20 marzo 2013

Il Primo Ingrediente

Quando proviamo a definire l'Aikido, è bene avere molto chiaro quello che stiamo facendo.

Il gioco è quello di risalire agli ingredienti di un cocktail attraverso l'educazione del gusto.




Questo significa che ciò che rende all'aikido la sua personalità, non è la presenza di un ingrediente segreto, 

ma piuttosto la somma degli ingredienti, sapientemente mescolati in proporzioni ben  definite (o quasi!)


Cosa vuol dire questo?
Che grano, latte e pomodoro possono dar vita alla pasta alla Norma ed alla pizza Margherita e che,sebbene composte dagli stessi ingredienti, Norma e Margherita sono due alimenti diversi, con gusti molto diversi ed anche nomi di donna differentissimi...



Ora, mi piacerebbe su questi canali esaminare ad uno ad uno gli ingredienti che compongono il nostro cocktail, lasciando al vostro gusto personale il fatto di metterne un pizzico in più o giusto un aroma.

Oggi iniziamo con il REISHIKI.

Gli ideogrammi che compongono questo termine, sono "REI", il saluto e "SHIKI", forma o formalismo.


Il mondo del Bushido era per sua definizione un mondo Marziale.

Anche gli gnomi ed i puffi ormai, sanno che "Marziale" è un aggettivo che lega a Marte, il feroce Dio della guerra, ed è quindi sinonimo di "Militare".


Chiaro che in un ambiente nettamente gerarchico, la formalità è simbolo di rigore e disciplina, indipendentemente dalla cultura nella quale esso si sviluppa.




Dalle parate nostrane all' HAKA neozelandese, la maniera di presentarsi al popolo, ad un superiore o al nemico è sempre stata una formula magica atta a sentirsi parte integrante di un gruppo ed a riceverne coraggio.


In Aikido la gerarchia è meno esternata che in altri Budo.

Non abbiamo passaggi di cintura e non abbiamo speciali saluti per gradi più alti del nostro, per esempio.

Quindi il Reishiki dlla nostra disciplina è meno esteriore, secondo me.

Credo che esso sia più inerente ad una "Corretta Attitudine Interiore" che ad una forma di educazione coatta...

Se ci sentiamo umili e responsabili nella giusta maniera non ci sembrerà innaturale occupare esattamente il nostro posto nella fila per il saluto, per esempio.





Ovviamente esiste una lista di cose che è corretto fare e di conseguenza, di cose che è corretto evitare, ma credo essenzialmente che esse siano un metodo di riequilibrio dell'attitudine più che un modo per gerarchizzare un gruppo o sottomettere le matricole.

Ecco perchè non esistono sconti per i Sempai e gli insegnanti.

Perchè se il reishiki rappresenta la manifestazione di uno stato interiore, essi sono tenuti a dare il buon esempio.

Ma quali sono i caratteri di questo stato interiore?

Queste potrebbero essere alcune immagini:

Fierezza. La postura è sempre eretta e regale.
Umiltà. E' bene conoscere il proprio posto nel dojo.
Responsabilità. E' bene conoscere il proprio posto rispetto ai principianti ed al Sensei.
Tranquillità. I gesti devono essere completi e profondi.
Rispetto. Non devo imbrattare lo spazio degli altri e non devo metterli in pericolo

Credo che ognuno di noi possa trovarne tante altre...
Commenti in proposito saranno graditi e pubblicati.


Dunque metterei sul bancone del bar una bella bottiglia di Reishiki, per cominciare.
Quello fatto in casa, però.
Quello senza etichette sgargianti e confezioni pompose.

Quello dal sapore vero, naturale e non alterato chimicamente.

Quello che "Quest'anno il raccolto è stato anticipato, quindi è venuto più aspro...l'anno prossimo potrebbe cambiare un pochino!"

Quello che nasce dal cuore educato e non quello che ingabbia forzatamente una mente maleducata.




C'è una disciplina fatta solo di reishiki.
E' uno studio speciale sull'attitudine e su come essa possa influire sul mondo circostante.
Su come ciò che facciamo acquisti il sapore di come ci poniamo nel farlo.
Si chiama ChaDo.
La via del Te.
Un Te che prende l'aroma dello stato interiore del maestro che lo prepara...






5 commenti:

  1. Anche se preferisco di gran lunga la pizza ai cocktail, provo a dire la mia. Mi piace l'idea degli ingredienti che compongono l'Aikido, partendo dal reishiki io condivido appieno quanto hai scritto in questo primo articolo, permettimi però di aggiungere la sincerità di ogni singolo gesto, dal saluto iniziale a quello finale, ivi compreso tutto ciò che vi è tra l'uno e l'altro. Essere un uke sincero che attacca o cade perché "sente" veramente la presenza e l'efficacia di tori e viceversa, non risparmiando energie, senza distrazioni, senza timore per il grado o l'esperienza di colui che abbiamo di fronte. Sincerità, associabile in parte all'umiltà ma soprattutto alla coscienza (dal latino cum-scire=sapere insieme), questo completa il mio primo ingrediente NON segreto ;-)

    "Chi rafforza sincerità e coscienza, conoscerà il proprio cuore e il proprio spirito." (Zhuangzi)

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  2. Ottima Stefano! Grazie per il tuo contributo. Sei sempre interessante nei tuoi interventi!^_^

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  3. Presupposto, secondo me, di una disciplina che ricerchi l'armonia(non in se stessa, ma col resto del mondo) è non darsi un etichetta. Qualsiasi forma d'etichetta potrebbe lasciare fuori qualcuno o non essere compresa, o addirittura far perdere di vista l'obiettivo principale. No, non credo che l'etichetta (seppur solo interiore) possa fornire ingrediente utile all'identità dell'aikido.
    Sincerità, coscienza, fierezza, responsabilità e quant'altro sono solo presupposti imprescindibili se si vuol dire di "praticare" veramente qualsiasi cosa.

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  4. Molto interessante questa visione.
    Credo che se si pensa al reishiki come un filtro, tu abbia completamente ragione.
    Se esso può diventare,invece, uno strumento formativo, allora lo ritengo utile, per lo meno in una parte del percorso...
    Grazie dell'intervento!!!

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  5. Caro Fabio io non saprei dirti cosa sia l'Aikido in assoluto e cosa (quale o quali ingredienti) lo caratterizzi inequivocabilmente.
    Penso che l'aikido sia un idea e come tutte le idee venga caratterizzato da chi e come la persegue.
    Personalmente mi preoccupo solo che quel che faccio sia congruente con l'obiettivo che mi pongo.
    Per esempio non sono assolutamente interessato ad una grande "casa" dell'aikido, ne a formalizzare alcun tipo di carattere che sia immutabile.
    L'unico principio che mi sento di seguire è quello dell'armonia. Ma per trovarla ho bisogno di una situazione dove non ci sia in partenza e non sempre ci riesce di ottenerla. Si chiama allenamento, ma nell'allenamento bisogna supercompensare per migliorare e quindi dovrò trovare altri strumenti e occasioni per continuare. Io come te e come tanti altri ci si sbatte per trovare una strada, ma forse non esiste è solo un ideale.

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