10 maggio 2011

Aggressore, amico mio

Nell'Aikido come nella vita, contorta ed ermetica è la figura del nostro partner: sappiamo per certo di averne bisogno, ma non sempre abbiamo capito qual'è il suo ruolo....

Il ruolo di uke in Aikido è soggetto a mille interpretazioni molto diverse l'una dall'altra.
Volendone definire gli estremi, si parte dalla MARIONETTA FURIBONDA, quello che ti assale senza pietà, rigido da rigor mortis,con la faccia seria ed incazzata,pieno di voglia di "realtà", ma castrato dal canovaccio di una coreografia dalla quale non riesce a liberarsi.




Estremo opposto è il "BUDINO FLACCIDO", quello che non sta in piedi da solo, tra lo stanco ed il malaticcio, sempre in bilico come uno yogurt su un windsurf, pronto a cadere a qualsiasi starnuto di Tori.





Fra i due eccessi, tutte le variazioni possibili...
Quale l'equilibrio? Cosa è giusto fare o non fare quando si attacca?
In assoluto, non lo so. Nel senso che non so se esista una definizione assoluta!
Posso dirvi come mi comporto io da uke e come mi piace si lavori quando insegno, però.

Innanzitutto chiariamo un punto: secondo me Uke è qualcuno CON cui fare pratica e non CONTRO cui applicare una tecnica.





Mi sembra scontato dire che la qualità migliore di un buon uke è essere presente a quello che sta succedendo in ogni istante....Non cadere se non serve e non resistere mentre si è scoperti.
Il suo compito è quello di aiutare a comprendere il movimento e non creare sterili impedimenti.
Mi spiego meglio. Avete presente quella credenza secondo la quale ogni tecnica è applicabile in ogni situazione? Balle.
Ogni tecnica ha uno spettro di possibilità entro il quale può essere applicata in maniera naturale ed istintiva.
Al di fuori di quello spettro, dice un mio caro amico, diventa "Fantaikido".



Uke è il primo che deve sapere quali sono i parametri da ricreare perchè si possa applicare quella tecnica e fare in modo da mantenere l'area di lavoro all'interno di quei parametri.

In questo modo Tori non allena soltanto la meccanica dell'azione. Allena anche i suoi sensi a percepire esattamente la situazione nella quale quei parametri si manifestano.

Esempio maccheronico: azioni periferiche, come Nikkyo, Sankyo o Kotegaeshi.
Se uke non mantiene vivo il contatto, tori penetra immediatamente dalla periferia al centro.
Se il parametro "contatto" è interesse di uke, lo strumento del contatto , il braccio, sarà un punto di applicazione naturale. Viceversa se il parametro contatto spetta a tori, lui lo prenderà dove è più efficace prenderlo: sul asse centrale di uke, entrando nello spettro di Iriminage, Kaitennage o Koshinage, per esempio.

Ovviamente differente è il discorso "Applicazioni". Uke in quel caso deve rispettare unicamente il principio di integrità e non lasciare aperture. E laddove non vi sono aperture qualsiasi azione è giusta.
Sta a Tori trovare la risposta appropriata...

In questa parte dell'allenamento mi piace pensare di non dover mai correggere il compagno: qualsiasi proposta marzialmente intelligente,per quanto inusuale merita una risposta aiki.

Seigo Yamaguchi Shihan diceva sovente "Waki ga nai, do de moi", "Se non ci si espone, tutto va bene!"



Questo alterna budino a marionetta. Un buon esempio di cosa io non farei mai....

1 commento:

  1. non credevo che Marco Berrì avesse un passato da marzialista... stupendo l'arrangiamento della colonna sonora di Rambo in chiave 70's :D

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