19 luglio 2011

Musashi, la Febbre e Peppino Di Capri

Al mio primo stage con un maestro giapponese, sentii una frase che all'epoca sembrò aprirmi la mente.
"Sul tatami si dovrebbe camminare solo utilizzando gli Ashi Sabaki dell'Aikido!" disse "Ayumi Ashi,Okuri Ashi e Tsuki Ashi, in aggiunta ai vari Tenkan e Kaiten in tutte le salse, strofinando bene i piedi al suolo!"

Non vi dirò di chi sto parlando, altrimenti non potrei maledirlo pubblicamente bestemmiando le ore ( un numero incommensurabile, credetemi!) passate a muovermi come un golem sifilitico, inciampando per tutti i tappeti di casa mia!




Quando ormai mi ero abituato a camminare coi piedi piatti, ancorati al suolo, un altro maestro venne e mi corresse.
"Dal primo momento in cui si sale sul tappeto, fino al saluto finale, bisogna restare bassi sulle ginocchia e con le dita dei piedi ad uncinare il tatami!!"


Così, in breve tempo, le mie dita divennero prensili, ed i miei quadricipiti raggiunsero le dimensioni di una damigiana di vino.

Da 40 litri.





Devo ammettere che nel frattempo le mie chiappe diventavano più sode ed i miei fianchi meno morbidi...

Ma mentre il mio ego narciso cresceva satollo, allo stesso tempo notavo una diminuzione della naturalezza e della fluidità dei movimenti.

Mentre in costume sfoggiavo delle cosce da atleta, in hakama mi sentivo impacciato, arrugginito, come la pubblicità dello Svitol prima dello Svitol.

Sapete qual'è la cosa che più frega un marzialista in difficoltà?
La convinzione che la soluzione sia sempre "allenarsi di più", e non "con più intelligenza".

"Le mie gambe non sono ancora sufficientemente forti", mi dicevo "ho bisogno di più allenamento!"
E giù a correre, ad allenarmi coi pesi alle caviglie ed a fare migliaia di ashisabaki restando più basso possibile!





Niente.
Che ci crediate o no, la situazione peggiorava sempre di più!
I miei insegnanti dicevano che tutto andava bene, che ero sulla corretta Via, ma, vi assicuro, mi sentivo come se facessi Aikido immerso nel Ciobar.

Con un pianoforte in braccio.

Una sera mi toccò sostituire mio padre al corso.
Ed avevo la febbre alta....

Ricordo vividamente lo sguardo di mia madre, quando mi vide, ancora col pigiama di Pail riempire la borsa col keikogi.




Ricordo la sensazione di scendere le scale mezzo barcollante, con le gambe molli e le ginocchia che, in tutta autonomia, ballavano il Twist con Peppino Di Capri.

Mi dissi che, con tutto l'allenamento che avevo fatto, le gambe si sarebbero mosse da sole, che avrebbero sprigionato la forza necessaria per piazzarmi nelle posizioni e sostenere gli uke.

Mi sbagliavo, e non sapevo quanto.

Al primo tenchinage, non il secondo o il terzo, al PRIMO, caddi insieme al compagno.




Un misto di vergogna ed incazzamento si fusero nella mia pancia e mi accesero il volto, portando la mia temperatura ai livelli dell' "Inferno di Cristallo".

Ero lì, ero davanti ai miei compagni-allievi, e non riuscivo più a fare una tecnica?
Invece di proiettare gli uke, cadevo come un ubriacone fuori dalla cantina?




Ricominciai con più calma.
Invece di cercare di piazzare la mia base per lanciare il compagno, provai ad attaccare direttamente la sua per indebolirla, per combattere ad armi pari.
Invece posizionarmi ed agire, provai ad agire senza fermarmi, senza trovare nessuna posizione.

Incredibilmente, il mio Tenchinage, ed il mio Ikkyo, il mio Kotegaeshi, quella sera, sembravano irresistibili....
Nemmeno i più talentuosi tra i presenti riuscivano a starmi dietro: cadevano rovinosamente ancora prima di aver capito di che tecnica si trattasse.



Al momento non capii che il non piazzarmi non permetteva loro di ripiazzarsi.
Mi convinsi soltanto che lo stato febbricitante mi aveva permesso di lasciarmi possedere dallo spirito di O'Sensei, che mi era arrivato in soccorso per evitarmi ulteriori figuracce e che mi avrebbe lasciato alla prima Tachipirina.



Tempo dopo incontrai un altro Maestro.
Non disse mai cosa dovevamo fare e cosa no.
Disse semplicemente quello che faceva lui.
Ci spiegò perchè lo faceva e cosa sentiva col suo corpo mentre si muoveva in un certo modo.

Disse che un giorno, O' Sensei, gli chiese di non fare rumore strusciando i piedi sul tatami, ma di camminare leggero, come se saltellasse.
In quel tempo, O' Sensei studiava il Libro dei Cinque Anelli di Musashi, in cui si dice che strusciare i piedi è un'abitudine nata nei dojo e che farlo in mezzo alla natura equivale a sbattere costantemente contro qualcosa.
Aggiunse "Non mi piace radicarmi costantemente al suolo, non amo che il mio peso fermi le mie gambe. Preferisco sentirmi in disequilibrio e mobile, piuttosto che in equilibrio ma bloccato!"




Devo ammettere che fu una grossa ispirazione!

Ovviamente "Disequilibrio", per lui, significava non trovare la stasi nel sistema "Tori", ma restare dinamici e trovare un equilibrio unico nel sistema "Tori-Uke"...

Anni dopo, mentre tenevo uno stage, corressi un principiantissimo su come muovere i piedi per spostarsi su un lato.

Lui mi rispose "E' il mio corpo! Per favore,dimmi solo dove devo andare, so io come andarci! Altrimenti mi blocco!"

Lo ammetto. Il primo impulso fu di randellarlo come un fabbroferraio.





Poi ci pensai.....e se avesse avuto  ragione lui?

Quando ci sediamo, non facciamo calcoli sull'altezza della sedia, sulla velocità di discesa e sulla distanza tra i piedi.

Sappiamo solo che il nostro deretano deve finire sulla seduta.

Quando inciampiamo, il corpo si muove da solo e recupera l'equilibrio...
E lo fa SPONTANEAMENTE!

Non c'è tempo nè modo di pensare a come muovere i piedi per non cadere...




"Spontaneamente"......Questa è la soluzione!
Spontanei in relazione ad un obiettivo.
Ci muoviamo per andare a destra.

L'obiettivo NON E' il movimento, ma andare a destra (o a sinistra, non stiamo mica facendo politica!! ;) )

Se io vi chiedessi di alzarvi, in questo preciso momento, e di prendermi un bicchiere d'acqua, quanto tempo ci mettereste?

E se invece vi chiedessi di spostare il peso sulla gamba destra, scivolare con la sinistra di trenta cm lontano dalla sedia, cambiare l'appoggio, spingere con le anche sulla gamba e sollevarvi, raggiungere il frigo con 8 passi, aprirlo con la mano destra, prendere la bottiglia con la mano sinistra......

Ahhhhhhh......mi sa che morirei di sete!

^____________^

8 commenti:

  1. Fabio, questo è stato uno dei post che mi è piaciuto di più...complimenti!!
    E comunque volevo dire a Bruce che, lui non lo sa, ma il nostro maestro è anche meglio dell'acqua..egli è come nuvola!
    Bravo Fabio!

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  2. AHAHA!
    Non raccontarlo in giro, però!!!!
    Preferisco tenere segrete le mie armi!!! ^__^
    ;)

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  3. bel post…

    (chissà se blogspot questa volta mi fa commentare)

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  4. oh grazie! ci rivediamo a settembre mi sa… :-)

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