22 maggio 2013

L'insegnante, l'allievo ed i mobili Ikea

Guardando la sfilza di Shihan in circolazione non solo dal punto di vista pratico ma anche da quello didattico, non puoi fare a meno di guardare i suoi allievi.

In alcuni casi la cosa è molto semplice: guardi l'allievo e sai chi è il maestro.

Non è solo una questione tecnica.
Molto spesso riconosci nell'allievo il tic nervoso dell'insegnante, la peculiare postura a gambe aperte, la maniera di tenere il capo un pò reclinato o i pernacchietti e gli effetti sonori fatti durante il movimento.

Come chi ricalca un disegno, ma non ha ben capito quali tratti sono propri dell'opera e quali,invece, sbavature o macchie di inchiostro.





Non è mio scopo deridere o denigrare in qualche modo chi apprende copiando!

L'imitazione non sempre è limitazione.

Anzi, a dirla tutta credo che fino ad un certo punto possa essere un mezzo per uccidere il proprio Budda: poterne replicare i movimenti ti aiuta a sentirlo più simile a te e ti responsabilizza immediatamente sul resto della ricerca.

Molte volte, però, trovi in giro allievi che non solo non somigliano minimamente ai propri insegnanti, ma che nemmeno si somigliano l'uno con l'altro.

Evidentemente sono il processo di un apprendimento basato sulla presa di coscienza delle proprie caratteristiche fisiche ed emozionali, sullo spingere sè stessi al limite del proprio binario, ma cercando di non forzare la rotta.

I primi, in genere, seguono corsi di un Istruttore.

Istruttore è colui che impartisce istruzioni, e dunque ti dice passo passo cosa fare.
Fin nel più piccolo dettaglio.

Tanti e tanti dettagli che alla fine la mente si inceppa e l'unica cosa che resta da fare è copiare la figura.

Io mi sento uguale quando leggo le istruzioni dei mobili IKEA.

Dopo un pò le straccio tutte e provo a montare tutto guardando la foto sul catalogo.





I secondi sono allievi di un maestro.

Un maestro insegna ispirando.

Un maestro ti mette nella difficoltà e ti sprona a trovare la tua soluzione.
Si preoccupa da dietro le quinte di non modificare ciò che sei, evolvendoti senza pervertirti.

Rispetta la tua percezione, la tua soluzione, la tua interpretazione, sebbene non sempre la condivida, a patto che essa non contrasti con la tua essenza o con l'essenza della disciplina.

Ecco perchè i suoi allievi sono differenti da lui e tra loro.

Sono fiori di specie diversa.
Fiori che ha curato con lo stesso amore e con la stessa dedizione.

Ha posto le condizioni perchè essi sbocciassero.

Perchè essi manifestassero la propria forza nello sbocciare.

Ed ha lasciato che la natura disegnasse la varietà di colori.






O Sensei fu un esempio immenso di cosa voglia dire essere Maestro.

Qual'è il rischio di seguire un maestro?
Poter errare frequentemente.

Ma, dicevo recentemente in un corso, quali sono i significati del termine "errare"?

"Sbagliare", certo.
Ma anche "Muoversi, camminare".

Chi non erra, non sbaglia ma non va.

Chi vuole andare, deve accettare la possibilità di sbagliare...













2 commenti:

  1. Questo è proprio un bel post, ispira davvero. Il caso vuole che ieri sera abbia fatto un discorsetto ai miei compagni di viaggio, persone che conservando la loro unicità seguono le istruzioni, semplici ma talvolta troppo dettagliate (come per i mobili Ikea!) impartite dal sottoscritto. Non mi considero maestro nel senso di maestria dell'arte che ho scelto di intraprendere come praticante (probabilmente non basterà una vita intera) ma mi considero maestro di me stesso. Lo dico senza falsa modestia poiché sono felice di aver sempre ponderato gli altrui insegnamenti, di mettere in pratica nel mio quotidiano l'essenza di letture, aforismi o saggi esempi di chi mi ha preceduto nella "via", ho sempre rispettato l'altrui pensiero pur non condividendolo sempre. Ho coltivato il mio, di pensiero, secondo la mia natura, ritmi, sensazioni, esperienze. Questo è quello che mi sforzo di trasmettere agli altri, pura e semplice fonte di ispirazione per essere se stessi, belli e unici in qualsiasi campo proprio perché diversi...

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