4 marzo 2012

Così forte, così veloce, così morto...

La recente attenzione per il mondo delle MMA ha coinvolto tutto il pianeta in una nuova dimensione del vecchio Wrestling e del mitico Catch dei primi anni 80.

Tiger Mask ed Hulk Hogan hanno lascito spazio ad atleti scolpitissimi, cattivissimi e drogatissimi.






Il dramma è che, mentre nei suoi predecessori era palese la pantomima, nelle MMA la gente vede "Arti Marziali" e "Reali applicazioni".

Stranamente i più convinti di ciò pare siano proprio i giapponesi, che ignorando completamente il senso delle discipline da loro stessi create, affollano gli stadi incitando all'omicidio il gladiatore che si è fatto di più.




Ma si sa, ognuno si diverte come può e come meglio crede.

Gli stessi giapponesi, maestri di perversioni senza senso, oggi si masturbano a due mani davanti a ragazzine che leccano maniglie delle porte. (!!!!!)





Il problema è quando una disciplina che ha una storia alle spalle e che ha la costruzione dell'uomo come significato, si rivolge alle MMA per attirare clientela.

E' quello che noto nell'Aikido degli ultimi tempi.

Una pratica incentrata unicamente sulla preparazione atletica e sulla fisicità dei movimenti, dove la resistenza, il fiato, la forza muscolare e la velocità sono parametri che definiscono la preparazione di un aikidoka.

Che in questo modo passa inevitabilmente da "Marzialista" ad "Atleta". 

Questo approccio conduce miseramente alla tecnica come routine.

Prendi un esercizio qualunque, le flessioni, per esempio.
E migliora facendone sempre di più e sempre più velocemente.





Ikkyo viene usato allo stesso modo.

Invece che cercare di comprendere la relazione uomo-uomo e spazio-tempo, invece di concentrarci sulla biomeccanica che rende Ikkyo possibile, ci concentriamo sul farlo sempre identico.
Sempre più forte e sempre più veloce.

Voi lo trovate interessante?

Io, personalmente, mi farei due cojotes così...







E non solo.

Lo reputo completamente inefficace dal punto di vista marziale!

Perché laddove nelle MMA ci si allena fisicamente per sopportare lo stress SPORTIVO di un incontro, ci si allena anche su gesti semplici ed adattabili per rispondere alle variabili del combattimento!

In Aikido, ma nel budo in generale, l'incontro non esiste. Perché non esiste il tempo come "ripresa". Esiste il tempo come "istante", invece.

E nell'istante non è il fiato o la resistenza a fare la differenza, quanto una mente libera, reattiva ed adattiva ed un corpo che, inconsciamente, si muove in maniera biomeccanicamente corretta.

Come ci si allena a questo?

Concentrandosi sulla consapevolezza di sé e sull'ascolto dell'altro, secondo me.

Quando Morihei mostrava un movimento e qualcuno gli chiedeva di ripeterlo, lui rispondeva subito di si e ne faceva un altro completamente differente.

Ora, o il Nonno era un dannato schizofrenico, oppure il suo era un messaggio molto forte dato ad una società che tende a cristallizzare il sapere...





L'Aikido,però, che si vede oggi a casa sua, all'Hombu dojo, è spesso molto lontano da quel messaggio.
Molti degli attuali Shihan, pur essendo stati guidati da questo tipo





che era il capo istruttori della baracca, oggi tendono a fare una pratica del tipo "assolutistico".

"Ti faccio Ikkyo, poi Shihonage, poi Sankyo!!"

E qualunque siano le condizioni, qualsiasi sia la posizione o il tempo, forzano la situazione per fare ciò che hanno pensato prima ancora dell'attacco.

E quasi sempre riescono, diciamocela tutta.

Ma riescono solo perché uke è un loro allievo, che cerca di capire cosa il suo insegnante ha pensato un attimo prima, adattandosi a subirlo per non fargli fare brutta figura.




Il mondo alla rovescia, praticamente!

Ma ve lo immaginate un calciatore che prende la palla e già pensa dove scarterà il terzo difensore, prima ancora di averlo guardato in faccia?

Un tennista, che, mentre l'altro prepara la battuta, già pensa a concludere con uno smash!

Ma giusto giusto nel bowling si può lanciare per lo strike, perché si parte da fermi, con birilli immobili e sistemati sempre allo stesso modo da un robot...

Citando un vecchio film, mi viene da dire  "Molto bene! Ma i birilli non reagiscono!"



A cosa conduce questo allenamento?
Ad un ego sconfinato, che esiste al di là dell'attimo e della situazione e che opera secondo pensiero preconcetto, senza necessità di aprire gli occhi e la mente su ciò che sta vivendo.




Ed a restare impallato come un flipper quando uke, fosse anche solo per errore, cambia l'attacco...






10 commenti:

  1. Bellissimo articolo. Gli stessi concetti che condivido anche io.Ma il punto è che comunque non bisogna dimenticare che anche nelle arti classiche ci sono set di allenamento. Solo che essere bravi nel farli non corrisponde a un allenamento ...in velocità e forza (ricordiamoci che anche i taigi nella scuola di Tohei vengono cronometrati)ma nello spogliarsi di concetti quali velocità e forza, per calarsi completamente nel tempo e nello spazio, ovvero nello Yoshi e nel Ma. Nessuna tecnica di aikido riuscirà mai perchè si è più forti e più veloci dell'avversario, ma spesso proprio perchè si è più lenti (ma centrati). Qualcuno direbbe essere il tempo e diventare lo spazio: O Sensei diceva che non c'è spazio e tempo prima di lui, perchè il suo aiki consisteva nell' essere spazio e tempo, e non meramente nel fare più spazio possibile nel più breve tempo possibile come nelle performance sportive. E' questione di timing, di hyoshi, quindi di giusto ritmo, di saper cogliere il vuoto del suki(si dice così?), di essere nel vuoto di spazio e tempo e quindi nel vivere (ed essere)l'istante, e non di velocità tout court. Ma in questo modo tutto l'allenamento deve cambiare di conseguenza ma il punto è che l'istante esiste comunque nel tempo, pur trascendendolo, e che quindi ha un senso il concetto di tempo. Alla fine, è la qualità del vissuto temporale.

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  2. Ciao Fabio!
    Concordo su tutto ed aggiungo che inoltre, forza fisica e fiato ti possono appartenere per un periodo piuttosto limitato della vita. Poi, che si fa?!? Quando non sei più così forte (o piuttosto quando incontri qualcuno più forte di te) o quando il fiato non ti basta più per la sequenza ikkyo-shihonage-sankyo che fai? Lasci perdere anni di pratica? Che comunque, secondo me, se sono stati improntati alla ricerca di un Aikido "fisico" sono comunque anni buttati.
    Alessandro

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    1. In un certo senso hai ragione, ma i "maestri"/atleti si nascondono sempre dietro situazioni che creano ad arte, relativamente alle loro condizioni fisiche...

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  3. L' Aikido è opera di un genio che non lo ha creato per essere insegnato, a differenza dello Judo,.La codifica dell' Aiki, che pure è stata effettuata da
    altri fenomeni, non ha minimamente risolto il problema della trasmissione delle tecniche ''corrette'' proprio perchè la codifica stessa ingessa la tecnica!.La ns. arte marziale preferita è appunto un ' arte. Si cerca
    di copiare il maestro (sperando che sia valido) il quale più che
    qualche principio generale non è che non voglia ma proprio non può dare. Poi
    se il talento c'e' avviene il miracolo: il giro di basso è a tempo, gli sci girano, la delfinata è proprio quella, l' ikkyo è la tecnica giusta al momento giusto. Cosa è successo? Mah.........

    Un saluto e sempre complimenti per l' ottimo sito.

    DANILO BELLAZZI

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    1. Concordo con la tua teoria. Ma credo che ad oggi esistano gli strumenti per creare un artista capace di dipingere ciò che sente, senza limitarsi a copiare o ad utilizzare formar predefiniti.
      Allo stesso modo nel mondo dell'Aikido si sente sempre più l'esigenza di un percorso che guidi verso l'apprendimento di elementi semplic e chiari e dei principi che ci consentano di servircene in libertà.
      Un abbraccio e grazie del commento!^_^

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  4. Perdonami Fabio , ma trovo quest'articolo veramente fuori luogo. Ma ti sei mai allenato di MMA? hai mai combattuto di MMA? Ma come fai a disprezzare una disciplina che comunque esiste, non con questo nome, da più anni dell'aikido, ha i suoi appassionati, i suoi "maestri" . Va bene qualsiasi cosa, ma sinceramente non trovo necessario disprezzare una disciplina per affermare dei concetti della propria.
    Far vedere i praticanti di MMA come drogati, mischiare il Catch, col Wrestling e poi far credere che il pro wrestling sia la stessa cosa. Veramente Fabio sono sconcertato.
    Mi verrebbe da dirti solo di farti un incontro con un praticante da due anni di MMA e vediamo come applichi quegli allenamenti. L'armonia si cerca nel caos vero? Bene fattici una passeggiata nel caos.

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    1. Ciao Marco!
      Se leggi bene il mio scritto, non vuole essere una esamina delle MMA come sport, ma della gente che le guarda e dello spettacolo che ad essa si vuole offrire.
      Non differentemente da quello che avviene in altri sport a livello professionistico, per sopportare certi livelli di stress e per offrire uno spettacolo degno delle aspettative, ossia lungo e sanguinolento, non si può che incorrere nell'utilizzo di stupefacenti.
      Non è certamente un mio scoop: se ascolti qualcuna delle interviste di Silva del periodo post-agonistico, la cosa è detta in maniera esplicita e senza peli sulla lingua.
      Per quanto mi riguarda, ho avuto moltissime occasioni di praticare con atleti di MMA, tutte molto interessanti, e non mi sono trovato più in difficoltà di quanto si siano trovati loro allenandosi con noi.
      Il caos che utilizzo a livello didattico non ha nulla a che vedere con riprese, gare, arbitri e pubblico.
      Nulla in comune con finte, scherma di colpi, boxing o protezioni.
      Nulla a che vedere con date di incontro, avversari singoli e disarmati, ring spazioso e tutto a disposizione.
      E soprattutto, non ci sono vincitori e vinti.
      E tu lo sai perfettamente!^_^

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  5. Resto dell'avviso precedente, e la tua risposta semplicemente lo conferma. Ma forse sbaglio io che non riesco a comprendere i meccanismi della rete, dove forse ci si riversa come in un pensatoio, dove si può dire tutto e a proprio modo. In effetti mi son ritirato quasi in solitudine(non di pratica) perchè non sopporto più questo modo di parlare. Scusa lo sfogo ti mando un abbraccio

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  6. L'eterna disputa tra Maiorca e Mayol. Uno lavora di forza , d'allenamento, fa il gradasso. L'altro medita, usa tecniche orientali. Tutt'e due si arricchiscono in questa disputa e tutti gli apneisti odierni usano un po' dell'uno e un po' dell'altro. Mayol si è suicidato, Maiorca è ancora vivo. Qualcuno potrebbe trarne delle risposte.
    Ma secondo me sbaglierebbe.
    Il combattimento è la stessa cosa, non ci sono verità, ci sono studi, discipline. Gli errori di uno servono alla progressione dell'altro.
    Pensare anche lontanamente che ikkyo allenato di forza o che ikkyo allenato nel "quando capita" possa essere un principio, vuol dire non aver combattuto...mai.

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    1. Bello il paragone Maiorca-Maiyol! Una relazione più agonistica che di auto sviluppo, ma interessante.
      La comprendo!
      Qualche esperienza di Karate e Kickboxing in età adolescenziale, con e garette, gli occhi neri e tutto il resto mi permette di farmi un'idea della competizione,ma...
      Che si intende per "combattere"?
      Affrontare qualcuno in un giorno e ad un'ora prestabilita, per vincere una cintura ed esaltare il pubblico?
      Difficile, difficilissimo!
      Io non avrei speranze!
      Come non ne avrei in un incontro di Sumo, Boxe o Ping Pong.
      Perderei perché non mi sono allenato per quel fine.
      E non l'ho fatto perché non mi interessava né l'attività né la competizione.
      Ho scelto il Budo.
      Così com'è stato concepito all'origine.
      Non la sua versione sportiva, per quanto estrema possa essere.
      E men che mai la coreografia commerciale che oggi viene spacciata per "Aikido".
      Abbraccioni!^_^

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