13 novembre 2011

Morihei, l'Irimitenkan ed il cappello di Indiana Jones

La prima cosa che si impara salendo su un tatami di Aikido, è notoriamente l'irimitenkan.
Ripetuto centinaia di volte.

E' uno di quei must che non puoi non avere.

Grossomodo come fare l'esame di anatomia a medicina, assaggiare il gelato fritto al ristorante cinese, capitare casualmente su un sito XXX cazzeggiando per la rete...




Accompagnato da tante bellissime didascalie, quali "l'Aikido è circolare!", "La sfera dinamica!" o ancora più pittorescamente, "Sparire e riapparire alle spalle dell'avversario!".

Per anni quindi, ci alleniamo nel perfezionare questo taisabaki, controllandone la simmetria, disegnando alla perfezione l'arco di 180 gradi, bilanciando costantemente la distribuzione dei pesi, forzando al massimo l'irimi per restare perfettamente in linea con l'attacco, e abbinando al tutto la corretta respirazione.

Qundo finalmente ci sentiamo cintura nera di irimitenkan, con un allenamento alle spalle tale da poter ruotare alla perfezione anche ad occhi chiusi, saliamo sul tatami on una freccia sempre incoccata al nostro arco.

Al primo che ci saluta, rispondiamo con un irimitenkan degno di una ballerina professionista!





Mi ricordo che per molto tempo ho considerato l'allenamento di I.T. in solitaria come il succo stesso della pratica dell'Aikido.

Ore ed ore passate a consumare piedi, ginocchia e tappeti di casa mia.

Un giorno, poi, il delitto supremo.

Leggendo un libro su O Sensei, mi capitò una frase nella quale si diceva che lui praticava O irimi, O tenkan, ma mai irimitenkan di seguito.

C'era scritto che questo taisabaki era stato introdotto a scopo formativo da suo figlio, e che molti dei suoi allievi lo avevano adottato come propedeutico di base.

Devo dire che se gli occhi non mi caddero sulla carta in quel frangente, difficilmente mi potranno cadere in futuro!





Non ho bisogno di raccontarvi che presi tutte e 25 videocassette su Morihei dalla nostra libreria e passai varie ore a spulciarle per ritrovare un Irimitenkan completo.

Niente. Nisba. Niet.Zero.

Così passai un lungo periodo della mia vita alla ricerca dell'Irimitenkan perduto.
Cappello e frusta a parte, ero una sorta di Indiana Jones dell'Aikido!




Cosa è venuto fuori?

Che effettivamente in azione è impossibile agire con un irimitenkan puro.
L'irimi sulla linea tiene tori esposto all'attacco per troppo tempo.
E non crea nessuno spazio entro cui portare uke in disequilibrio durante la rotazione.

E il tenkan completo, passa attraverso una serie di shikoku (angoli morti), senza utilizzarli, per terminare in linea col compagno, nell'unica posizione in cui anche uke rispetto a tori è in shikoku.





Guardando quei maestri che non hanno utilizzato l'irimitenkan come pilastro, essi si servono di un taisabaki simile in apparenza, ma molto molto differente in pratica.

Se fanno solo Irimi, è un movimento profondo e tagliente.
Se fanno solo tenkan, spostano l'uke nel punto in cui essi si trovavano prima di muoversi.
Quando però sembra che abbinino entrambi i movimenti, in realtà non fanno i rimi, ma semplicemente scambiano le gambe uscendo un minimo dalla linea dell'attacco.
Quando poi ruotano, si muovono sempre su mezze rotazioni, mai su piroette complete.





Sono vari anni che utilizzo questo sistema di movimento al posto del classico IT.

Trovo che le possibilità che esso offra nel creare instabilità nell'attaccante, e nel chiudere ogni apertura, siano praticamente infinite.

Me lo conferma,solitamente, la faccia del mio uke quando entriamo in connessione su yokomenuchi,per esempio...
E stressa molto meno i legamenti del ginocchio.





Ma il punto non è quanto sono bravi i maestroni, o quanto un movimento è migliore di un altro.
Piuttosto, quanto sia importante mettere in discussione anche ciò che è nelle premesse della pratica, per trovare soluzioni innovative, fisiologicamente migliori, più efficienti e naturali.

E per aprire nuovi orizzonti ad una disciplina che vive troppo spesso, diciamocelo, di luoghi comuni ed intoccabili preconcetti.



3 commenti:

  1. Ciao Fabio, è un sempre un piacere leggerti sul tuo blog. Condivido i tuoi punti di vista poichè sono stati anche i miei in tempi in cui questa visione dei fatti era considerata a dir poco "eresia". Avrai sicuramente sentito e visto Systema, arte marziale o sistema di combattimento russo, ma quanto Aikido c'è in Systema o viceversa? So di nomi blasonati dell'Aikido che hanno incluso questa disciplina nella loro pratica, tu cosa ne pensi?
    Gianni

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  2. Ciao Gianni!
    Ritengo il Systema un eccellente metodo marziale, che ha il coraggio di prendere dall'Aikido e fare quello che noi aikidoka abbiamo paura a toccare per non "offendere" le tradizioni.
    Tu che ne pensi?

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  3. Io sono rimasto affascinato dal Systema, per la sua apparente semplicità e per la quantità di Aikido che io riesco a scorgervi al suo interno. Credo che alla prima occasione andrò a "toccare con mano" per sentire sulla pelle il suo linguaggio. A mio parere può essere molto utile per uscire dagli schemi e vedere l'Aikido forse nei suoi aspetti più nascosti eppure così evidenti da non essere afferrati.

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