7 maggio 2011

Ikkyo, Nikkyo e Quaqquaraquà

Mi ricordo ancora l'immensa felicità di quando, da ragazzino, mi regalarono la prima chitarra.
Era uno strumento da quattro soldi, giusto giusto un pezzo di legno con sei corde, ma mentre tornavo a casa  mi sentivo già Santana, o Slow Hand Clapton....


Neanche entrai dalla porta che mi chiusi in camera a suonare: sgabellino da pub, gamba destra accavallata alla sinistra, unghie della mano destra già mezze cresciute e....
Niente di più. Giuro. Niente!
Per quanto mi agitassi, per quando mi dannassi a schiacciare tasti e vibrare corde, dalla mia chitarra veniva fuori poco meno che uno starnazzare d'anatre.....:(



Se non che, il giorno dopo, scesi a comprare il migliore dei libri per studiare da autodidatta.
Mi ricordo ancora che mi costò settimane di paghetta e parecchi sabati a casa, ma per la gioia che provai tornando a casa dalla libreria, ne valse davvero la pena.
Mi dedicai con tutto me stesso ad accordi, barrè ed arpeggi ed alla fine, dopo qualche giorno di allenamento, riuscii a suonare "La canzone del Sole", di Lucio Battisti. Un must per chiunque cominci ad imparare la chitarra....
Ricordo ancora la prima festa, in cui mi portai dietro il mio strumento, orgoglioso come un concertista, camminavo impugnando la mia fender come la spada di un samurai, girando tra gli invitati aspettando solo il momento buono per cominciare il mio show!



Così fu: "Le bionde trecce e gli occhi azzurri e poi.........." Fu un bel coro di 3 minuti.
Poi il mio sogno svanì come una nuvola di fumo non appena la ragazza di turno mi chiese "Ma la sai quella che fa "Nannannanae Nannananae"....
Probabilmente se mi avesse messo davanti gli accordi della canzone, qualcosa avrei anche improvvisato...Ma "Nannanae", era proprio chiedere troppo!

Cosa c'entra questo con l'Aikido? C'entra,c'entra.....ora mi spiego.
Più mi guardo in giro, più vedo gente che parla di tecniche pensando di parlare di Aikido.
Vedo Maestri improntare interi stages sul dettaglio di Ikkyo e sulla variazione di Shihonage...
Leggo sui forum gente che si minaccia di morte per sostenere la validità assoluta del proprio Sankyo e del proprio Iriminage a dispetto di quello dell'altro utente....
Mi imbatto in una serie di video su youtube, nei quali ognuno cerca di vendermi la sua verità, spiegandomi che il suo Nikkyo è migliore perchè il suo mignolo è in posizione dritta piuttosto che rovesciata e che il suo Aikido è "REAL" perchè le tecniche (sempre le tecniche!) le fa con un pugno prima del disequilibrio.





La chitarra serve per fare Musica, ma NON E' la Musica.
La tecnica serve per fare Aikido, ma NON E' Aikido.
Sono strumenti. Conoscerne il funzionamento è indispensabile, ma il virtuosismo non è l'arte.
Saper suonare "La canzone del Sole", non significa saper suonare.
Conoscere 4 forme su Katatedori Ikkyo, non significa saper applicare l'Aikido.





Suonare la chitarra non è mettere il barrè. E' come usi quel barrè quando serve.
Conoscere l'Aikido non è fare un movimento in un modo piuttosto che in un altro.
L'Aikido è come ti servi di quel movimento quando sei in azione col compagno.

E' per questo che oggi, quando mi spacciano per Applicazione solo un'ennesima coreografia, non posso fare a meno di sorridere...
Quando insegno applicazioni, il mio ruolo è proporre un problema con una serie di spunti.....E' l'allievo che deve "Applicare" le proprie conoscenze per venirne fuori.

Cosicchè ognuno trovi la propria verità, e non la mia.

Una verità mai definitiva ed assoluta, intendiamoci.
Ma una verità che giorno dopo giorno valga la pena di essere ritrovata.


Ah, a proposito....
Non ho mai più imparato a suonare la chitarra.
Ma non è detto che un giorno non ricomincerò!;)



Buon weekend

3 commenti:

  1. Qualche giorno addietro ho avuto modo di affrontare proprio questo argomento con il mio Maestro. Inizialmente avevo mal interpretato una frase che gli avevo già sentito ripetere diverse volte in allenamento " la tecnica è una sola e deve funzionare sempre". Questo per me significava grosso modo " c'è un solo modo di apllicare ykkio ed è questo". Poi però aggiungeva anche "c'è chi lo fa così, chi cosà..". La mia domanda, nella confusione di principiante era " ma allora, qual' è l'ykkio corretto?" Poche sere fa è emerso in tutta la sua evidenza un concetto che in realtà stava prendendo già forma in me, e proprio grazie al modo in cui il mio insegnante stava e sta impostando il lavoro nel dojo; in realtà ognuno deve scoprirpe la prppria verità e la tecnica la si deve adattare al momento presente, a quel preciso istante in cui "si pone un problema ( sottoforma di attacco) e sta a noi dare una soluzione ( sotto forma di tecnica applicata)". In questo credo, sta il concetto "la tencica deve funzionare sempre.." Le domande, così come gli attacchi, sono sempre giuste, ad esser sbagliata può esser invece la risposta.

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  2. D'accordo con te, Pierluigi.
    A volte ci sono confusioni dettate dal lessico.
    "Il principio è uno solo e deve essere sempre applicabile"; "La tecnica è la maniera di applicare quel principio in una determinata circostanza, ed è soggetta ad range di applicabilità dipendente da fattori non sempre controllabili".

    Ikkyo trasforma in mani nude il principio di Kesagiri. La tecnica più comune attraverso cui si manifesta è un'immobilizzazione con presa polso/gomito.
    Ma se uke ritira il braccio, non è detto che non possa diventare atemi!
    Un abbraccio e buona domenica

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  3. VALENTINO TRAVERSA SCRIVE

    "Era Hokusai, che diceva che il suo percorso, verso i 100 di vita, gli avrebbe permesso di rendere “viva” anche una singola linea, anche un singolo punto.
    Il togliere è l’essenza dell’oriente, lasciando alla fine lo spazio, vibrante di consapevolezza e respiro.
    Non entro nel merito del perché qualcuno insegni infinite varianti, ricordo solo l’essenza del Koryū: pratica lo stesso katà, fino a che quel katà scomparirà, la forma scomparirà, la mente ordinaria scomparirà.
    All’estremo questo è zazen, il katà più semplice di tutti.
    Il problema non è la tecnica, che giustamente tutti [e per primo senz'altro l'autore dell'articolo] riconoscono come mezzo indispensabile.
    Il problema è che inventare sempre nuove varianti è come intrappolare gli allievi; non appena riescono a liberarsi con la pratica, gli viene gettata una nuova rete addosso.
    Persi nei mille dettagli, quando mai riusciranno a trovare l’essenza?
    Col dito gli indichiamo la luna, poi, appena stanno per guardar su, gli diciamo e guarda quest’altro dito, con un colore diverso, e quest’altro che ha l’unghia un più lunga, ed infine questo, più piccolo degli altri e così via.
    Alla fine avremo solo dei collezionisti [e questa tecnica ce l'hai, e quest'altra?], che si trascinano sempre appresso un enorme sacco pieno di tante cose, camminando piegati e piagati sotto il suo peso, guardando sempre in giro per trovare qualcosa di nuovo da aggiungere nel sacco.
    E’ il coltivare questo tipo di atteggiamento, che mi sembra davvero un peccato, considerando quanto è corta la nostra vita, parafrasando, se incontri la variazione tecnica per strada, uccidila! [prima che ti salti addosso!)"

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