E' dalla notte dei tempi che l'uomo ama ergersi sui propri simili utilizzando il vecchio trucco della "Comunicazione con gli dei".
Il canovaccio è più semplice delle storie di Paperino: si prende un popolo ignorante, lo si stupisce con un paio di giochi di prestigio, lo si indottrina sull'esistenza di qualcosa che sfugge alla loro miserabile comprensione e ci si erge quali ambasciatori di quella potenza sovrannaturale che può graziare, ma che se si incazza può radere al suolo in un niente.
Ora,permettetemi un consiglio.
Se spostate il vostro immaginario dagli Incas ed i villaggi Celtici e lo trascinate nel mondo dell'informatica, della politica o semplicemente della televisione, vi accorgerete che, a parte l'area nella quale siamo ignoranti, le cose, ai giorni nostri, non vanno poi tanto diversamente.
Qualunque papera di gomma esca col simbolo della mela morsicata, per esempio, è un'ostia consacrata che padre Steve vende (a caro prezzo) ai suoi fedeli.
Qualunque imbecille tatuato si circondi di chierichette siliconate è un cardinale sull'altare della tv.
Perché, pur essendone tutti a conoscenza, non riusciamo ad evitare di comportarci da selvaggi tecnologici?
Per quale motivo siamo disposti a pagare danaro, tempo ed integrità mentale pur di avere qualcuno che ci dica cosa essere?
Perché abbiamo una paura fottuta, secondo me.
Perché l'errore dell'altro è un errore deresponsabilizzante, al quale non dobbiamo rimediare personalmente e che non ci mette alla berlina col mondo, che lo commette assieme a noi.
E, ditemi voi, perché l'Aikido dovrebbe essere differente?
Ecco, appunto.
Non lo è per niente.
L'Aiki è la divinità, O Sensei ne è il profeta ed i Maestroni a lezione sono i sacerdoti.
Uno detiene il verbo, tutti dipendono da lui.
Uno conosce la soluzione, gli altri brancolano nel buio.
Uno detta, gli altri eseguono.
Perché è bravo? Forse!
Ma soprattutto perché ci da passivamente il nostro compitino a casa.
E noi, da bravi scolaretti, impariamo la poesia a memoria e chiediamo la lode.
Ok.
Quando finisce la commedia?
Per favore, qualcuno mi dice dove si accendono le luci?
Ho sentito dire che siamo nel XXI secolo e che è l'era del web 2.0.
Ho sentito dire che tante menti sono meglio di una mente sola.
Ho sentito dire che collaborando alla soluzione di un problema, se ne risolvono tutte le sfaccettature, e non una soltanto.
E mi sono rotto le palle di lezioni che assomigliano sempre di più a funzioni religiose, col predicatore di turno che vuol vendere la saggezza ancestrale.
Ho bisogno di riti collettivi, di tamburi che suonano in armonia e di persone che hanno voglia di pensare, di parlare e di dire la loro.
Ho bisogno di occhi diversi dai miei, per guardare la pratica da più angolazioni possibile.
Ho bisogno di domande che non mi aspetto e di insegnanti che ascoltino, prima di proclamare.
E che la smettano, una volta e per tutte , di nascondersi dietro i vari "Praticate poi capirete", o "Si fa così perché lo faceva il mio Maestro".
Cooperazione, partecipazione,collaborazione.
Ecco il mantra.
La lezione come laboratorio di ricerca, e non come sacrificio religioso all'Ego dell'insegnante.
Perché i campi di battaglia, i riti Maya, i Druidi....sono lontani millenni.
Perché un sistema che non si evolve nella didattica prima e nelle potenzialità,poi,è un sistema inadatto a rispondere ai problemi dell'era in cui vive.
Ed e' un sistema destinato ad estinguersi.
guardarsi dentro implica coraggio e responsabilità. Farsi guidare no
RispondiEliminaOk, mi presento a lezione tatuato e senza giacca, e propongo come tema di studio ushiro katadakudori, se una delle allieve mi abbraccia così, sarò costretto a darti torto!
RispondiEliminaMa poichè ritengo la cosa al limite dell'impossibile (soprattutto perchè non ho allieve) non posso che concordare col tuo pensiero.
;-)
carlo
Bel post!! Buon inizio per stasera.
RispondiEliminaCiao maestro, mi piacciono le tue considerazioni :). Ho un'osservazione da fare: giustissimo che l'insegnante debba ascoltare ed essere la guida all'apprendimento così da stimolare domande e crescita degli allievi e crescere lui stesso, ma è pur vero che all'inizio gli allievi tendono ad essere frettolosi e macchinosi e si rischia che ad ogni cosa che si cerca di insegnare si viene criticati, contraddetti o si discute solo e ci si allena poco. Credo che il carisma dell'insegnante, almeno nella prima fase (l'insegnamento del significato di ciò che si apprende e dei rudimenti "del mestiere") sia fondamentale per tenere a bada l'esuberanza degli allievi. Purtroppo però non tutti i maestri sono carismatici al punto giusto, alcuni non lo sono affatto :( . Questo fa sì che si sviluppi un metodo di insegnamento dogmatico. Con questo non voglio difendere chi di maestro ha poco, anzi. Voglio solo sottolineare come è difficile essere un insegnante e ancor più essere un buon insegnante :)
RispondiEliminaA presto maestro, un abbraccio, ciaoooo
x Gabriele: il coraggio che si manifesta già nello scegliere di studiare Aikido, secondo me!
RispondiEliminax Carlo: fammi sapere se funziona che corro tatuarmi! :D
RispondiEliminax Mariateresa: grazie mille per l'augurio! Tu quando torni, che ci manchi moltissimo?
RispondiEliminax Alessandro: Se ci pensi bene, non è il maestro che ha cercato gli allievi, ma sono gli allievi ad aver cercato il maestro.
RispondiEliminaQuindi mi sembra fuori luogo l'idea di non fidarsi di lui!
Quello che credo è che nelle soluzioni proposte, l'insegnante deve sempre essere consapevole della persona a cui le propone!
Per esempio, io amo molto monitorare l'andamento della lezione chiedendo sempre agli allievi come sta andando, cosa sentono mentre fanno una determinata cosa, e cosa pensano di ciò che sto spiegando.
Certo, a volte l'inesperienza fa dire loro cose molto ingenue, e va bene così.
Ma altre volte sono proprio capaci di stupirmi e di spingermi a studiare aspetti che non avevo considerato!
Cmq ti do ragione!Essere un buon insegnante è veramente difficile!
Io credo (e l'esperienza me lo ha fatto vedere innumerevoli volte) che, quando un maestro non insegna per dogmi ma con principi logici, ragionevoli ed applicabili a tutti spiegano le dovute differenze e, soprattutto, dimostrando quello che dice applicando tali principi e non usando i "trucchetti" o l'uke compiacente di turno, le contestazioni o le domande fanno scaturire soltanto riflessioni ed approfondimenti. Non ci si può mettere a discutere quando la dimostrazione è lampante aldilà di ogni discussione. Quando l'allievo che solleva il dubbio "sente" sulla sua pelle inequivocabilmente la dimostrazione del principio ... come può esserci discussione? Al limite possono esserci domande di approfondimento. I dubbi e le discussioni nascono soltanto quando viene detto "quando sarai grande capirai, ora fa solo quello che ti dico". C'è un bellissimo libro di Gaku Homma "Aikido per la vita" che svela parecchi trucchetti per quello che sono, specchietti per le allodole. A me personalmente non sono mai piaciuti i "maestri" che si ammantano di poteri mistici, che non spiegano i perché ed i percome, che non si mettono alla prova con altri al di fuori dei loro uke favoriti, che non sbagliano mai o che, se sbagliano, si salvano in corner dicendo ... "vi ho fatto vedere come non si fa". Ma è un mio pensiero personale.
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