e fagli mettere dei timbri. Tanti timbri. Tipo 3600 all'ora.
Fanno 60 al minuto....un timbro al secondo. Tutti precisi, tutti allineati nel loro spazietto circolare.
Si stanca, dite voi? Facciamone questione di soldi. Paghiamolo tanto che il gioco valga la candela, ed accetti di avere un braccio, uno solo, alla John Rambo.
Credetemi: lo farà.
Non solo: lo farà anche bene.
Ora prendete lo stesso tizio, ed assegnategli un compito meno pesante.
60 timbri all'ora. Un timbro al minuto, vi risparmio di contarli.
Più leggero ma con una condizione. SE il documento è a favore di una causa il timbro va a sinistra, SE è contrario, va a destra e SE è equilibrato, va al centro.
Tre variabili, tre possibilità casuali in una risma di 60 fogli.
Fidatevi di me, il nostro tizio andrà nel pallone.
Presto, molto presto, la mano, l'occhio ed il cervello cominceranno a litigare fra loro e un'ora non sarà più sufficiente per 60 miseri timbri.
Comprensibile: gli abbiamo dato un cocktail velenoso composto da tre ingredienti letali: un lavoro noioso, delle regole e la necessità di scegliere.
Come possiamo giocare su queste variabili per evitare di ammazzare di fatica o di dover licenziare il nostro uomo?
Semplice: O gli proponiamo un lavoro noioso, ma liscio come l'olio, OPPURE gli proponiamo un lavoro che lo costringa a riflettere, ma che allo stesso tempo sia stimolante e, perchè no, anche un pizzico divertente.
Lo so che avete capito già dove voglio arrivare...
Aikido: cosa se no?
Visualizziamone due aree didattiche ben distinte: Kata e Bunkai, ossia routine ed applicazioni.
Il Kata è la parte "passiva" dell'apprendimento. La ripetizione pedissequa del movimento è tesa a creare saggezza nella coscienza corporea di colui che lo allena.
Le qualità intrinseche del Kata si rivelano passo dopo passo strutturando il corpo del praticante, formandone l'apparato muscolare, condizionandone i movimenti e costruendone le geometrie.
L'importante è che scorra senza intoppi: tori ed uke sanno perfettamente cosa fare e quando farlo.
La testa serve solo all'inizio. Il suo compito finisce nel momento in cui abbiamo memorizzato la sequenza dei gesti, poi non le è chiesto nessun altro contributo.
Anzi: la sua partecipazione potrebbe addirittura compromettere l'efficacia dell'allenamento, perchè potrebbe impedire al messaggio di giungere in profondità, dove è necessario che stia.
Il Bunkai è la parte attiva. In essa si prospettano al praticante alcune possibilità, partendo dallo scenario studiato nel Kata.
In pratica prendiamo una routine e la arricchiamo con delle variabili.
Queste variabili, normalmente in numero crescente, obbligano il praticante a compiere delle scelte, in accordo con ciò che PUO' e non con ciò che VUOLE.
Ma allo stesso tempo lo fanno divertire.
Perchè che ci crediate o no, sorridere rilassa e la tensione è il peggior nemico dell'apprendimento.
Sostanzialmente deve decidere come giocare le sue carte, ma la sua giocata dipende comunque dalle carte che ha in mano....
La testa partecipa e sceglie in base a ciò che istinto, abilità e percezione gli consentono di fare.
L'obiettivo resta lo stesso, ma le strade per arrivarvi si moltiplicano, chiedendo al pilota di muoversi su quelle che di volta in volta trova libere.
Un pò come la musica, no?
Si studia uno spartito e se ne suonano le note a ripetizione. Finchè quelle note le suoni senza spartito, finchè, in qualche modo, DIVENTI quello spartito.
Allo stesso tempo cominci a sentire che quelle note possono muoversi fra i righi del pentagramma, che non sono proprio ASSOLUTAMENTE incasellate.
Cominci ad interpretarle, a liberarti del modello mantenendo la melodia.
E' ancora Kata, ma è un livello più profondo di Kata.
Ci si muove intorno ad un dictat, ma oscillando.
Eppure.....eppure secondo me non basta.
Ripetere, seppur interpretando, non significa creare.
E l'Arte è creazione, all'ultimo stadio.
E in musica questo significa applicare le conoscenze che il canovaccio ci ha creato...cominciando a "sentire" l'Armonia e a suonare improvvisando.
L'idea del Jazz, bravi...avete fatto i vostri compiti a casa.
Vero. Il risultato non è lo stesso. Ad un orecchio inesperto,anzi, questo potrebbe addirittura apparire come una performance deludente....
Ma l'esperto sente. Sente dietro la nota.....percepisce l'armonia.
Comprende come l'artista si entrato in quella armonia e come l'abbia fatta sua e l'abbia guidata.
E nella improvvisazione, addirittura, l'esperto rivede i semi della base, le note ripetute a canovaccio che gli hanno dato gli strumenti per poter improvvisare.
L'uno senza l'altro è incompleto.
Se timbri senza capire, mi basta un computer.
Se capisci senza timbrare sei un dipendente di troppo.
Se sei solo capace di ripetere a memoria uno spartito, non vali molto di più di un buon Ipod.
Se provi a fare Aikido senza base, sarai tristemente goffo ed impacciato.
Ma la base senza Aikido è veramente, ma VERAMENTE aberrante.
Parola di scout.
Questo tipo è Bobby McFerrin. E' un pezzo di Jazz vivente. Ma è un'icona perfetta per rappresentare lo spirito di AikidoVivo.
Cercate il suo nome su Wikipedia e capirete cosa voglio dire.
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