3 aprile 2013

Il Terzo Ingrediente

Bene!
Oggi ho proprio voglia di raccontarvi il punto che, secondo me, è il più rappresentativo della nostra disciplina.


Quello che è difficile trovare altrove, per intenderci.
Quello che o lo accetti e ti ci riconosci, oppure è meglio che vai a fare un'altra cosa...

Sto parlando del Principio di Integrità.

Fondamentalmente esso descrive in maniera assoluta l'obiettivo dell'Aikido quale arte marziale:

"NON ESSERE FERITI".





Questo è quanto.

Non sto passando e chiudendo, non preoccupatevi, è soltanto che questa frase ha già in sè tutto il principio in questione.

In Aikido si mima il combattimento tra due persone  intelligenti.

Un pò come negli scacchi, "perde" colui che non può più muovere, non quello a cui vengono mangiati più pezzi, allo stesso modo in Aikido si cerca di non restare in pericolo, non lasciare aperture.









Non si cerca di ferire l'altro più di quanto lui ferisca te.





Si cerca di non essere feriti, punto.

Uke, il provocatore dell'azione, si muove per mettere Tori in pericolo.

Tori si muove per mettersi in sicurezza e rendere pericoloso per Uke continuare la provocazione.

Mescolare fin quando uno dei due non può più correggere la sua posizione...

Cosa comporta in termini di attitudine il principio di integrità?

La assoluta assenza di vendetta di tori, il cui scopo NON è quello di punire l'altro per aver attaccato, quanto quello di ristabilire una condizione di normalità, nella quale uke non può più rompere i cosiddetti.






Quindi, se per esempio durante l'azione uke si allontana, si chiude e respinge tori, questi considererà il gesto come la fine dell'attacco e un ristabilirsi della normalità.

Uke ovviamente può riattaccare, ma questo da vita solo ad una nuova situazione "anormale", da zero, con la sostanziale differenza che la seconda volta l'attaccante non gode più del vantaggio "effetto sorpresa".

La seconda volta non ha più un tempo di vantaggio...non è più lui a giocare coi bianchi sulla scacchiera.

Il Principio di integrità non si limita al rapporto attacco-difesa, ma invade aree di competenza spesso molto distanti tra loro.

Una delle prime cose che bisogna imparare quando si monta su un tatami è come non ferire sè stessi.




Che senso ha imparre ogni sottigliezza per sottrarci ad un attacco, quando il pericolo proviene dalla maniera sbagliata con  cui ci serviamo del nostro corpo??






La gestione della propria posizione e del movimento del corpo nello spazio va fatta tenendo presente cosa è fisiologico e cosa non lo è.

Purtroppo questa competenza non può essere improvvisata e serve un buon maestro per comprenderla a fondo.

Evitare di sovraccaricare la colonna, di eseguire sforzi a braccia tese, di spingere la rotazione delle ginocchia fuori misura, di cadere schiantando sul tatami, per esempio, sono ottimi punti di inizio.

Provate a dare un'occhiata alle regole di base di igiene sul lavoro e vi renderete conto di quante di quelle cose che l'ASL bolla come"MIODIOTISTAISPACCANDOLEARTICOLAZIONIDASOLO" facciamo regolarmente al dojo...








MA non basta.
Il principio di integrità si può estendere anche al sistema didattico.

Un insegnante è tenuto a costruire un sistema INTEGRO, ossia coerente co sè stesso.

Un pò come nel discorso sul RIAI, un sistema si definisce integro quando preserva i suoi principi al variare dei parametri.

Quando nella differenza iniziale tra due situazioni, si ricerca una soluzione comune e non una soluzione specifica per ogni variabile modificata.

Esempio tecnico maccheronico, ma che rende discretamente l'idea:

Se insegno a non torcere un polso in maniera innaturale su kotegaeshi, per non ledere l'articolazione al compagno e per non ferirlo gratuitamente, laddove il semplice disequilibrio è sufficiente a salvaguardare la mia integrità, il mio sistema è poco "integro" se su shihonage non mi comporto allo stesso modo, se su udekimenage spingo nel suo gomito o se baso il nikkyo unicamente sul dolore...

Il Principio di integrità cammina sottobraccio con quello di Armonia.
E come quelli che camminano troppo vicini, a volte inciampano uno nell'altro e fanno a cazzotti.







Ma di questo parleremo in un prossimo post...

Saluti,gente! ^_^
















4 commenti:

  1. Bene...
    su questo ingrediente ... concordo interamente.

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  2. Peccato...mi piace quando i tuoi punti di vista mi danno da pensare!^_^

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  3. Comune sentire è che 5+5 faccia 10.
    Ma ci scordiamo che 5+3+2=10 3+3+3+1=10 etc
    Tutti sono giusti e corretti...basta che ci capiamo sull'arrivare a ...10 e su cosa rappresenti.
    Quello che avviene di solito è lavorare su numeri che non permettano di arrivare a 10 o che magari fanno parte di altro ambito.
    Ps. per 10 intendo "la disciplina aikido"
    ps2 per altri ambiti intendo p.e. la storia o lo stesso reishiki. Cose utili sicuramente, importanti quanto si vuole per aiutarci ad inquadrare una disciplina...ma che non rappresentano ed identificano la stessa.

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  4. Intervengo con un' osservazione che nulla ha a che fare con l' argomento in questione, chiedo scusa in anticipo. E' che vedere una foto tratta da L' Aikido e la sfera dinamica mi ha riportato di colpo
    indietro nel tempo di almeno trent' anni.......non vorresti ricordare ai più giovani cosa sia stata (e che cosa sia ancora oggi) quella pubblicazione? per gli amanti dell' Aikido? ancora scusa per la divagazione ma al cuor non si comanda

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