialogare" e confrontarsi su tematiche (più o meno sempre le stesse)... che fanno sentire soli e immersi nelle problematiche, fino a quando non si comprende che altri praticanti - in altre Scuole, e luoghi del Paese - cercano le soluzioni agli gli stessi problemi!
 Noi siamo partiti chiedendo ai presenti una riflessione su questi semplici tematiche: (sabato mattina) A1 - quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad intraprendere la pratica dell'Aikido? A2 - quali erano/sono le tue aspettative rispetto a questa disciplina? A3 - come pensi di poter in Aikido in essa i tuoi goal personali, se dipendesse da te?

(sabato pomeriggio) B1 - quali sono le principali problematiche che incontri nella pratica dell'Aikido? B2 - quanto pensi esse siano dovute al tuo modo di porti e quanto invece causate dall'attuale assetto della società Aikidoistica in cui sei immerso? B3 - come penseresti di risolvere queste problematiche, se dipendesse da te?

(domenica mattina) C1 - quali sono dal tuo punto di vista le principali prospetive future dell'Aikido? C2 - quale sarà il tuo contributo personale al processo di evoluzione della disciplina che pratichi? Ogni partecipante ha potuto sentirsi - giustamente ed una voltatanto - protagonista dell'esperienza che ha vissuto all'Aikido Blogger Seminar.

 Sono venuti fuori rimandi piuttosto articolati ed interesanti... che però in questa sede non menzioneremo, in quanto appannaggio esclusivo di chi ha avuto il piacere di condividere insieme quegli importanti momenti sul tatami.
Una sola cosa ci viene da dire: grazie per la disponibilità con la quale tutto il Gruppo ha risposto agli stimoli offerti ed ha saputo cogliere importanti occasioni di crescita e di approfondimento della reciproca conoscienza fra i presenti.
 Ci si frequenta poco, ecco perché a volte nascono barriere così difficili da buttare giù! Se ci "toccassimo" un po' più di frequente, anche fra appartenenti a stili/scuole/enti diversi, ci si renderebbe conto che siamo tutti praticanti in marcia verso una destinazione comune, indipendentemente dal mezzo che abbiamo scelto per avanzare.
Avere poi anche la possibilità di parlare con persone il cui contatto poteva essere frainteso o deformato dalle abitudini di pratica che ciascuno possiede, si è quindi rivelato una delle scommessi vincenti dell'Aikido Blogger Seminar!
Nessuna confusione nelle tempistiche: c'è stato tempo per sudare e divertirsi, e tempo per le chiacchiere... spesso nate sul tatami - negli appoisiti spazi previsti - e quindi continuate con i piedi sotto lo stesso tavolo a pranzo ed a cena, davanti ad una pizza ed una bibita!

L'Aikido Blogger Seminar è stato pensato a "basso impatto economico" per ogni partecipante, mirando alla possibilità di una preiscrizione on-line a prezzo agevolato, cercando di ospitare in case private ogni Aikidoka che è arrivato "da fuori" e scegliendo locali in cui è stato possibile pranzare e cenare con qualità a prezzi accomodanti.

Niente che non si riesca a fare con sufficiente organizzazione, e questa ne è stata la prova: tutti gli Aikidoka locali impegnati anche nella parte gestionale (iscrizioni, pulizie, fot, video-riprese)... gli Insegnanti che hanno optato per una sistemazione dignitosa, ma spartana e poco più che un rimborso spese per il loro contributo sul tatami.

Viaggiare e fare esperienza in Aikido anche oggi è POSSIBILE, non c'è crisi che tenga!

 Un altra peculiarità: forse il fatto che gli Insegnanti hanno scelto di ritornare innanzi tutto allievi l'uno dell'altro e di ciascun Aikidoka con cui praticavano... ha permesso che non ci fossero "allievi che avevano voglia di fare gli Insegnanti", come spesso accade a zonzo per i seminari di Aikido.

Ognuno ha saputo stare semplicemente al suo posto, poiché non avvertiva alcun bisogno di proteggere i suoi spazi o invadere quelli altrui: si era semplicemente in armonia!
Pare poco: dovrebbe essere forse la norma, ma provate a girare un po' e fate caso a quante volte capita... Praticare in un'atmosfera semplicemente serena, rilassata e proficua è stato il principale goal che ha fatto innamorare i presenti e ripromettersi che questa non avrebbe vdovuto essere l'ultima volta insieme! Molto probabilmente quindi... to be continued!
 Ma ora lasciamo semplicemente che le gallerie fotografiche esprimano meglio le sensazioni che abbiamo provato a Torino lo scorso 15 e 16 dicembre: ne abbiamo caricate 300 nella pagina FB dell'HARA KAI (l'A.S.D. che ha patrocinato l'evento, nella quale vi chiediamo gentilmente di cliccare il vostro "mi piace"! ^__^)...

 Le potete vedere cliccando QUI, dopo aver effettuato il log-in su Facebook... e 200 (abbiamo raggiunto il limite massimo consentito) sul Flickr cliccando QUI, per chi non fosse presente sul popolare Social Network.

Giudicate voi dalle espressioni dei volti cosa vi siete eventualmente persi, o cosa avete attivamente contribuito a creare... ecco anche un breve report VIDEO!

Inoltre - probabilmente per la prima volta in Italia, se non nel mondo! - questo evento è andato in streaming in diretta, grazie all'amico Massimiliano Gandossi sul canale Tendo Ryu Italia.

Potrete rivedere frammenti di esso cliccando QUI (prima parte, seconda parte, terza parte)!

Non sapevamo di avere questa possibilità: la prossima volta ci organizziamo meglio e pubblicizziamo meglio la cosa... in modo che possiate seguirci da casa e proiettarvi in salotto se non riuscite ad essere con noi sul tatami!

 Fabio, Simone e Marco gradirebbero ricevere, anche in forma anonima, feedback "col senno di poi" da parte dei presenti che avessero piacere di condividere le loro sensazioni a freddo. I contributi (RISPETTOSI, indipendentemente dalle opinioni rimandate) verranno pubblicati sui Blog. Potete scrivere direttamente nei commenti o alle e-mail che trovate on-line: vi ringraziamo sin d'ora per quanto riceveremo, che sarà per noi strumento di ulteriore miglioramento per il futuro! We are Newtype Aikidoka! Fabio Branno Marco Rubatto Simone Chierchini