4 maggio 2012

Imitare e Limitare - di Gabriele Pintaudi

Lascio quest'oggi la parola al Pinta, allievo ed amico, insegnante della F.It.A. a Palermo ed autore di un Libriccino che qualche tempo fa consigliai vivamente.


Gabry è giovane e scrive tosto.


Astenetevi dal leggere i suoi scritti se siete impressionabili.


Ma se supererete lo shock iniziale, vi lascerà un bel po' di cose sulle quali riflettere... 










Oggi rivedo i miei vecchi video e le foto con un tocco di nostalgia ma anche di divertimento. Nostalgia per quanto riguarda il periodo emotivamente forte, divertimento perché tutto quello che facevo nasceva dalla necessità di emulare il maestro preferito di turno.

Ricordo ancora come difendevo la figura che seguivo cercando sottilmente (ed inconsapevolmente) di convincere gli altri, sottolineando quanto lui fosse “il migliore”. 

Non c’è nulla di male, tutti abbiamo bisogno di una guida, di un riferimento, di un periodo 
"adolescenziale" po' svaporato.


Il problema nasce quando, col passare degli anni, il tuo riferimento diventa il tuo idolo religioso da venerare ... e non è sempre facile che tu te ne renda conto.
 La santina del maestro che hai sul portafogli o il poster firmato del tuo riferimento, non ti rendono più bravo. 






Il nostro fondatore ha avuto il coraggio di rompere gli schemi e di rinnovarsi, e noi cerchiamo in tutti i modi di aggrapparci a qualche modello preconfezionato che ci dia sicurezze e certezze. 


Questo modello può essere un maestro, uno stile, una federazione, un’ideale politico, un’arte marziale … rimarrà sempre un giocattolino.



La verità è che abbiamo paura di assumerci la responsabilità di trovare la nostra reale strada, quella autentica, quella artistica dell’anima.


 Per me coloro che non fanno altro che parlare, imitare e osannare il loro idolo, che sia un Saito, un Tissier, un Endo, un Tada, un Toehi, sono come  burattini!






Quando ci polarizziamo a favore, inevitabilmente lo facciamo anche contro.


Non puoi difendere qualcosa senza andare contro un’altra, è la natura.


 Questo è il pensiero dualistico che, stranamente, si dovrebbe abbattere se veramente si pratica una disciplina definita “la via dell’armonia”.


 Ovviamente questa famosa armonia non è il costruire tecniche mosce, così come l’amore di cui in aikido si parla non è quell'idea romantica e sentimentale che noi immaginiamo perché rapportiamo tutto al nostro livello di conoscenze.


 L’energia, il famoso KI, potrebbe essere anche quella forza di volontà nel cercare di spezzare le catene che ci tengono imprigionati in un ideale qualsiasi.

Dovremmo, una volta per tutte, smetterla di dipendere da una figura qualsiasi, da una tradizione, e iniziare a guardarla più come una influenza che come il proprio assoluto punto di riferimento.


 Che ruolo abbiamo noi in tutto questo? Noi dove siamo?





Semplice, un maestro con un grande ego vorrà dei cloni accanto a se, un maestro VERO invece, proprio come un genitore, cercherà di non condizionarvi e di rendervi indipendenti.
 
Oggi invece si fa a gara a chi somiglia di più al proprio idolo, assumendone perfino la postura, le abitudini, e a spesso anche il modo di parlare.


 Mostruoso, deprimente, soprattutto perché c’è gente che è ben felice di ciò.


 Questo attaccamento emotivo genera pregiudizio, sia in positivo che in negativo. Il rischio è quello di rimanere bambini per sempre, alla ricerca di riconoscimenti, paurosi di perdersi lo stage del proprio idolo religioso.

Sappiamo fare tutte le tecniche di tutti i maestri, peccato che ci manca la NOSTRA tecnica, la NOSTRA visione, il NOSTRO spirito.




 L'essere umano ha paura ed è insicuro, e finché non si rende quantomeno conto di ciò, non potrà mai liberarsi: potrà solo parlarne per compensarne l'assenza di azione.


 Potrà filosofeggiare limitandosi a copiare a pappagallo la storia dell'aikido imparando a memoria le frasi di M.Ueshiba, o di tutti i maestri.


 Ma a che serve?


 A CHI serve?


 Oggi siamo pieni di interviste di maestri, articoli, libri, video, che esaltano se stessi raccontando la loro storia personale e la loro grande esperienza. Oppure di altri che criticano per paura di essere criticati, o che fanno le vittime per i mancati riconoscimenti.


 Ragazzi, questo non ha niente a che vedere con l'aikido. 


Ogni manifestazione di ricerca di importanza personale, è assenza di armonia, quindi per quanto bello puoi essere e conoscere i tuoi 500 ikkyo di tutti i maestri copiandone pure il sopracciglio alzato o il pernacchio sul tenkan, vuoi solo darti importanza.






 E l'importanza la si ottiene facilmente lamentandosi e commiserandosi, facendo la vittima.


 Basta solo dire "noi non facciamo competizione" per ammettere che ti senti superiore e ti stai dando importanza. L'ego è sottile, invisibile, ma subentra all'interno di chi vuole farsi guidare da lui.

Per fortuna c'è ancora gente che cerca di lanciare un messaggio che possa essere catturato da coloro che avvertono, potenzialmente, questo desiderio di liberarsi dai condizionamenti.


 Sappiamo bene che non c’è speranza per coloro che indossano gli abiti del loro maestro – idolo imitandone anche la postura a tavola.


 Il politico sarà seguito da allievi come lui, la pratica è un'altra cosa.


 Ed in fondo è giusto che sia così, c’è chi si limita ad emulare senza sapere che è posseduto da una falsa personalità meccanica, e chi invece cerca di trovare la PROPRIA strada con 
naturalezza e spontaneità.

Ci si rivolge a coloro che percepiscono queste catene, mossi solo dalla passione per la pratica. 


Per gli altri non reste che una vana speranza.


Sveglia Gente!



1 commento:

  1. Naturalmente concordo pienamente sulle considerazioni di "Gabry/Pinta"...
    per dare un ulteriore contributo vorrei parlare di cosa è "per me" una disciplina.
    Una disciplina è il risultato di:
    1)tattica/strategia
    2)metodo d'allenamento
    3)tecnica
    Ognuna di queste personalizzabile, a meno di far parte di koryu.
    Quindi per me ogni persona è responsabile del mix che riesca a produrre.
    E questo è anche il motivo perchè, secondo me, ognuno ha ragione nel dire che il "suo" aikido è il più giusto.
    Quello che non va proprio, è quando si affermano certe cose tipo:
    la metodica x è la più giusta in assoluto.
    in assoluto rispetto a cosa?
    all'efficacia?
    all'efficenza?
    al combattimento?
    all'apprendimento di una coreografia?
    alla salute?
    all'armonia?
    etc
    Le metodiche devono cambiare in base agli obiettivi, altrimenti NON servono a nulla.
    La tattica/strategia che scegliamo quindi modificherà conseguentemente le metodologie.
    Così come la tecnica e il modo d'allenarla si modificherà in base a cosa "vogliamo", all'ambiente in cui viviamo, al background dell'istruttore, ai discenti che abbiamo.
    A questo punto si potrà ancora chiamare Aikido qualcosa di completamente diverso da un altro?
    Secondo me si, ma comprendo anche chi la pensi diversamente.
    Di solito prima di parlare con qualcuno dell'Aikido faccio sempre la stessa domanda:
    cosa è per te? Quale sono(per te) i principi base da perseguire?
    Solo dopo queste risposte posso dialogarne portando le mie ragioni. Viceversa non si arriva mai a nulla.
    Anche qui faccio un esempio concreto.
    La scuola d'Iwama pone come metodologia il lavoro di 1/3 ken/jo/taijutsu(magari in un corso di 3 ore settimanali anche).
    Come obiettivo poniamo: raggiungimento del lavoro armonico tra due praticanti in attacco libero.
    la mia risposta sarà necessariamente:
    non va bene, perchè apprendere troppe variabili porterà necessariamente il nostro corpo a rispondere in ritardo.
    Ma questo non lo dico io perchè sono il gran maestro, lo dice la scienza, la teoria dell'allenamento, gli studi sugli automatismi.
    ma allora il metodo Iwama è sbagliato?
    Saito sensei era un coglione?
    NO, assolutamente...era perfetto per gli obiettivi di Saito, è perfetto per acquisire altre abilità/capacità.
    Ma si preferisce sempre fare confusione, far credere che qualcosa vada bene per tutto.
    Perchè?
    Va bene lo dico...per: soldi/potere/ignoranza/perquietovivere/perfarpartedelgruppo/perchèsiamoincapacidiprenderciresponsabilitàpersonali ...
    Stessa cosa per i gradi.
    E allora si confonde il mare Aikido spacciandolo per:
    Arte marziale
    arte salutistica
    arte allenante il fisico
    arte magica
    arte danzante
    arte filosofica
    arte armata
    meditazione in movimento
    koryu
    etc
    scordandoci che per ognuna di queste cose esistono metodi più performanti di altri.

    RispondiElimina