23 maggio 2011

Papillon, i Rodei e gli Osae Waza

Quando si parla di immobilizzare qualcuno, la mente salta subito all'immagine delle manette, della gogna, di una palla al piede o per lo meno di un misero cappio al collo...
Qualcosa, insomma, che blocchi il mascalzone di turno e gli impedisca letteralmente qualunque movimento.
L'idea di forzare il vincolo,poi, non verrebbe in mente a nessuno: il dolore alle braccia, al piede o al collo sarebbe quantomeno debilitante e sconsigliato alla salute.

Ecco come nel nostro immaginario ricco di icone da Papillon al primo Saw, da Kunta Kinte all'ultimo,claustrofobico, Buried ( si, lo so, sono un cinemaniaco.....meglio che un maniaco al cinema, però!) splende vividamente la figura dell'immobilizzato.
Sicchè,con lo stesso sorriso beffardo ed impunito di un carceriere o del Tenente dei Carabinieri, per restare in ambito "ollivudiano", aprocciamo al nostro Uke quando l'insegnante ci chiede un OSAE.

Ma cosa vedono gli occhi dell'insegnante, mentre davanti a quelli dei vari Tori riecheggiano epiche scene da cinema??
Una marea di personaggi, con gli sguardi più o meno assenti che, afferrato il braccio del malcapitato di turno, ad ogni costo cercano di tenerlo fermo, più o meno come un cowboy tiene fermo il toro ad un rodeo,  strattonando a più non posso le povere articolazioni gentilmente offerte dal compagno, che il più delle volte, si prodigano in maledizioni tra una richiesta e l'altra di pietà.

Vi assicuro che ad oggi, la "Sciatalgia del Dopoikkyo" ed il "Gomito del Nikkyatore" assurgono giorno dopo giorno alla dignità di patologia professionale, per noi fisioterapisti!!

Fermo restante che le scuole di pensiero sono varie e variegate e che non è mia intenzione, in questa sede, fermare coloro i quali godono, in una branca di nicchia dei percorsi SadoMaso, a nikkyare ed a nikkyarsi invocando il Dio dolore, lasciatemi spiegare cosa intendo io per Osae Waza.

Le tecniche di Aikido sono costruite in modo da minare costantemente la struttura fisica (o psico-fisica, in certi casi) di uke.
Cosa vuol dire questo?
Semplicemente che ciò che compone la struttura, ossia Postura, Peso e Respirazione, viene del tutto disorganizzato, in maniera tale che non sia più possibile costruire un attacco pericoloso.
Ovvio che uke proverà a ricostruire la propria struttura, per non perdere il proprio equilibrio e per cercare una nuova possibilità di attacco!
Quì entra in gioco l'Aiki.
Il novizio ( o il sadomaso!!) proverà a tutti i costi a forzare la posizione di uke perchè resti dov'è, nella scomoda ed inefficace situazione destrutturata.
L'esperto, segue il movimento di uke passo passo, adattando la sua posizione e guidando i movimenti di recupero, affinchè la struttura resti sempre disorganizzata.
Da ciò, è evidente che un kamae ancorato al suolo non ha la capacità di adattamento di una posizione  carica, ma allo stesso tempo naturale e dinamica.

In genere, quando si agisce su questo meccanismo, il compagno ride.
Quando si cerca (senza speranza, nella stragrande maggioranza dei casi) di forzarlo, quantomeno si intristisce.

Che diciamoci la verità, è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno, alla sera, dopo una giornata di lavoro!

Che dite? Fa paura lasciare al compagno la possibilità di muoversi? Fa paura dover cambiare costantemente una condizione che avevamo raggiunto a fatica e che ci dava sicurezza?
Si chiama evoluzione. E si chiama rispetto della libertà dell'altro, secondo me.

E il dolore, mi direte? Arriva da solo, quando uke cerca di attaccare direttamente dal controllo.
Nikkyo, Sankyo, Yonkyo....Agiscono come un antifurto e scattano AUTONOMAMENTE nonappena il compagno forza contro di noi, senza ricomporre la propria posizione.

Come dire "Aspetta sull'argine del fiume il cadavere del tuo nemico"......o come amo ripetermi sempre : "In natura non sopravvive il più forte. In natura sopravvive quello che si adatta meglio!"


5 commenti:

  1. Tutti i tuoi articoli sono molto belli, ma...mi sembrano tutte parole che ho già sentito da qualche parte...

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  2. Lieto che ti piacciano, e mi chiedo: dove hai sentito parole simili?
    Se al'interno del nostro gruppo, è comprensibile....sono anni che si trattano questi temi.
    Se al di fuori, invece, mi piacerebbe conoscere qualcun altro che la vede come noi!!!^__^
    Un saluto!
    FB

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  3. ciao maestro, forse io posso essere ascritto nella categoria dei sadici o masochisti a seconda se sono tori o uke :D . dico forse perché non mi piace fare male né subire dolore a tutti i costi, solo che certe volte quando si ha a che fare con uke che ti conoscono da tempo e si è cresciuti insieme ci sono due "inconvenienti":

    1) sa come assecondare
    2) ha i legamenti sciolti

    questo è ottimo, però alle volte ci si ritrova a pensare "e se lo facessi ad una persona che non sa assecondare e che non è sciolto? cosa succederebbe? che effetto avrebbe la mia applicazione? riuscirei davvero a controllarlo o sarebbe in grado di resistere ed abboffarmi di paccheri (permettimi la licenza poetica :D)?"

    questo porta l'uke a cercare id ricreare quanto più possibile un attacco reale e il tori a difendersi un pò più seriamente.

    dove sbaglio?

    grazie mille maestro, un abbraccio
    ale

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  4. Come sempre posso provare a passarti il mio punto di vista, ma si tratta del MIO punto di vista, non della realtà assoluta!
    Io credo che in laboratorio non si abbiamo tantissime possibilità di ricreare la realtà.
    Ci sono dei parametri sui quali non abbiamo nessun controllo e che possono essere completamente diversi da situazione in situazione.
    Uno di questi è il dolore. Il dolore è soggettivo e subordinato al momento, per definizione.
    Mi spiego meglio: per noi che siamo abituati ad allenamenti sul contatto, intendo proprio la sensazione di toccare e di essere toccati fisicamente, una stretta di mano o una pacca sulla spalla data ad un'amica, potrebbe essere per le dolorosa.
    A noi può sembrare assurdo, perchè siamo abituati a molto di peggio, eppure lei si fa male.
    D'altra parte, la stessa ragazza è capace di sopportare un dolore che per noi è impensabile, al momento del parto!
    Dunque il contesto fa assolutamente la differenza e la reazione al dolore può essere imprevedibile.
    Per me, preso atto di questo, l'idea di fermare l'attaccante facendogli male lascia molto il tempo che trova.
    Preferisco concentrarmi su parametri più oggettivi, che sono scientificamente e biomeccanicamente ridondanti.
    Per esempio l'equilibrio...La forza di gravità e la sua attività sulle strutture non dipende nè dal momento nè dagli stati d'animo, ma si ripete secondo specifici principi in maniera sempre coerente...
    Nel nostro esempio, laddove un uke si muove "mimando" una risposta al dolore, quella risposta potrebbe non essere quella reale.
    Al contrario, laddove frana nella sua posizione e disorganizza completamente il suo equilibrio, puoi stare certo che in qualunque situazione un'azione analoga causerà una risposta simile.
    Può variare il disordine della struttura....Il più pesante crollerà come una valanga mentre il più agile cercherà di "restare a cavallo" dello squilibrio, ma in nessun caso potrà ignorare il tuo movimento!
    un saluto!

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  5. Il problema è sempre lo stesso, se si fa nikyo si fa male, se si facesse aikinikyo non ce ne sarebbe bisogno.

    Si bara per non ammettere che l'aiki è cosa difficile. E che comunque non sempre riuscirebbe anche essendo Ueshiba O Sensei.

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